di Gb Frontera

La storia è del Prof.Stefano Fiorucci, dell'Università di Perugia, che nel 2008 fu arrestato per 23 ore, per un'accusa di frode e truffa in un'indagine inerente ad una ricerca universitaria che aveva ottenuto fondi pubblici, con la pubblicazione della notizia su molte testate nazionali e locali, tra cui la nostra. E che adesso riceve la piena assoluzione, in primo grado, dopo otto anni da i reati ascritti, con formula piena “perchè il fatto non sussiste”. Già nel 2009 anche la commissione preposta del MIUR lo assolse per le stesse ragioni.

Giustizia fatta? Certo. Si chiude così? Dal punto di vista tecnico-legale sicuramente si, ma all'uomo, dopo un calvario di otto anni alla ricerca della sua riabilitazione, può bastare?

Sicuramente no, per una serie di valutazioni in merito. La prima sta nella valutazione della lunghezza dei processi e la seconda sta nella valutazione del diritto di cronaca, che troppo spesso, soprattutto oggi, con una integrazione sempre più inscindibile tra media tradizionali (ed in questo includo anche le webzine, declinando la velocità di evoluzione del sistema di comunicazione internet) con i social network, con il mercato della pubblicità che si trasforma da “a bacino d'utenza” a “per 'click-throw', ove quel che conta ed ad ogni costo è il numero di visualizzazioni del contenuto, sia esso un testo, un'immagine un video. Questo porta a sempre più la ricerca del sensazionale nei titoli, che diventano esca per le visualizzazioni, a prescindere dai contenuti.

Ebbene, in ordine, potremmo seguire il “mainstream” pseudo-populista, con dagli al giudice che ritarda, la casta, etc., etc. Dimenticando però che il comparto giustizia sta subendo ormai da molti anni un ridimensionamento di organici e risorse, con aggravamento ulteriore negli ultimi, che rende ardua la “applicazione della giustizia”. Se posso sintetizzare con una immagine è la scrivania del giudice, sia esso inquirente o giudicante, con una pila di fascicoli su processi da studiare, approfondire, calendarizzare, etc. Ciò non significa che, gli errori giudiziari non ci siano, e che il sistema va reso più efficiente, ma senza uomini e mezzi, primo passo, è impossibile. Anche perché usiamo in questo articolo il calvario di un uomo “in vista” che con mezzi ed anche pertinacia personale ha combattuto una battaglia per otto anni. Ma poniamoci il problema dell'uomo non in vista e senza mezzi. Il discorso comunque porterebbe assai più lontano, considerando che valutazioni su una vicenda del genere “minano” sia la certezza del diritto, sia quella del giusto processo. E non può essere esclusa la valutazione della soluzione del sovraffolamento delle carceri, non con politiche serie di riabilitazione, bensì con la depenalizzazione di reati sino ad un certo numero di anni. Ovvero al pari in settori come la sicurezza, la sanità, la scuola, si riduce tutto ad una partita doppia di stampo ragioneristico, rendendo, apparentemente efficiente il sistema, con tagli lineari, per far quadrare il bilancio, in un assurda e quasi sempre inapplicabile logica aziendale e mercantile, ai servizi dello stato sociale.

Che dire in conclusione? Auguri Prof.Fiorucci e speriamo che la sua disavventura serva a rigravitare attenzione su di un problema che sta diventando da grave a gravissimo.

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