di Stefano Vinti

I sindacati denunciano il rischio, più che concreto, che 1000 lavoratori possano perdere il loro posto di lavoro in sedici vertenze regionali, che riguardano piccole e alcune medie aziende del settore manifatturiero a Umbertide, Perugia, Gubbio, Spello, Terni, Tuoro sul Trasimeno, Cannara e Terni.

Queste sono situazioni dove il sindacato è presente e può contrattare, bene o male, ma in tante altre piccole e piccolissime imprese del territorio dove non c'è il sindacato la situazione per altrettanti lavoratori è pesantissima.

La Cgil si dice contraria alla politica dei bandi della Regione e richiede un piano di nuove politiche industriali a livello regionale, di interventi che pongano fine alla precarietà del lavoro e a bassi salari che spingono tanti giovani, altamente scolarizzati e formati a lasciare la regione e a fare gli emigranti, penalizzando l' Umbria con la perdita di tante giovani capacità. Inoltre, sicuramente, con la Germania in recessione tutto il settore dell' automotive regionale avrà pesanti ripercussioni occupazionali.

In tutto questo si avverte la lontananza della politica e delle istituzioni.

Della destra non c'è da meravigliarsi, della sua lontananza dalle preoccupazioni delle lavoratrici e dei lavoratori, ma il 'Patto Avanti' (coalizione dei progressisti) deve cambiare passo decisamente, sostenere politicamente ed esprimere solidarietà umana a chi si trova in difficoltà e lottare per una nuova politica industriale, agroalimentare e della filiera delle costruzioni.

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