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Terza udienza in Corte d’Assise a Terni per il processo ai 4 spoletini accusati di aver formato una cellula terroristica. Riceviamo e pubblichiamo un commento del Comitato 23 ottobre. PROCESSO BRUSWOOD: CROLLA PARTE CONSISTENTE DEL CASTELLO ACCUSATORIO La terza udienza che si è svolta oggi in Corte d’Assise a Terni, durante il processo che vede vittime 4 giovani spoletini che hanno pagato fino ad un anno di carcere e custodia cautelare il prezzo di questa che abbiamo sempre giudicato un teorema basato su interpretazioni senza prova alcuna, ha visto aggiungersi clamorosi colpi di scena, paradossalmente proprio dai testimoni dell’Accusa. 1. Per quanto riguarda il capo B), l’incendio di un cantiere a Colle San Tommaso, non possiamo non segnalare un notizia sorprendente, grave e inattesa: il giornale Il Vicenza come prova non è mai esistito! Ricordiamo che l’unico indizio a danno di Fabiani e Dinucci, accusati di quell’episodio, è di essersi recati a Vicenza, insieme ad altri centinaia di umbri e decine di spoletini, ad una manifestazione il 17 febbraio 2007 e che poi un quotidiano locale di Vicenza sarebbe stato utilizzato per appiccare le fiamme un mese dopo (stupidi questi terroristi!). Ora questo indizio del tutto irrilevante si è mostrato per ciò che era: un’ invenzione. Già nella precedente udienza del 28 aprile uno dei carabinieri interrogati aveva dichiarato che il giornale utilizzato era irriconoscibile in quanto quasi completamente combusto, ma che successivamente qualche suo superiore aveva trovato fra le pagine bruciacchiate un numero di telefono ricollegabile a quello della redazione vicentina. Ora questo carabiniere non è stato ancora sentito, le pagine bruciate non sono state mostrate, quel numero non è stato fornito e nessuno dei difensori ha potuto controllarlo. Ma in ogni caso ciò non dimostra nulla. Se prendiamo, ad esempio, il Corriere dell’Umbria troviamo oltre al numero della redazione di Spoleto, Foligno, Perugia, Terni, Orvieto, Città di Castello, anche quella di Arezzo, Pisa, Livorno, Viterbo, Rieti…chi ci dice che quello fosse davvero un giornale acquistato a Vicenza? In secondo luogo, chi ci dice che fosse stato acquistato proprio il 17 febbraio? Per due anni è stato scritto che il giornale vicentino era del 17 febbraio e che quel giorno solo Fabiani e Dinucci erano a Vicenza (cosa evidentemente falsa dato che c’erano 100mila persone, fra cui decine di spoletini). Ora scopriamo che il giornale “probabilmente” era di Vicenza, ma le prove di questa “probabilità” non sono state mostrate, ma soprattutto scopriamo che non è vero che il giornale fosse del 17 febbraio e che questo mostrerebbe le responsabilità degli imputati, ma al contrario proprio perché i “principali sospettati” (in termini semplici: i ragazzi predestinati alla parte dei colpevoli) erano a Vicenza il 17 allora è stato dedotto 8 con un ragionamento assolutamente apodittico ) che quel giornale altro non poteva essere che del 17. Questa notizia estremamente grave era già emersa durante la seconda udienza. Oggi le cose si sono ulteriormente chiarite nella loro gravità : tutti i testimoni dell’Accusa nel ricostruire l’episodio non hanno fatto cenno a quel giornale, a nulla sono valsi i tentativi del PM di “cercare” le risposte o di “ricordare” che mancava qualcosa, nessuno si è ricordato di nulla. Di più, ognuno dei testi ha fornito dichiarazioni molto diverse da quelle raccolte nell’immediato dai Carabinieri. Ancora di più, i verbali redatti dai carabinieri sono praticamente identici tra loro, cambia solo la firma che hanno fatto apporre ai testi sentiti oggi. E’ evidente che non potevano ricordare, i carabinieri credendo in un primo momento si trattasse di una stupidaggine (come tutti credono ancora a Spoleto) e non di “terrorismo” probabilmente avranno fatto firmare dei moduli scritti prima che non potevano corrispondere alle dichiarazioni esatte! 