di Raniero Panzieri.

Nei giorni scorsi ci ha lasciato Roberto De Caro, animatore di una delle più importanti riviste italiane di critica culturale (Hortus Musicus). Fu autore, insieme al padre Gaspare, uno dei protagonisti della vicenda dell'operaismo italiano degli anni sessanta, di un libro antimilitarista potente, un implacabile atto d’accusa della sinistra che aveva sdoganato la guerra. Eccovi un brano quanto mai attuale data la conversione all'oltranzismo atlantista di tanta parte della fu sinistra:
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«[…] a partire dalla prima guerra del Golfo, la Sinistra si è accreditata nell'Altrove che conta rigurgitando senza riserve la turpe eredità dell'«interventismo democratico» ed è arrivata a scippare alla Destra la gestione in proprio dei conflitti, innestando sul DNA di un feroce decisionismo di scuola sarmatica non meno feroci tartufismi nostrani. Di lotta o di governo, riformista o di alternativa, finalmente protagonista ha riesumato l'idea di Patria, consacrato i militari e moltiplicato i teatri bellici con la reiterata complicità dei suoi estimatori, a beneficio massimo dei mercati, che su di essa hanno a più riprese oculatamente puntato, ma distribuendo al contempo anche apprezzabili dividendi istituzionali e confessionali. Guerra continua, dunque, come da promesse elettorali: ai migranti, al dissenso, ai salari, al pensiero, alla cultura, allo studio, ai poveri, alle pensioni, ai malati, guerra etica e umanitaria, giusta e necessaria, guerreggiata o simulata, guerra agli scrupoli, guerra al tabù della guerra, guerra dell'ONU, della NATO, dell'Europa, del fosforo bianco e dell'uranio impoverito, guerra alla pace, guerra per l'Ordine, guerra locale, guerra globale. Guerre democratiche, guerre di Sinistra. Senza se e senza ma. […]»
 

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