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di Isabella Rossi Quanto e quale rumore è tenuto a sopportare un cittadino italiano? A pochi giorni dall’annunciata inaugurazione del Minimetrò di Perugia sono ancora in molti a porsi questa domanda. E in particolar modo i residenti lungo il tracciato del Minimetrò. Del suddetto sistema di trasporto, di certo, se ne dicono tante in città. Troppo lungo per essere un apm – un automatic people mover – con caratteristiche che lo accomunano a funicolari e funivie, un brucomela, una giostra non pensata per risolvere i problemi di mobilità ma per “divertire” gli studenti. Tante le definizioni e i soprannomi, dunque, ma una sola cosa inconfutabile: l’infrastruttura adibita a trasporto di persone in termini di rumore non è paragonabile né alle ferrovie, né alle automobili. E’ appurato che il rumore, prodotto dalle vibrazioni della fune sempre in azione - e su cui si sta ancora lavorando - è un rumore caratterizzato da frequenze basse e molto fastidiose. Certo, non se l’aspettava Patrizia Dall’Arno, quando due anni fa si è trasferita insieme alla sua famiglia a Perugia acquistando un appartamento proprio in quel bellissimo complesso residenziale a mattoncini, ai piedi della Piaggia Colombata. Le sue finestre si affacciano proprio sui binari del Minimetrò ed il rumore è incessante. “Mi dissero che il Minimetrò faceva il rumore di una bicicletta. E io mi sono fidata.” Afferma la signora. “Ho pensato che in ogni caso l’amministrazione pubblica mi avrebbe tutelata. Ma ho fatto male a fidarmi.” E la vita in casa non è semplice né per lei, né per le sue ragazze di 12 e 17 anni, costrette a cercare rifugio dalle compagne di scuola per poter studiare in tranquillità. “Il periodo prima di Natale è stato terribile. Con la fune in azione fino a mezzanotte e mia figlia di dodici anni che non riusciva ad addormentarsi dal rumore.” Poi un episodio che ha particolarmente colpito la signora proprio in quei giorni di prove notturne. “Ad un certo punto, erano già passate le 11 abbiamo sentito delle urla. Ci siamo affacciati alla finestra e nella casa di fronte c’era una signora anziana che stava gridando “Basta, basta smettetela!” L’anziana signora, in un momento di esasperazione, ha gridato nella notte in direzione dei binari, sperando forse che qualcuno la sentisse. Ma non c’era nessuno lì ad ascoltarla.” Il problema è che la notte la percezione del rumore aumenta. E comunque in casa la situazione è peggiore che fuori, dato che il rumore del traffico non riesce ad attutire quello fastidiosissimo della fune trainante. “Noi, invece, di gridare abbiamo chiamato i vigili urbani che ci hanno fatto presente che l’impianto era in funzione perché c’era una deroga”. E’ che quel rumore, se non lo si sente non si arriva a capire cosa sia. “Si immagini un vecchio aspirapolvere perennemente in funzione, da mattina a sera.” Chiarisce Patrizia che insegna matematica in una scuola media inferiore e in fatto di rumore può dire la sua. E’ questa la condizione in cui vive lei e tutto il condominio. E ci sono famiglie con bambini piccoli ed anziani. “Un mio vicino dice che quando rientra in casa sua è come andare in fabbrica.” E al rumore sono esposti tutti, anziani e bambini senza distinzione. “Se non si ha più diritto a trovare rifugio dentro le quattro mura domestiche, perché tormentati da un rumore incessante, allora è sintomo che la società in cui viviamo non è più civile.” Confida Patrizia che ha appeso uno striscione fuori dal suo balcone per rendere visibile la sua protesta anche al Presidente del Consiglio Prodi, attesto per l’inaugurazione del Minimetrò. Condividi