fererro-nuova.JPEG
Lavorare meno, lavorare tutti. Finchè almeno la crisi non rientrerà nel suo alveo. La proposta porta la firma del premier tedesco Angela Merkel che poi è stata ripresa direttamente dal Governo Berlusconi che sta lavorando a questa ipotesi. L'idea piace anche al segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, che da tempo tramite il Pd aveva proposta questa ricetta salva-posti di lavoro. «Mi sembra una ottima idea - spiega al Corriere -perché mantiene il rapporto di lavoro, riduce a tutti l'orario ed evita l'emarginazione e i licenziamenti perché nessuno deve essere lasciato solo. Non siamo in sintonia con il cavaliere, ma in realtà è lui che è d'accordo con noi perché Rifondazione ha sempre sostenuto la riduzione dell'orario di lavoro, la cassa integrazione a rotazione e altri strumenti di solidarietà. Sì alla Merkel ma con qualche aggiustamento». Quale? «La struttura produttiva italiana è fatta di piccolissime imprese, con una media di 3 dipendenti, che sono quelle destinate a essere le più colpite. Bisognerebbe quindi estendere il provvedimento anche a loro, anche alle partite Iva, anche ai garzoni. E questo per due motivi: non si disgrega il tessuto sociale e si attua una manovra anticiclica per difendere i salari e non comprimere i consumi ». Significa avere risorse molto maggiori. E dove si prendono? «Per reperire i soldi qualche ricetta ce l'avrei. Primo: rimettere la tassa di successione e introdurre una patrimoniale sopra i 500 mila euro. Secondo: aumentare le aliquote fiscali al di sopra dei 100 mila euro annui di imponibile. In Danimarca sono al 60% e non vedo perché da noi non possano arrivare al 50%. E poi ancora: portare le imposte sulle rendite finanziarie al 20% per valori sopra 200-300 mila euro e tagliare le spese militari. Senza contare l'evasione che questo governo sta di nuovo coltivando. In sintesi, le risorse ci sono eccome, sono solo mal distribuite ». Sempre in zona Pd, secondo lei la questione morale viene affrontata in modo corretto o no? «Direi che non viene affrontato il centro della questione che è il fallimento delle misure messe in campo per arginare il fenomeno Mani pulite e Tangentopoli dal 1993 in poi. Da lì se ne uscì dicendo che il pubblico è una schifezza e bisogna puntare sul privato. Ma le mazzette o i favori che vengono fuori adesso sono proprio nel privato e negli appalti in outsourcing. Veltroni ha un bel dire basta con i capobastone, ma ogni collegio uninominale ne ha uno». Condividi