Norma Rangeri

Non stu­pi­sce, anche se col­pi­sce, che dopo vent’anni di repli­che, il finale delle rispet­tive car­riere giu­di­zia­rie li veda ancora insieme, ancora acco­mu­nati da una con­clu­sione dram­ma­tica ma rispet­tosa dei ruoli gio­cati nella sto­ria di que­sto disgra­ziato paese. Uno, la mente, lati­tante e inse­guito da un man­dato di arre­sto con l’accusa di con­corso in asso­cia­zione mafiosa, l’altro con­dan­nato per eva­sione fiscale, ma libero e pronto a scri­vere l’ennesimo cano­vac­cio di una nuova cam­pa­gna elettorale.

Il regi­sta Dell’Utri e il primo attore Ber­lu­sconi se fosse un film. Per­ché senza la mente, l’architetto, l’inventore della mac­china pub­bli­ci­ta­ria (Publi­ta­lia), il grande, insu­pe­ra­bile ven­di­tore non avrebbe potuto dare corpo alla trama poli­tica (Forza Italia).

La mafia e l’evasione fiscale oltre ad essere i due reati che li con­dan­nano sono anche due tratti distin­tivi, e fon­da­tivi, della nostra bio­gra­fia nazio­nale. La cop­pia Dell’Utri-Berlusconi ha rin­no­vato l’amalgama di cri­mi­na­lità e malaf­fare con­vin­cendo milioni di elet­tori che tutto sarebbe cam­biato per­ché nulla cam­biava dav­vero. Capaci di resi­stere vent’anni alla legge, coperti e pro­tetti da una classe diri­gente (da Andreotti a Craxi) che all’inizio pensò di caval­carli come utili facilitatori.

Dell’Utri fa sapere di essere malato e pro­mette di tor­nare in Ita­lia per affron­tare la sen­tenza che lo aspetta. Ber­lu­sconi, più for­tu­nato, non ha avuto biso­gno di espa­triare per­ché nel frat­tempo la giu­sti­zia è stata pie­gata alle neces­sità dei suoi guai giudiziari.

Evita il car­cere, anche nella forma degli arre­sti domi­ci­liari, se la cava con una mezza gior­nata a set­ti­mana in qual­che strut­tura di soste­gno per i meno for­tu­nati, pro­ba­bil­mente una cascina in costru­zione per disa­bili. E quando si parla di costru­zioni c’è odore di bene­fi­cenza e crea­ti­vità immobiliare.

Così finirà pure que­sto ritor­nello che ci sen­tiamo ripe­tere sugli inve­sti­tori che stanno alla larga dall’Italia per­ché la giu­sti­zia non fun­ziona, per­ché non garan­ti­sce un qua­dro di regole certe. E la smet­te­ranno di ricor­darci che all’estero il fisco è più ami­che­vole delle nostre pra­ti­che ves­sa­to­rie. Con la mite sen­tenza per il grande eva­sore, con la blanda pena che non gli impe­dirà di chie­dere il voto, anche gli inve­sti­tori stra­nieri potranno ricre­dersi e dare una mano alla ripresa.

E’ vero, i son­daggi danno Forza Ita­lia in caduta libera, i ber­lu­sco­niani sono descritti come un eser­cito in rotta, ma l’istinto di soprav­vi­venza dell’ex cava­liere ha già offerto prove di grandi capa­cità di rimonta. Grillo e Renzi sono con­cor­renti temi­bili per­ché cor­rono e com­bat­tono sullo stesso ter­reno pro­pa­gan­di­stico, ma Ber­lu­sconi è libero e la corsa verso le ele­zioni euro­pee sarà una galop­pata a tre punte.

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