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“Noi, tutti noi, compagne e compagni, siamo chiamati, in questo congresso, al compito più arduo della nostra storia: SALVARE RIFONDAZIONE COMUNISTA”. Da questo fondamento abbiamo condotto il dibattito congressuale che ci ha visto partecipi sostenitori del documento di cui primo firmatario è stato Nichi Vendola e che ci vede oggi animatori dell’area politico culturale “Rifondazione per la sinistra”. Per conseguire ciò dicemmo che la terapia da adottare dovesse essere incentrata nel trinomio APERTURA-PARTECIPAZIONE-DEMOCRAZIA, come strumento principale con cui mettere in moto un rinnovamento radicale del nostro partito e, soprattutto, un nuovo processo costituente nella e della sinistra italiana fdove ci fosse tutto da discutere, inventare, costruire e sperimentare, all’interno di un percorso amplio, partecipato e includente le varie culture della sinistra, sia di quelle comuniste sia quelle di ispirazione socialista, sia delle tendenze novatrici e solidaristiche del cristianesimo, così come dei movimenti e delle soggettività che si richiamano ai valori del pacifismo, dell’ecologismo critico, del femminismo. Un processo di ampio respiro, di lungo corso, dagli approdi per nulla certi ma che vedesse Rifondazione Comunista, con il suo patrimonio culturale, umano e organizzativo, con la sua storia e le sue innovazioni, come punto cardine e centrale di tale strategia. Crediamo che questo sia, tuttora, l’orizzonte possibile per la ricostruzione di un progetto politico credibile ed efficace che consenta al nostro partito e alla sinistra nel suo complesso di uscire da questa fase storica di crisi culturale, politica e sociale. Desideriamo chiarire senza alcuna possibilità di fraintendimento che il nostro impegno è e verrà speso al fine di ricomporre un terreno politico comune di confronto sia all’interno del nostro partito sia in quel frammentato e variegato arcipelago che è la sinistra italiana con le sue pluralità, le sue articolazioni positive ma anche le sue tristi coazioni a ripetere divisioni e lacerazioni sterilmente autoreferenziali e volte solo all’autoriproduzione di oramai piccolissime e residuali rendite di potere e di posizione, anche esclusivamente locali, individuali, di ceto e di gruppetto. Affermiamo quindi la nostra posizione politica riguardo la fase attuale, enunciandola per brevità ed efficacia nei seguenti punti. 1. Continuiamo a considerare l’esito dell’ultimo Congresso nazionale di Rifondazione un arretramento serio nella capacità di innovazione del progetto politico e culturale della rifondazione comunista anche in relazione alla storia stessa di questa comunità politica, ma soprattutto una battuta d’arresto nel processo di ricostruzione unitaria della sinistra italiana che crediamo tuttora fortemente necessario e ancora più urgente oggi di fronte ad una crisi economica e sociale globale e di fronte alle scelte e agli atti del governo delle destre in Italia che confermano le nostre ragioni, le nostre analisi, la nostra critica, le nostre preoccupazioni e i nostri allarmi. 2. Qualunque ipotesi di scissione dal PRC/SE, di cui tanto si è parlato in questi giorni, è, secondo noi, da contrastare perché politicamente miope: non è in alcun modo né utile né necessaria al fine di mobilitarci efficacemente per le battaglie politiche che dobbiamo condurre. Essa, inoltre, risulterebbe oltremodo dannosa anche per impostare un percorso necessario di unità, che non può prescindere da Rifondazione Comunista e che verrebbe vanificato da accelerazioni politico-organizzative senza fondamenti reali di partecipazione e tese solo alla prova delle elezioni europee. Una prova ed un cimento elettorali in una situazione già largamente confusa dove ogni tentativo di ulteriore frammentazione rischierebbe, nonostante il proporzionale puro, di essere schiacciato dallo stesso meccanismo e richiamo del voto utile che premia, per quanto acriticamente, le forze maggiori dell’uno o dell’altro campo. Queste ipotesi ci trovano contrari perché contraddirebbero alla radice il nostro progetto e perché provocherebbero un’ulteriore frammentazione della sinistra di difficile comprensione popolare. 