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Finanziava, con false firme, dei prestiti speciali per persone che rischiavano di finire in mano all'usura, e poi incassava con una società di recupero crediti - non autorizzata - le rate senza però restituirle alla Fondazione anti-usura dell'Umbria finanziata denari pubblici. E' questa la conclusione dell'indagine portata avanti dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Perugia sulle irregolarità nella gestione dei fondi affidati alla “Fondazione Umbra Contro l’Usura”. Nell’ambito di questa stessa operazione, nota sotto il nome di “FIDES”, nel luglio 2008 le Fiamme Gialle avevano tratto in arresto C.P., la ragioniera cui erano state ricondotte numerose illiceità per aver negoziato su conti correnti personali o ad essa riconducibili assegni per quasi 900mila euro, tutti soldi provenienti dagli ignari assistiti della Fondazione che ritenevano di aver trovato nella professionista un sicuro punto di riferimento per arginare le proprie difficoltà economiche. Gli ulteriori sviluppi investigativi, basati sulla copiosa documentazione bancaria acquisita o sequestrata in occasione delle perquisizioni svolte lo scorso anno, portavano ad appurare ulteriori e ancor più precisi elementi di riscontro in merito alle irregolarità già delineate a suo tempo. Le indagini hanno però portato alla luce anche un altro ed ulteriore aspetto, a riprova dell’articolato e perverso meccanismo fraudolento posto in essere all’ombra della Fondazione. Nel marzo 2008, infatti, la citata ragioniera aveva creato una vera e propria società di recupero crediti, formalmente amministrata da un sua amica strettissima, R.S. di Perugia, e sostanzialmente gestita con l’aiuto di un’altra collaboratrice della ragioniera, R.R. di Perugia. Questa società, fingendo di agire in nome e per conto della Fondazione attraverso la sistematica falsificazione dei relativi mandati e delle firme del Presidente pro-tempore, riscuoteva le rate di rimborso dei finanziamenti concessi agli assistiti e, anziché riversare le somme sui conti della Fondazione, tratteneva il tutto a vantaggio della società stessa e delle sue tre “socie”. In tal modo gli assistiti, che erano stati indotti a rivolgersi a quella società dalla stessa consulente contabile della Fondazione, erano convinti di onorare tranquillamente il debito a suo tempo contratto. Le due collaboratrici sono state denunciate a piede libero per concorso in peculato, mentre la società di recupero crediti ha cessato la propria attività sul finire del 2008. Con queste due denunce si chiude l’operazione “FIDES”, iniziata nel settembre 2007. Oltre al deferimento all’A.G. di Firenze delle tre persone citate, la Guardia di Finanza ha posto sotto sequestro preventivo beni immobili, mobili e quote societarie per quasi tre milioni di euro, a garanzia di un eventuale futuro recupero dei proventi delle illecite attività. Condividi