I veri obiettivi della Thyssen Krupp
di Stefano Vinti
PERUGIA - Consegno ad Umbrialeft un mio intervento del 2004 in qualità di capogruppo di Rifondazione Comunista in consiglio regionale dell'Umbria. Ben 10 anni dopo, per molti versi, questo intervento resta attuale, soprattutto sulle reali intenzioni della multinazionale Thyssen Krupp rispetto al sito siderurgico di Terni.
Questa posizione, allora, scatenò le iere del DS-PD contro il sottoscritto, con la minaccia della cacciata dalla maggioranza consiliare del Comune di Terni di Rifondazione, se assessori e consiglieri del mio partito non mi avessero smentito pubblicamente.
I compagni, cedettero all'ignobile ricatto, ma il tempo è galantuomo.
“L’iniziativa organizzata dai sindacati e dalle istituzioni locali a difesa dell’integrità del polo siderurgico ternano contro la paventata chiusura della produzione del lamierino magnetico, ha visto la compatta partecipazione di tutte le forze politiche e sociali che hanno espresso il loro pieno appoggio alla lotta dei lavoratori dell’Ast contro i progetti di ridimensionamento della Thyssen Krupp.
Stefano Vinti, capogruppo di Rifondazione comunista a palazzo Cesaroni fa il punto sulla situazione e sulle prospettive delle acciaierie ternane, parlando di “progetti pericolosi, in stato avanzato di realizzazione, il cui obiettivo è quello di spostare la produzione di acciaio magnetico da Terni in altri siti, magari barattando know how e quote di mercato in cambio di lucrosi appalti nei settori delle telecomunicazioni e dell’energia in Cina”.
Le strategie della multinazionale tedesca, prosegue Vinti, “sono chiare, ma non da oggi purtroppo, dal momento che il core business della Thyssen Krupp è costituito da telecomunicazioni ed energia, con un ruolo più decentrato per quanto riguarda la siderurgia. Una condizione quindi tutt’altro che favorevole a prospettive di sviluppo del settore, che in un contesto di produzione multisettoriale come è quello dell’AST di Terni ha innescato la crisi attuale. Una crisi che non è certo dovuta alla qualità del prodotto, né tanto meno ai livelli di professionalità, che sono due elementi di spicco della realtà siderurgica ternana da sempre, ma paradossalmente alla luce dei fatti possiamo dire che proprio gli altissimi livelli della qualità e della professionalità presenti nelle acciaierie ternane, costituiscono il maggior problema per la Thyssen Krupp.
La multinazionale tedesca ha dimostrato chiaramente di aver sottovalutato questi fattori, pensando evidentemente di trovarsi di fronte ad una realtà aziendale come ce ne sono tante nel settore, in più dotata di rispettabili quote di mercato mondiali, per l’acciaio inossidabile e per quello magnetico. Probabilmente il top management tedesco non si aspettava tali livelli, e le difficoltà nel gestirli e nell’appropriarsene pienamente, coinvolgendo in modo organico management e maestranze ternani, stanno a dimostrare il fallimento di un disegno dirigistico, incapace di gestire una situazione di alto profilo e di grande complessità come quella presente a Terni.
Il top management tedesco è il primo responsabile quindi di una situazione di criticità innescata proprio dalle scelte sbagliate e dal non eccelso profilo professionale dei suoi uomini.
Nel contesto delle grandi manovre che la Thyssen Krupp sta effettuando a livello planetario per assicurarsi lucrosi mercati, compiendo anche azioni spericolate sui mercati finanziari, l’acciaio come abbiamo già detto non riveste una grande importanza strategica, se non per diventare moneta di scambio al fine di assicurarsi altre aree di business. Dobbiamo vedere la situazione anche da questo punto di vista, e proprio vedendola da questa angolazione è possibile rendersi conto della sua pericolosità. Abbiamo di fronte un gruppo multinazionale e multibusiness che ha deciso che l’acciaio conti sempre meno nel contesto delle sue attività, una realtà che Rifondazione Comunista, a suo tempo denunciò con forza, non ottenendo per la verità quell’attenzione che da parte delle forze sociali e delle istituzioni locali sarebbe stata necessaria.
La controparte non è quindi costituita da manager della siderurgia, ma da manager finanziari che stanno pilotando l’espansione finanziaria della Thyssen Krupp e non quella della sua dimensione industriale. É una battaglia quindi, che per avere successo deve essere combattuta in Europa e non solo in Italia e in Umbria, una regione tra l’altro che in Europa non ha mai avuto una grande voce, e che invece in questa occasione deve essere capace di farsi sentire.
Le intenzioni di riduzione della dimensione industriale da parte della Thyssen Krupp, sono del resto pienamente coerenti con l’attuale politica di globalizzazione planetaria che perseguono i grandi gruppi multinazionali, che puntano alla finanziarizzazione dei loro interessi e della loro attività. Ecco perché è necessario combattere “in Europa”, perché nell’iniziativa di ridimensionamento industriale del gruppo tedesco non c’è soltanto il “caso di Terni”, ma fra breve ci sarà anche quello degli altri siti produttivi, compresi quelli tedeschi.
Da questa logica deriva la scelta del gioco delle “tre carte” da parte di Thyssen Krupp, una grande mistificazione della realtà (a partire da quella contabile), per arrivare all’obiettivo finale, cioè il ridimensionamento del ruolo industriale e l’accrescimento di quello finanziario. Dobbiamo far sentire la nostra voce in Europa, solo così si esce da quella dimensione di presunta inferiorità, che anche la presidente Lorenzetti sottolineava nel suo intervento alla manifestazione ternana del 20 gennaio, l’Umbria ha bisogno di una voce perché sono in troppi a far finta di non sentire”.

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