Le Regioni lungo la dorsale appenninica sono quelle a piu' alto rischio sismico secondo la piu' recente mappa di pericolosita' sismica messa a punto dall'Istituto nazionale di geofisioca e vulcanologia (Ingv). Ma nonostamte la mappa sia stata recepita dal 2006, ad oggi sono solo tre le Regioni che si sono adeguate alla nuova mappatura: si tratta di Molise, Toscana e Veneto. A fare il punto e' il sismologo dell' Ingv Carlo Meletti, tra gli esperti che hanno elaborato la nuova mappa. Ed un altro dato salta agli occhi: sulla base della mappa, definita MPS04, alcune zone in precedenza considerate di livello 2, dovrebbero invece rientrare nel livello 1 di massima pericolosità. Ma, nella maggioranza dei casi, un adeguamento in tal senso non e' stato ancora effettuato dalle Regioni. In pratica, spiega Meletti, ''tutta l'area appenninica e' ad alto pericolo sismico e le Regioni a maggiore rischio sono Umbria, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia orientale e Friuli Venezia Giulia''. Gia' nel 2006, la mappatura Ingv, sottoliena il sismologo, ''e' stata recepita con un'ordinanza di Protezione civile.
In pratica, la MPS04 e' diventata da allora la mappa di riferimento per la pericolosita' sismica in Italia e le Regioni potevano da quella data aggiornare le proprie zone sismiche basandosi sulla nuova mappa''. Ma a farlo sono state, appunto, solo in tre. la mappa di pericolosita' sismica MPS04 e le mappe regionali, afferma l'Istituto, ''definiscono con chiarezza le aree dove ci si possono aspettare scuotimenti forti, anche da subito; in quanto tali possono e devono essere considerate come strumenti di previsione''. In altri termini, anche se ''non forniscono indicazioni temporali, queste mappe - avverte l'Ingv - possono e debbono essere utilizzate per definire priorita' di adeguamento sismico degli edifici e guidare interventi di preparazione al terremoto''.
Infatti, e' il monito dei sismologi Ingv, ''il ritardo con cui vengono adottate le nuove zone sismiche, unitamente a inadempienze, frodi e condoni, non fanno che aumentare il deficit di sicurezza a livello nazionale''. Senza dimenticare, concludono gli esperti, che una quota non trascurabile di questo deficit e' nascosta anche nelle zone a bassa pericolosita', proprio per il fatto che in tali zone non e' mai stata adottata in passato alcuna nozione di protezione antisismica.
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