2. Per quanto riguarda il capo D), l’incendio dell’Ecomostro di via della Posterna, lo stesso dove i Vigili del Fuoco hanno detto che probabilmente non è di origine dolosa e lo stesso dove circa una decina di persone hanno visto Fabiani, l’unico imputato per quel reato, dalla parte opposta di Spoleto, ebbene è stato sentito un responsabile della ditta e ha dichiarato che il danno era così lieve da non aver fatto nemmeno la denuncia! 3. Per quanto riguarda la lettera ricevuta dalla Lorenzetti, in un primo momento scomparsa, sembra sia stata ritrovata. Dobbiamo, a tal proposito, rettificare alcuni articoli comparsi sui giornali secondo i quali gli avvocati difensori si sarebbero opposti a fare gli esami su quella busta. Non è assolutamente vero, i difensori sapendo di non avere da temere nulla sono stati gli unici a chiedere che tali esami venissero fatti, mentre il PM rispondeva, forse per prendere tempo e cercare questa maledetta busta, che ciò era inutile perché essi comunque erano negativi. Incredibile che alcuni giornali, fra questi la pagina regionale del Corriere dell’Umbria, avessero dichiarato proprio l’esatto contrario. Chi avesse capito male, siamo convinti oggi correggerà il tiro, dato che è stata la stessa PM a ripetere per la seconda volta in due udienze. che ogni esame (DNA, impronte, ecc) era inutile perché lo avevano già fatto loro con esito negativo. Finalmente la lettera è stata ritrovata, è stata mostrata e tutti hanno potuto notare che vi fosse scritto un “8” e un altro “8”, questo può voler dire solo una cosa, 8 agosto e non 17 agosto, come sostenuto dai ROS. Quindi prima dell’intercettazione del 15, del “regalo” che Dinucci ha dato a Fabiani, che per i ROS in codice voleva dire “pallottole”. Fabiani l’8 ricordiamo era in Puglia. Oggi è stata una giornata molto importante per ristabilire la verità:1) non c’era nessun giornale di Vicenza presso Colle San Tommaso, 2) I danni all’Ecomostro, che dalle documentazioni dei VVFF erano già emersi come probabile conseguenza di un’autocombustione, erano anche talmente insignificanti da non aver dato luogo neanche ad una denuncia, 3) nella lettera alla Lorenzetti non ci sono le impronte e la busta che la conteneva insieme a due pallottole è partita prima che queste pallottole venissero consegnate secondo l’ipotesi accusatoria e quando uno degli imputati era fuori regione. C’e n’è abbastanza per scrivere la sesta parte della Controinchiesta e soprattutto per capire come funziona la ricerca dei “colpevoli” nella giustizia italiana. 1. Per quanto riguarda il capo B), l’incendio di un cantiere a Colle San Tommaso, non possiamo non segnalare un notizia sorprendente, grave e inattesa: il giornale Il Vicenza come prova non è mai esistito! Ricordiamo che l’unico indizio a danno di Fabiani e Dinucci, accusati di quell’episodio, è di essersi recati a Vicenza, insieme ad altri centinaia di umbri e decine di spoletini, ad una manifestazione il 17 febbraio 2007 e che poi un quotidiano locale di Vicenza sarebbe stato utilizzato per appiccare le fiamme un mese dopo (stupidi questi terroristi!). Ora questo indizio del tutto irrilevante si è mostrato per ciò che era: un’ invenzione. Già nella precedente udienza del 28 aprile uno dei carabinieri interrogati aveva dichiarato che il giornale utilizzato era irriconoscibile in quanto quasi completamente combusto, ma che successivamente qualche suo superiore aveva trovato fra le pagine bruciacchiate un numero di telefono ricollegabile a quello della redazione vicentina. Ora questo carabiniere non è stato ancora sentito, le pagine bruciate non sono state mostrate, quel numero non è stato fornito e nessuno dei difensori ha potuto controllarlo. Ma in ogni caso ciò non dimostra nulla. Se prendiamo, ad esempio, il Corriere dell’Umbria troviamo oltre al numero della redazione di Spoleto, Foligno, Perugia, Terni, Orvieto, Città di Castello, anche quella di Arezzo, Pisa, Livorno, Viterbo, Rieti…chi ci dice che quello fosse davvero un giornale acquistato a Vicenza? In secondo luogo, chi ci dice che fosse stato acquistato proprio il 17 febbraio? Per due anni è stato scritto che il giornale vicentino era del 17 febbraio e che quel giorno solo Fabiani e Dinucci erano a Vicenza (cosa