Rilanciare i diritti sociali

di Attilio Gambacorta
PERUGIA - Abbiamo bisogno di far passare i nostri concetti fra la gente; ricreare coscienze critiche, costruire quella massa critica che possa far da ponte all’idea di trasformazione della società.
Ma qual’ è la nostra idea di società? Che idea abbiamo del nostro paese, della nostra comunità?
Domande difficili, e risposte ancora più complicate. Questo mondo non ci piace, viviamo con difficoltà le contraddizioni che produce: diseguaglianze, conflitti, danni ambientali, corruzione, mancanza assoluta di diritti.
Diritti: ecco una parola che viene oggi mal interpretata e che, invece, è alla base del nostro ragionamento. Nell’opinione pubblica si è radicato il concetto che essa sia sinonimo di inefficienza e privilegio, un modo per declinare le proprie responsabilità e approfittare di situazioni contingenti in cui si possono trarre vantaggi personali.
A questo hanno portato le campagne di disinformazione condotte dalla quasi totalità dei mass-media. Direi una comunicazione di massa, efficientissima, che ha modificato radicalmente il comportamento delle persone, riuscendo a cambiare i paradigmi di una società democratica e di fatto instaurato una democrazia autoritaria.
La politica estremizzata a sola corruzione, accrescendo fra la gente una disaffezione cronica e recludendola a pura gestione del potere. Senza progetti, senza idealità, priva di ispirazioni culturali si è caduti meschinamente nella mediocrità assoluta dando un colpo mortale alla partecipazione popolare. Si sono di fatto ristretti gli spazi democratici e radicato il concetto di “un uomo solo al comando”. È la politica, quindi, che si allontana da se stessa, ma della quale ne abbiamo sempre più bisogno.
Questo, a mio avviso, sono i danni prodotti dal ventennio berlusconiano, producendo un senso di malessere generale e mancanza di fiducia, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
A questo siamo arrivati cominciando a mettere ripetutamente in discussione la nostra Carta Costituzionale, ovviamente non solo, che sancisce appunto diritti: al lavoro, allo studio, alla salute, alla previdenza.
L'interpretazione storica è stata capovolta e la guerra partigiana considerata come lotta condotta da criminali affiliati al PCI che volevano instaurare una repubblica italiana sovietica, non da giovani; trasportati da ideali di libertà e giustizia sociale, di cui i partiti del CLN, compreso il PCI, erano insieme fautori e interpreti; che volevano liberare il paese dall’occupazione nazista e portare fuori il Paese intero dal dramma sociale, etico-morale e politico del fascismo. Una volta sentii dire da Ernesto Galli della Loggia che il giorno fondativo della nostra Repubblica era il 18 aprile 1948 e non il 2 giugno 1946.
Questa campagna, iniziata alla fine degli anni ’80, è poi continuata nei decenni successivi.
Il cambio del sistema elettorale da proporzionale a maggioritario; raggiunto attravero il referendum del 1993, dove più dell’80% degli italiani, dietro la spinta emotiva di “tangentopoli”, espressero il loro voto favorevole; è stato funzionale al concetto di restrizione della democrazia e della partecipazione ed ha ancora di più accentutato la corruzione, una radicale opposizione alla Costituzione ed uno svuotamento politico del parlamento: i parlamentari sono stati scelti non per capacità e integrità morale, ma per la loro affidabilità al “capo”. Così ci siamo accorti dei vari batman, trota ecc. (l’elenco è dolorosamente lungo e purtroppo trasversale). Il potere legislativo è di fatto passato nelle mani dell’esecutivo che ha governato tramite decreti leggi e decreti legislativi.
Queste condizioni hanno portato gli italiani ad estraniarsi alla “cosa pubblica”, a cominciare ad essere, giustamente, delusi ed incazzati.
Il lavoro è stato continuamente precarizzato attraverso contratti cosiddetti atipici e togliendo efficacia al contratto nazionale. Si rende così Il lavoratore ricattabile, privato del proprio futuro. I diritti vengono emarginalizzati. Viene abolito l’art. 18 dello statuto dei lavoratori e con esso introdotta la possibilità per il datore di lavoro di lincenziare senza giusta causa. Il principio costituzionale del diritto al lavoro mortificato: i lavoratori non sono più un soggetto sociale collettivo e si individualizza e privatizza il rapporto impresa – lavoratore.
Inoltre vengono colpite duramente le pensioni, favorendo i fondi privati, la scuola, la sanità.
Questo con l’assoluto silenzio del sindacato e con l’approvazione delle forze politiche le cui radici storiche guardano agli interessi popolari e dei lavoratori.
