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di Isabella Rossi Il PM Giuseppe Petrazzini ha richiesto il rinvio a giudizio per l’agente in servizio a Capanne nel braccio del penitenziario dove era rinchiuso Aldo Bianzino. Il falegname di 44 anni venne prelevato il 18 ottobre 2007 dalla sua abitazione a Pietralunga, dove vennero trovate delle piantine di canapa indiana e portato nel carcere di Capanne. Due giorni dopo venne trovato morto nella sua cella. A seguito di una perizia che ne stabiliva la morte "naturale" per aneurisma celebrale ci fu l'archiviazione del caso. Per la famiglia di Aldo le circostanze della morte, rimanevano tuttavia oscure. Secondo la perizia del medico-legale, Giuseppe Fortuni, consulente delle difesa, la morte fu dovuta ad un "violento trauma addominale da schiacciamento con conseguente lacerazione epatica, crisi ipertensiva arteriosa correlata alla sintomatologia dolorosa e alla paura con conseguente reazione adrenergica e successiva rottura di una sacca aneurismatica di una vaso arterioso cerebrale". La lesione al fegato, che ne provocò il distaccamento, avvenne secondo il professor Fortuni, quando Aldo era ancora in vita. Il caso è stato riaperto a luglio dello scorso anno per l'accoglimento delle richieste della difesa da parte del gip Massimo Ricciarelli. Tre sono le imputazioni a carico della guardia carceraria di Capanne: omissione di soccorso, omissione di atti d’ufficio e falso commesso da pubblico ufficiale. Il Gip Marina De Robertis ha fissato l’udienza per il prossimo 1° aprile. La guardia carceraria è difesa dall’avvocato Daniela Paccoi. Condividi