3. Riteniamo necessaria una mobilitazione unitaria che coinvolga non solo tutto il corpo del partito, ma la sinistra italiana nella sua globalità per sostenere le giuste campagne politiche del presente come la raccolta di firme per l’abolizione del “lodo Alfano”, la difesa della scuola, dell’università e della ricerca pubbliche, la difesa dei salari e del posto di lavoro di migliaia di lavoratrici e di lavoratori che anche nella nostra regione sono a serio rischio (il caso della Merloni è rappresentativo di una crisi strutturale che investe anche i nostri territori e che richiede una responsabile mobilitazione ed azione politica unitaria del partito e della sinistra intera), la critica ad un modello di sviluppo basato sulla globalizzazione liberista con tutti i disastri umani, sociali ed ambientali che essa ha prodotto. 4. Non ci convince la modalità con cui alcuni vertici nazionali della nostra Area hanno gestito il percorso per la presentazione dell’associazione nazionale “Per la Sinistra”. Diciamo questo perché, a differenza di quello che avremmo auspicato, ciascuno di noi non è stato messo nelle condizioni di contribuire alla costruzione della proposta politica con cui si è annunciata, il 7 novembre scorso, la costituzione dell’associazione, nonostante la sua rilevanza strategica per il presente e per il futuro. Continuiamo a pensare che “non potrà nascere nulla di nuovo e di credibile a sinistra se non nascerà dal basso, mediante forme e modalità nuove che siano basate sulla partecipazione, la democrazia, la totale apertura e l’auto-organizzazione”. Riteniamo che l’associazione nazionale “Per la Sinistra”, cui aderiamo comunque in maniera convinta per le finalità di fondo che essa si propone, debba in ogni sua azione coniugarsi con coerenza con tali contenuti e tali propositi. 5. Non siamo d’accordo con un’ipotesi che preveda il PD interlocutore privilegiato dell’orizzonte politico della nascente associazione. Non siamo interessati a lavorare con lo scopo di “spostare l’asse del PD a sinistra”: occorre svolgere un ruolo attivo di mobilitazione nel campo delle opposizioni al governo di centro-destra che ci coinvolga e che coinvolga, ovviamente, anche il PD e che sia centrato, innanzitutto, sulla questione sociale. Noi vogliamo costruire un progetto politico che sia in grado di restituire speranza e prospettive ai milioni di poveri del nostro Paese, al mondo dei lavori salariati e precari, alle condizioni sociali e materiali di vita di chi un lavoro non ce l’ha, dei giovani studenti, delle generazioni di un presente così incerto e del domani così cupo; un progetto politico per un orizzonte possibile di cambiamento e di liberazione dai bisogni e dalle devastazioni sociali ed ambientali dell’oggi. Un progetto fatto di ricerca, pensiero, competenza, sperimentazione, efficacia e passione civile e politica che sappia impressionare il cuore ed illuminare la ragione delle persone che ci guardano e che attendono da noi azioni concrete e coerenti con quello che diciamo. Un progetto che possa crescere come paradigma egemonico di una nuova visione del mondo, come una nuova concezione generale critica di questo, e che possa fondarsi su nuovi rapporti di forza a sinistra. Vogliamo dialogare con l’intero campo dell’attuale opposizione politica e sociale ma non ci poniamo affatto il problema di cambiare gli altri e tanto meno il PD, che, pur con i distinguo del caso, dovuti alla varietà di posizioni esistenti al suo interno nonché alle sue latenti ed evidenti contraddizioni, da quando è nato non ha fatto altro che praticare chiusura e presunzione di autosufficienza. Riteniamo che il centro sinistra moderato modificherà il suo atteggiamento e la sua linea politica solo se noi sapremo costruire un’egemonia politica e culturale in maniera autonoma e soprattutto basata sulla coerenza tra il dire e il fare. Sosteniamo che oggi più che mai in questo paese ci sia bisogno di una grande opposizione politica e sociale, anzi di una mobilitazione permanente, di un’opposizione civile, morale e sociale alle destre che dia una prospettiva politica alla mobilitazione sociale, riscopra e valorizzi la politicità del conflitto sociale e restituisca la dimensione sociale all’agire politico. Occorre tornare dunque nella società, certo e con determinazione, ma non fuggire dalla politica, criticando alla radice qualsiasi sciagurata ipotesi di autonomia del sociale e della pratica sociale e di autonomia del politico che rovinerebbe nel politicismo e nella scissione irreversibile tra politica e società civile: l’esodo dalla politica è la rinuncia stessa alla possibilità del cambiamento. 