Il piano per il lavoro o il fiscal compact

di Rossano Rubicondi
PERUGIA - La CGIL ha lanciato il suo PIANO PER IL LAVORO, con una prima conferenza nazionale tenutasi lo scorso 26 gennaio a cui faranno seguito le conferenze regionali come quella Umbra di oggi 6 febbraio.
A mio avviso si tratta di una grande proposta fatta da un sindacato che conosce quali sono i problemi del lavoro e del paese perchè li vive insieme ai lavoratori.
Un PIANO così come fece la CGIL di Giuseppe Di Vittorio nel 1949.
Oggi come allora abbiamo un paese da ricostruire, questa volta dalle macerie del Neo-Liberismo.
E solo creando lavoro buono si può pensare di superare la crisi e far ripartire il paese.
E la CGIL lo fà presentando una piattaforma seria con proposte vere e non con il chiacchiericcio della politica.
Gli obiettivi del piano sono:
" Creare nuovi posti di lavoro legati
- ad attività di risanamento, bonifica, ovvero di messa in sicurezza del territorio e di valorizzazione dei beni culturali;
- allo sviluppo dell’innovazione tecnologica nella tutela dei beni artistici;
- alla riforma e al rinnovamento della pubblica amministrazione e del welfare;
- alla economia della conoscenza;
- all’innovazione e alla sostenibilità delle reti infrastrutturali (edilizia, energia, trasporti …).
Difendere il lavoro, anche riqualificandolo, dei settori più tradizionali (agricoltura, industria e terziario) attraverso:
- la riorganizzazione e la creazione di domanda pubblica;
- il sostegno alla ricerca pubblica e l’incentivazione di quella privata;
- la qualificazione degli investimenti con innalzamento della specializzazione produttiva e la qualità nell’industria e nei servizi;
- una politica che riavvii il credito;
- i vincoli di qualità della produzione italiana;
- la regolarità e la trasparenza degli appalti (cancellando il massimo ribasso)."
La CGIL ritiene giustamente che serva un intervento pubblico in economia, una bestemmia secondo Monti, ma sono facendo politiche anticicliche, solo immettendo liquidità, anche attraverso la creazione di lavoro, che si può invertire il declino.
Di seguito i principali progetti per la CGIL su cui è urgente intervenire.
"a) riassetto idrogeologico del territorio (piano straordinario);
b) agricoltura non invasiva e compatibile con la sicurezza e l’ambiente;
c) prevenzione antisismica del patrimonio edilizio;
d) messa in sicurezza degli edifici scolastici;
e) edilizia non invasiva legata a processi di riqualificazione urbana e contenimento energetico;
f) sviluppo dei centri commerciali, nuovi modelli di consumo e valorizzazione delle città;
g) risparmio energetico e riduzione dei costi dell’energia con l’impiego di fonti rinnovabili;
h) reti “intelligenti” di gestione dei flussi di energia elettrica;
i) tutela dell’ambiente e bonifiche di siti inquinati;
l) trasporto pubblico locale;
m) infrastrutture per la logistica;
n) sicurezza della navigazione e sistema dei porti;
o) servizi pubblici locali;
p) ciclo dei rifiuti;
q) valorizzazione del patrimonio edilizio dismesso;
r) digitalizzazione del Paese;
s) riforma, razionalizzazione ed efficienza della Pubblica Amministrazione;
t) riforma dell’istruzione;
u) welfare;
v) valutazione dell’istituzione di una banca nazionale di investimento."
Questa è la risposta che serve al Paese, ma ha un costo che la CGIL quantifica in 50 miliardi all'anno nel triennio 2013-2015.
50 miliardi di investimenti che genereranno ricchezza.
E qui iniziano i problemi.
Nel piano si prova ad individuare alcune fonti di risparmio e finanziamento senza mai nominare lo scoglio più grande alla possibile attuazione del piano.
Tale scoglio si chiama FISCAL COMPACT che inchioda l'Italia al rientro dal deficit di 1/20 all'anno per i prossimi 20 anni.
Botte da manovre finanziarie stimate in 47 miliardi all'anno.Guarda caso le stesse cifre.
Una follia economica che strangolerà il paese e di cui mi sembra altrettanto folle che la CGIL la ignori.
Si tratta di una contraddizione che mette la CGIL a rischio di credibilità.
Una sorta di schizzofrenia fra un progetto meraviglioso ed una "svista" colossale
dettata più dalla paura di creare danno al PD che insieme a Monti a imboccato la strada opposta del rigore.
Da iscritto e funzionario della CGIL farò del Piano per il Lavoro la mia stella polare, convinto che questa sia l'unica risposta possibile.
Alla Camusso e al gruppo dirigente del mio sindacato chiedo più coraggio e più autonomia.

Recent comments
5 anni 2 weeks ago
5 anni 7 weeks ago
5 anni 7 weeks ago
5 anni 8 weeks ago
5 anni 8 weeks ago
5 anni 8 weeks ago
5 anni 8 weeks ago
5 anni 9 weeks ago
5 anni 9 weeks ago
5 anni 9 weeks ago