È il wealfare che viene ridotto a semplice opportunità, capovolgendo il concetto di forma strutturale di uno stato moderno di diritto, che tutela i propri cittadini, trasformando le istituzioni democratiche in istanze di potere fine a se stesse.
Penso che quello che sia successo con le pensioni sia emblematico.
La volontà era quella di depauperare l’INPS per favorire la previdenza privata: e ci sono riusciti. L’argomentazione usata è quella dell’insostenibilità del sistema pubblico, data la popolazione anziana superiore a quella lavorativa (a proposito si ipotizza un presunto scontro generazionale fra giovani e pensionati). Si argomenta inoltre, che se si allegerisce il peso economico previdenziale nel bilancio dello stato, si possono liberare risorse da investire per l’occupazione giovanile.
Mai più balla è stata detta più grossa! Oggi ci troviamo con lavoratori costretti a lavorare fino a 67 anni, con una disoccupazione giovanile quasi al 50%, con una generazione di cinquantenni espulsi dal mondo produttivo che non riescono a ricollocarsi (vero dramma sociale) e che insieme ai giovani pagano più caro il costo della crisi.
Questa rabbia sociale è stata intercettata dal movimento 5stelle, ma non vedo in questo nuovo soggetto politico un progetto di società. Sono spesso contraddittori su temi importanti come l’immigrazione, la democrazia e penso che il consenso avuto, derivi più che altro da emotività e non da una razionalità e coscienza politica.
D’altro canto il PD è tutto dentro gli schemi di austerità che il mondo finanziario impone agli stati dell’UE e al mondo intero, e che sono alla base di questa crisi strutturale del capitalismo. Quindi anch’esso si troverà in difficoltà quando le contraddizioni sociali si radicalizzeranno.
Ricostruire, quindi, un luogo della politica critico verso l’esistente, che guarda al lavoro, ai lavoratori ed ai loro diritti, alla tutela ambientale, richiamandosi alla nostra Costituzione antifascista, avendo una visione del mondo alternativa a questo neo liberismo finanziario del terzo millennio, è il nostro dovere morale e politico. Non possiamo lasciare vuoto questo enorme spazio. E partendo dai territori, capendo ed intrepretando la comunità in cui si vive, progettando e proponendo idee che siano funzionali alla costruzione di una società futura si può iniziare un lungo cammino. Favorendo la partecipazione, il confronto delle idee in modo libero, senza schemi precostituiti, studiando le proprie realtà attraverso un vero e proprio lavoro d’inchiesta.
Hegel affermava che le apparenze differiscono dalla realtà, Marx aggiungeva che se esse coincidessero con la realtà non avremmo bisogno della scienza. Analizzare, capire ed interpretare il mondo, questo deve essere il nostro metodo di lavoro per ricostruire un pensiero critico di massa ed una nuova speranza
Fare società, tendere ad una realtà sociale coesa fondata su principii di partecipazione democratica per conquistare spazi politici e diritti
Non c’è democrazia senza lavoro, non c’è società senza solidarietà, non c’è vita senza rispetto per l’ambiente.
Credo che siamo agli inizi di questo lungo processo, il lavoro sarà lungo, segnato anche da arretramenti e sconfitte, e avremo bisogno di tutta la nostra forza, di tutta la nostra energia, di tutta la nostra passione per poter affermare un’idea di alternativa di società.
Parole comuni come uguaglianza, giustizia, solidarietà sociale sono state stravolte, rese irriconoscibili, parole vuote in cui la nostra gente rifiuta non identificandosi; ma è da queste che dobbiamo ripartire dando loro il vero e solo significato: democrazia.
Tutto questo attraverso una efficacie comunicazione per poter progettare e far capire le nostre idee, i nostri programmi tesi verso una società di uomini liberi ed uguali dove i diritti siano considerati tali e non gentili concessioni.
A Torgiano ci stiamo provando attraverso la costituzione della "sinistra per Torgiano". Un'altra sinistra rispetto al passato, che nella continuità dei valori e degli ideali possa essere efficace per la società di oggi e, nello stesso tempo, differenziarsi da tutte le forme ibride di sinistra oggi presenti.

Recent comments
5 anni 12 weeks ago
5 anni 17 weeks ago
5 anni 18 weeks ago
5 anni 18 weeks ago
5 anni 18 weeks ago
5 anni 18 weeks ago
5 anni 18 weeks ago
5 anni 19 weeks ago
5 anni 19 weeks ago
5 anni 19 weeks ago