di Leonardo Caponi

 

PERUGIA - Data di poche settimane l’edizione, a Perugia, di un libro, “Quando la politica era passione” Francesco Tozzuolo editore, dedicato alla ricostruzione delle vicende della sinistra perugina ed umbra nel decennio “di fuoco” 1970-1979. Si tratta in realtà di un grande album fotografico, ricco di oltre 500 belle immagini, con gli scritti di alcuni dei protagonisti e una cronologia di avvenimenti ricostruita per ciascuno degli anni. Essendo i due autori, l’uno lo stesso editore, l’altro Aldo Peverini, due noti “gruppettari” dell’epoca, il rilievo, a bassa voce, che si può fare all’opera è quello di avere, forse inconsapevolmente, una impronta che si sarebbe definita extraparlamentare, rappresentando in proporzione più studenti che operai.  In un certo senso rispecchia un dato della realtà.  La dinamica sociale a Perugia è più variegata rispetto a Terni e ad altre città umbre. La presenza di due Università, di molti studenti, di una piccola borghesia intellettuale ribelle e radicale, spiega qualche incrinatura nell’egemonia del Pci e un dibattito a volte rovente tra il grande partito e le forze alla sua sinistra. Per il resto è un lavoro quasi ciclopico su un repertorio fotografico rigorosamente in bianco e nero che,  insieme alle manifestazioni, ai cortei e ai volti conosciuti o anonimi di migliaia di persone che vi parteciparono, permette di ammirare, in molte foto, la bellezza del centro storico di Perugia e dei suoi angoli, dai più noti ai più nascosti, che a quei cortei fanno da cornice austera e rassicurante. Si può scherzare sul fatto che il libro fa pensare alla “Corrazzata Potemkin”, il film di Ejzenstejn, celebratissimo (oggi un po’ meno) dalla critica come pellicola che rivoluzionò il cinema essendo, per la prima volta, senza protagonisti; o meglio con un protagonista nuovo: la massa. Anche di questo libro protagonisti sono le scene collettive, i “movimenti”, in una epoca nella quale la personalizzazione, il leaderismo, il carrierismo, l’intrigo erano estranei o contenuti, almeno a sinistra, nella vita politica.

   Sfogliando le pagine, chi ha vissuto quegli anni è, probabilmente, assalito da un misto di tenerezza e nostalgia. Con i tempi della giovinezza si rivivono vicende e un’epoca importante con l’orgoglio di avervi partecipato e si rivedono facce conosciute, compagni di lotta e di speranze, alcune oggi invecchiate, altre, negli anni,  dimenticate. Certo quelle foto propongono questioni irrisolte e rimandano a difficili interrogativi; se il grande sogno che animò quegli anni e mobilitò le coscienze di tante persone sia definitivamente finito e perché sia finito e se, di conseguenza, quel sogno fosse giusto o sbagliato. A queste domande ciascuno ha risposto a modo suo. Sarebbe interessante fare una casistica precisa sulle scelte politiche e di vita successive a quel periodo dei dirigenti e militanti ritratti in quelle foto. Alcuni sono stati vittima della disillusione e, come si diceva allora, del “riflusso”, altri, forse proprio i più “arrabbiati”, sono tornati, dopo quella parentesi, alla classe di appartenenza e a fare professioni “borghesi”, altri ancora hanno continuato a credere nel sogno, resistito e militato nel campo vasto e variegato (troppo) della sinistra, ciascuno attribuendo ad altri (la sinistra è fatta così) le colpe della sconfitta.

   Ma il libro non si propone un bilancio di quegli anni e di quella esperienza, se non nei giusti termini di una discussione aperta. Esso vuol  valorizzare una politica che non era ambizione e tornaconto. Probabilmente non è che la gente fosse migliore; è che erano in campo grandi alternative ideali che nobilitavano il confronto e che oggi sono omologate. Il decennio ‘70-‘80 ha avuto un peso particolare nella storia dell’Italia e della sinistra italiana. Depurato di errori ed estremismi, ha lasciato un patrimonio giudicato ancora utile da molti e che, se non altro, consente, a chi continua a vedere il mondo più ricco ma più ingiusto, di mantenere la fiducia che possa essere cambiato.

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