di Nicola Bossi
"Il Dna non è come il polline che si può posare da per tutto": con questa frase ad effetto il direttore della Polizia Scientifica Alberto Intini ha smentito categoricamente che oggetti e scena del delitto possa essere stata contaminata, come invece ha sempre sostenuto le difese degli indagati Amanda Knox e Raffaele Sollecito, presenti in aula per la nuova udienza del processo. Intini ha spiegato che "il Dna è una proteina che sta all'interno di una cellulla"
"In questa indagine - ha spiegato in aula il funzionario - non abbiamo trovato una sola impronta digitale o di calzari ma nemmeno un profilo genetico riferibile a chi operato o elementi non identificati. E' un dato oggettivo che testimonia come la scientifica abbia lavorato con il massimo scrupolo. Inoltre gli esperti intervengono sempre con tute e altri accorgimenti per ridurre il più possibile l'inquinamento della scena del crimine, ma eliminarlo è praticamente impossibile".
Intini ha spiegato che grazie ad un particolare strumento è stato possibile per gli agenti "esaminare 10, 100, 1.000 volte al computer la scena". Il funzionario però, su domanda della difesa di Sollecito, ha spiegato con una contaminazione non può essere mai esclusa anche se possibile solo "in via del tutto astratta ma finche' non si dimostra che ci sia stata non c'è".
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