di Renzo Massarelli

 

PERUGIA - Si sono molto risentiti alcuni ordini professionali dopo la pubblicazione della relazione della commissione d'inchiesta del Consiglio regionale sui fenomeni di criminalità organizzata e sulle tossicodipendenze. Il punto controverso riguarda le connivenze che un fenomeno come la diffusione della droga avrebbe stabilito a Perugia con liberi professionisti come gli avvocati e i commercialisti. In realtà la commissione cita anche gli imprenditori che avrebbero assunto in modo fittizio persone che poi si dedicavano ad altre meno trasparenti attività. Certo, si tratterà di fenomeni limitati ad alcune persone che non toccano di certo la deontologia di così importanti figure professionali. La commissione regionale ha definito questo aspetto della società perugina "Una zona grigia". Gli ordini professionali fanno di certo il loro mestiere che non è però solo quello di tutelare gli interessi dei loro iscritti, possono fare di più e sicuramente lo avranno fatto. Di sicuro non aiuta la loro richiesta di "fare i nomi". Questo non è compito della commissione regionale, dovrebbero saperlo, semmai di altri organi dello stato quando è il tempo e quando è necessario .

Ciò che serve è sapere che questa zona grigia esiste e non tocca di certo solo qualche categoria professionale. Ci sono anche tante piccole e grandi convenienze che riposano nelle pieghe della società civile di questa città. Nella zona grigia sono passati coloro che hanno consentito la costruzione di piccoli appartamenti in grandi condomini non adatti alle famiglie e non necessariamente destinati agli studenti,  chi li ha comprati e poi affittati senza tante garanzie di trasparenza, chi ha gestito certi locali dove si vendevano superalcolici ai minorenni, chi parlava di insicurezza "percepita" e chi negava che in centro ci fossero problemi di spaccio. Abbiamo vissuto anni di inconsapevole innocenza rimuovendo semplicemente la realtà. Nella zona grigia c'è anche la politica se la stessa commissione scrive nella sua relazione di "Un processo durato anni durante il quale l'azione delle amministrazioni e quella di contrasto sembrano non essere state all'altezza". Il linguaggio è molto prudente, un po' paludato, ma il senso è chiaro. Anche la trasformazione delle cantine in piccoli appartamenti, consentito dall'amministrazione comunale per ragioni politiche di basso profilo, fa parte di questa inconsapevole sensazione di innocenza. Una cantina? e che male c'è. Tutti questi inquilini della zona grigia non sono i responsabili della strabiliante diffusione del mercato della droga a Perugia, nessuno, almeno, se ne ritiene responsabile. Ognuno ha fatto semplicemente il proprio mestiere. Gli avvocati, i proprietari immobiliari, piccoli e grandi, i titolari di qualche impresa venuti chissà da dove e chissà perché arrivati proprio a Perugia, i gestori di locali di ritrovo ai quali abbiamo appaltato la politica del tempo libero dei giovani, la politica, che per qualche tempo ha fatto la predica agli insegnanti e ai genitori scaricando su di loro il peso di un grande e penoso fenomeno di massa dopo averlo per lungo tempo negato.

Naturalmente tutti noi che abbiamo visto, senza riconoscerla, la zona grigia, non siamo responsabili di nulla. Questa terra di tutti e di nessuno è senza colore e, come il denaro, senza odore. La zona grigia, in fondo, non esiste perché sta nel mezzo, tra i poteri che gestiscono illegalità, le varie manovalanze avventizie, la grande massa che consuma e la politica che non vede, non sente, non parla. Così siamo vissuti e così abbiamo visto crescere questa città troppo impegnata nella cura dei propri affari e così poco attenta alle ragioni comuni. Su una cosa, forse, la commissione regionale sbaglia. E' quando dice che la droga da fenomeno collettivo si è mutata in fenomeno individuale. Non c'è niente di individuale in questa storia. E' vero, c'è la droga del sabato sera per signori puliti e non dipendenti ed è anche vero che si muore da soli, per overdose, ma si comincia sempre in gruppo nella città senza valori che abbiamo costruito e sulle scalette di una piazza che ti accoglie e ti istruisce. 

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