evidentemente falsa dato che c’erano 100mila persone, fra cui decine di spoletini). Ora scopriamo che il giornale “probabilmente” era di Vicenza, ma le prove di questa “probabilità” non sono state mostrate, ma soprattutto scopriamo che non è vero che il giornale fosse del 17 febbraio e che questo mostrerebbe le responsabilità degli imputati, ma al contrario proprio perché i “principali sospettati” (in termini semplici: i ragazzi predestinati alla parte dei colpevoli) erano a Vicenza il 17 allora è stato dedotto 8 con un ragionamento assolutamente apodittico ) che quel giornale altro non poteva essere che del 17. Questa notizia estremamente grave era già emersa durante la seconda udienza. Oggi le cose si sono ulteriormente chiarite nella loro gravità : tutti i testimoni dell’Accusa nel ricostruire l’episodio non hanno fatto cenno a quel giornale, a nulla sono valsi i tentativi del PM di “cercare” le risposte o di “ricordare” che mancava qualcosa, nessuno si è ricordato di nulla. Di più, ognuno dei testi ha fornito dichiarazioni molto diverse da quelle raccolte nell’immediato dai Carabinieri. Ancora di più, i verbali redatti dai carabinieri sono praticamente identici tra loro, cambia solo la firma che hanno fatto apporre ai testi sentiti oggi. E’ evidente che non potevano ricordare, i carabinieri credendo in un primo momento si trattasse di una stupidaggine (come tutti credono ancora a Spoleto) e non di “terrorismo” probabilmente avranno fatto firmare dei moduli scritti prima che non potevano corrispondere alle dichiarazioni esatte! 2. Per quanto riguarda il capo D), l’incendio dell’Ecomostro di via della Posterna, lo stesso dove i Vigili del Fuoco hanno detto che probabilmente non è di origine dolosa e lo stesso dove circa una decina di persone hanno visto Fabiani, l’unico imputato per quel reato, dalla parte opposta di Spoleto, ebbene è stato sentito un responsabile della ditta e ha dichiarato che il danno era così lieve da non aver fatto nemmeno la denuncia! 3. Per quanto riguarda la lettera ricevuta dalla Lorenzetti, in un primo momento scomparsa, sembra sia stata ritrovata. Dobbiamo, a tal proposito, rettificare alcuni articoli comparsi sui giornali secondo i quali gli avvocati difensori si sarebbero opposti a fare gli esami su quella busta. Non è assolutamente vero, i difensori sapendo di non avere da temere nulla sono stati gli unici a chiedere che tali esami venissero fatti, mentre il PM rispondeva, forse per prendere tempo e cercare questa maledetta busta, che ciò era inutile perché essi comunque erano negativi. Incredibile che alcuni giornali, fra questi la pagina regionale del Corriere dell’Umbria, avessero dichiarato proprio l’esatto contrario. Chi avesse capito male, siamo convinti oggi correggerà il tiro, dato che è stata la stessa PM a ripetere per la seconda volta in due udienze. che ogni esame (DNA, impronte, ecc) era inutile perché lo avevano già fatto loro con esito negativo. Finalmente la lettera è stata ritrovata, è stata mostrata e tutti hanno potuto notare che vi fosse scritto un “8” e un altro “8”, questo può voler dire solo una cosa, 8 agosto e non 17 agosto, come sostenuto dai ROS. Quindi prima dell’intercettazione del 15, del “regalo” che Dinucci ha dato a Fabiani, che per i ROS in codice voleva dire “pallottole”. Fabiani l’8 ricordiamo era in Puglia. Oggi è stata una giornata molto importante per ristabilire la verità:1) non c’era nessun giornale di Vicenza presso Colle San Tommaso, 2) I danni all’Ecomostro, che dalle documentazioni dei VVFF erano già emersi come probabile conseguenza di un’autocombustione, erano anche talmente insignificanti da non aver dato luogo neanche ad una denuncia, 3) nella lettera alla Lorenzetti non ci sono le impronte e la busta che la conteneva insieme a due pallottole è partita prima che queste pallottole venissero consegnate secondo l’ipotesi accusatoria e quando uno degli imputati era fuori regione. C’e n’è abbastanza per scrivere la sesta parte della Controinchiesta e soprattutto per capire come funziona la ricerca dei “colpevoli” nella giustizia italiana. Condividi