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di Isabella Rossi In un freddo pomeriggio domenicale, ai margini di piazza Italia, alcuni esponenti di comitati umbri impegnati in battaglie per l'ambiente hanno accolto passanti e turisti giunti nel capolougo umbro per il ponte dell'Immacolata. Su neanche due metri di suolo pubblico un tavolo carico di pesanti pacchetti rossi scrupolosamente etichettati. Dall'acqua pubblica agli impianti di biodigestioni, dall'acquedotto di Scheggino agli studenti dell'Onda perugina. Ed ancora il Pollificio di Porchiano, i Pendolari, le Mura di Amelia, le Cave Orvietane, la Necropoli etrusca di Strozzacapponi e i Morti sul Lavoro. Sotto l'albero di Natale tante le questioni aperte in cerca di una soluzione. Questioni di cui ieri si sono fatti portavoce i comitati promotori della manifestazione "Carovana dei Beni Comuni": il Comitato Umbro Acqua Pubblica, in lotta per la ripubblicizzazione dell’acqua con un attivo di 5000 firme in Umbria per la legge d’iniziativa popolare, il Comitato Cittadinanza Attiva Ambiente e Legalità, il Comitato RifiutiZero Perugia contro il progetto del nuovo inceneritore in corso di approvazione sulle linee guida del “nuovo piano regionale dei rifiuti”, il Comitato Genitori Insegnanti Perugia contro la riforma Gelmini, gli Studenti dell’Onda Perugina contro la privatizzazione degli atenei attraverso il trasferimento alle fondazioni, il Comitato “Giuseppe Coletti", nato e operante in memoria di Giuseppe Coletti, morto insieme ai suoi compagni di lavoro Tullio Mottini, Wladimir Toder e Maurizio Manili, nel rogo della Umbria Olii a Campello sul Clitunno il 25 novembre del 2006. E non basta un pomeriggio per parlare di tutto. Tante, troppe le questioni offerte alla distratta attenzione di passanti a caccia di regali, con la sera che incombe e le prime sferzate di gelo che si fanno sentire. Qualcuno però si ferma incuriosito ad ascoltare e, intanto, se n'è parlato. Ed è questo quello che vogliono i comitati, che se ne parli. Gente comune, medici, insegnanti, operai, studenti prestati alla "politica dal basso" per un pomeriggio. Poi se ne tornano a casa soddisfatti. Non tutto è risolto, anzi poco, pochissimo. Ma una giornata di solidarietà e democrazia fa bene, forse più di frenetici acquisti forzati dalle scadenze. Condividi