6. In questo contesto ribadiamo come centrale e significativa la ripresa delle lotte sociali nel nostro Paese a partire da quella del mondo della scuola, dell’università e della ricerca e da quella condotta dalla CGIL su lavoro, salario, diritti e sicurezza. Crediamo necessario sostenere in questa fase il rafforzamento della mobilitazione sindacale e sociale ai cui temi salienti dobbiamo restituire una nuova cittadinanza politica, ben oltre i tentennamenti e l’impermeabilità ad essi del Partito Democratico. La convocazione da parte del maggior sindacato italiano dello sciopero generale per il 12 dicembre deve andare in questa direzione e non deve coglierci impreparati: la piena realizzazione di tutte le condizioni per determinare il successo dell’atto politico più forte, più solidale e, anche simbolicamente, incisivo in una democrazia moderna deve costituire il primo tassello di un processo di ricostruzione di una nuova unità del mondo dei lavori, di un nuovo movimento operaio del XXI secolo in Italia. Esso deve costituire la prima prova di un nuovo conflitto sociale che attende delle risposte politiche nei termini di un nuovo progetto di società, di una traiettoria di cambiamento, di un’alternativa possibile. 7. Per quanto riguarda l’Umbria, ci adopereremo non tanto perché inciampi il quadro dirigente che ha sposato le posizioni di Chianciano, ma anche qui lavoreremo per preservare una prospettiva di unità che questo quadro non garantisce più appieno. Sarà nostra perizia riannodare gli stessi fili della solidarietà posti a fondamento della nostra comunità politica così come è fin d’ora obiettivo condurre un’opera paziente di dialogo e di convincimento rivolta alle compagne e ai compagni che, pur oggi su posizioni diverse, sappiamo essere sensibili ad un progetto di più largo e sicuro respiro. Tenteremo anche nella nostra realtà e nei nostri territori di evitare al nostro Partito una deriva ed una tendenza sterilmente identitaria, una vocazione al minoritarismo, una predisposizione alle esercitazioni di pura fraseologia ideologica che reciderebbero la storia stessa di Rifondazione Comunista per come l’abbiamo conosciuta noi e per la quale abbiamo dato un costante contributo. La nostra partecipazione all’Associazione “Per la Sinistra” sarà finalizzata a far sì che questa diventi un’occasione, un’opportunità, un luogo e un soggetto di promozione e di elaborazione rivolto a tutti coloro che continuano a considerare urgente e necessaria una nuova sinistra in questo Paese e nella nostra regione, da ricostruire pazientemente nel reinsediamento sui territori, nelle alleanze con le soggettività sociali organizzate, nell’inclusione e nella partecipazione di quelle donne e di quegli uomini che diffusamente continuano a non rinunciare a questa prospettiva. 8. La specificità della nostra regione in cui la stessa esperienza della rifondazione comunista ha garantito il governo dei processi del territorio va rilanciata. Su questo terreno si gioca la stessa sfida e contesa delle idee con il partito democratico, sull’analisi cioè di quel progetto, di come si argina anche da noi la deriva moderata, di come si interrompe l’intreccio tra affari e politica, di come si riapre il dibattito e si ricercano le soluzioni sulla crisi del modello di sviluppo e di coesione sociale per cui anche l’Umbria non è più la terra felix per cui la sinistra di questa regione ha storicamente lavorato. Cercheremo, pertanto, di sollecitare il confronto politico in relazione alle prossime scadenze elettorali amministrative con un approccio di responsabilità, ricostruendo il ragionamento sul modello di sviluppo e di coesione sociale e sull’esigenza di una nuova stagione di programmazione pubblica che investa Regione e territori sulla crisi del sistema industriale, sulle dinamiche dell’esclusione e della frantumazione sociale e della povertà, sulla questione per noi cruciale del lavoro, dei suoi diritti e della sua sicurezza e sui servizi pubblici a partire dalla sanità, da quelli a rilevanza economica e da quelli locali. Per far ciò l’intera sinistra diffusa e non solo Rifondazione Comunista deve abbandonare qualsiasi àncora per presunti salvataggi, ogni ambizione delle individualità, ogni fastidioso personalismo, ogni approccio antiquato, ogni spocchia intellettualistica o di mestiere. Deve anteporre a tutto ciò il progetto e la partecipazione e dismettere gli abiti del ceto politico e le categorie politiche del passato. La stessa eventuale presentazione delle liste unitarie della sinistra non può prescindere da questo fondamento, da questa convinzione e da questo processo: esse per essere effettivamente innovative non possono che essere inclusive ed aperte alla società civile. Non possiamo ripetere gli errori drammatici del crollo di aprile per come si è andata configurando la Sinistra Arcobaleno. Da tutte le ragioni di quella sconfitta, dalla profonda e scarnificante analisi di quelle siamo costretti comunque a ripartire, se vogliamo dimostrare piena responsabilità, onestà intellettuale ed anche un semplice rispetto per noi stessi. 