di Leonardo Caponi.

Sono stato, sabato scorso, essendo a Roma per trovare mio nipote Numa, all'assemblea nazionale de La Sinistra, lista composta da varie forze (SI, PRC e altri, credo, gruppi minori) e presentatasi, con esito fallimentare, alle Europee (1,7% dei voti). Sono uscito, dopo aver assistito al dibattito della mattina, arrabbiato e amareggiato. "La sinistra è finita", mi sono detto tra me e me, mitigando, di lì a poco, questa espressione con un più consolatorio "La sinistra è sospesa", nutrendo però una riserva sui tempi di questa interruzione.

Quella compagine non ha futuro. Le mie obiezioni sono le seguenti.

Non c'è stata nessuna analisi politica sulle cause della sconfitta. La gran parte dei dirigenti e della platea, specialmente la componente femminile, se l'è cavata con un volontaristico e (sic!) entusiasta "andiamo avanti!", motto col quale si è conclusa, ho letto, alfine la riunione. C'era stato il precedente delirante di una delle capoliste che aveva affermato al Manifesto che la lista aveva perso perchè i "maschi" avevano sabotato le femmine e negato loro la visibilità politica.

Io penso che lista ha perso (a parte il voto utile, lo scarso rilievo mediatico, che non sono novità) perchè priva di una proposta politica forte e chiara, proposta che è stata invece oscillante tra il mieloso e sempre incerto nulla di Sinistra Italiana (il partito lieve che parla sempre a bassa voce per non dire, appunto, niente) e i sogni estremisti e massimalisti della componente "movimentista", che scambia esperienze di lotta pure generose, ma parziali, per fatti di portata generale. La proposta politica de La Sinistra è stata lontana anni luce dalla sensibilità popolare e ha eletto ed elegge come suoi soggetti di riferimento non gli operai e la classe lavoratrice, ma soggetti ed esperienze (gli ambientalisti, i pacifisti, gli altermondisti, il femminismo, il "accogliamoli tutti" ecc.) che, non intaccando le basi strutturali del modello sociale capitalistico, hanno grandi esplosioni, ma anche repentine scomparse.

Se poi penso alle figure dei dirigenti più esperti, essi provengono tutti, avendo vissuto, alcuni, tortuosi e discutibili percorsi, dalla sinistra extraparlamentare degli anni '70 e costituiscono (pur avendo incredibilmente conservato l'immagine di una verginità politica) la più brillante e sperimentata compagine di cambia e sfasciapartiti presenti sulla piazza. Confesso che un partito degli sfigati, dei diversi, dei disgraziati o una riedizione anni 2000 della (lo dico con tutto il rispetto) Democrazia Operaia anni '70, non serva alla sinistra e non avrà successo.

Io credo che esista ancora e sia dominante, in Italia e nel mondo, la contraddizione capitale lavoro e che il marxismo e l'esperienza del comunismo e della sinistra (spregiativamente definite "novecentesche"), siano tuttaltro che un ferrovecchio da buttare, ma costituiscano uno strumento (innovato naturalmente) per interpretare e cercare di cambiare la realtà.

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