9. La ricostruzione della sinistra italiana e di quella umbra, nell’orizzonte ineludibile dell’Europa, non può prescindere da un saggio ed incisivo percorso di rifondazione ispirato dal confronto continuo tra tutti i soggetti: siamo convinti che in Italia e in Umbria qualunque ipotesi di riaggregazione della sinistra non possa prescindere da Rifondazione Comunista. Lavoreremo, dunque, al fine di evitare ogni ipotesi di scissione o di ulteriore divisione sia all’interno del nostro partito che nella sinistra nel suo complesso. Riteniamo che tutti i compagni e le compagne debbano impegnarsi in uno sforzo paziente e caparbio al fine di ricercare e praticare un dialogo costante di apertura e di confronto politico, nel tentativo di evitare la scomparsa definitiva della sinistra nel nostro Paese: sia di quella sinistra che si dice comunista che di quella che tale non si sente o non si vuole definire. Siamo convinti che questa evenienza sia una vera e propria drammatica possibilità, un’emergenza e, per noi, il tentativo di evitarla costituisce la priorità su cui investire il nostro lavoro e le nostre energie. Parteciperemo ai lavori del partito, a quelli dell’area politico-culturale cui abbiamo aderito ed all’associazione “Per la Sinistra”, nonchè alle opportunità di confronto e dibattito che si verranno a costruire in maniera autonoma al di fuori delle forze politiche organizzate, al fine di costruire l’obiettivo vero che per noi resta quello di una soggettività, unitaria e plurale, della sinistra italiana. Crediamo in un lavoro forte e radicato socialmente e siamo convinti che tale istanza di partecipazione e di disponibilità ad un dialogo franco, costruttivo e che abolisca ogni schema settario e precostituito debba essere oggi, più che mai, la bussola del nostro agire. Potremmo così sperimentare nuove modalità del fare e dell’organizzare la politica per riallacciare legami delusi o recisi con quel tessuto sociale e quella base popolare paradossalmente vicina perchè ne continuiamo ad interpretare le istanze e le sofferenze ma a noi, purtroppo, così distante perchè non riusciamo più a rappresentarla politicamente. Le nostre azioni individuali e collettive sono dense di responsabilità e, come la storia e la natura ci insegnano, facile è distruggere ma ben più difficile è costruire qualcosa di solido, credibile e duraturo. L’impegno è quello di offrire almeno una possibilità, un invito alla riflessione ed alla responsabilità per fuoriuscire dall’attuale condizione di scoramento, disillusione, frustrazione e disimpegno di tanti nostri militanti che sentono oramai quasi come un irreversibile destino la sconfitta ed addirittura la scomparsa della sinistra in questo Paese. La sfida vera che abbiamo di fronte è quella di restituire una senso alla parola sinistra, è quella di restituirle un fondamento popolare e di massa, è quella di tornare ad esprimersi politicamente nel movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Il contributo che vogliamo offrire, un segno concreto di volontà, è quello perché la rifondazione della sinistra possa ripartire da tutte e da tutti, possa tornare ad essere un nuovo focolare di energie morali, politiche, sociali e culturali. E’ con questo spirito che ci accingiamo ad affrontare i lavori del prossimo Congresso regionale di Rifondazione Comunista. Gianluca Graciolini, Circolo “A. Toni” - Gualdo Tadino. Stefano Falcinelli, Circolo “R.Tenerini” - Perugia Centro. Angelo Mazzoli, Circolo “E. Guevara” - Spello. Massimiliano Dragoni, Circolo “E. Guevara” - Spello. Francesco Di Lascia, Circolo di Assisi. Lucia Cappelletti, Circolo “A. Toni” - Gualdo Tadino. Giacomo Caldarelli, Circolo Ponte San Giovanni - Perugia. Valeriana Minelli, Circolo “A. Toni” - Gualdo Tadino. Moreno Sdringola, Circolo di Assisi. Antonio De Nicola, Circolo di Casa del Diavolo. Ivano Saitta, Circolo Casa del Diavolo. Condividi