Quasi sempre gli uomini, quanto più autorità hanno, peggio la usano e più insolenti diventano.
(N. Machiavelli)

Dopo circa un anno di governo Meloni sono visibili alcune tendenze di fondo che caratterizzano la situazione italiana.
A colpire, in primo luogo, è il clima pervasivo segnato da un conformismo prevalente. Si dà per scontato che il governo di destra rappresenti la maggioranza degli italiani. Non è così. In realtà ha avuto il consenso di una minoranza, sebbene consistente, ma in politica ciò che appare – viene fatto apparire – è come se fosse reale. Da qui, come accade ai pesci nella rete a strascico, un correre sgomitante sul carro del vincitore.
Ad affrettarsi sono i “padroni del vapore”, i loro giornali, gli annidati nei cerchi concentrici delle burocrazie (su scala nazionale e locale), compresi i milioni di cittadini, che avevano creduto nelle promesse fatte in campagna elettorale e che, pur disillusi, non vedendo alternativa, continuano ad andare al seguito.
In questo contesto ha buon gioco ad affermarsi la “donna sola al comando”, intenzionata a rafforzare tale ruolo con la peregrina proposta di introdurre il premierato: il capo del governo eletto direttamente dai cittadini.
E’ la focaccia di Cerbero data in pasto alla folla – alla turba – facendola illudere di contare oltre i partiti.
Illusione, appunto: perché il premier, una volta eletto, sarà egualmente sottoposto all’assalto dei partiti per quanto riguarda la composizione del governo e la spartizione dei ministeri.
Non siamo in presenza di un pericolo fascista in atto, ma di una deriva autoritaria sì. Pericolosa se non viene fermata. Perché destinata ad andare avanti. Spinta anche dal patto di stabilità, imposto da Germania e Francia, e subito dal governo italiano: ne deriveranno sacrifici pesanti.
Quella recente di Meloni, più che una conferenza-stampa, è stata… una conferenza-stappa: tra bugie, reticenze, furbizie e riferimenti a imprecisati ricattatori, la premier ha tolto il tappo al vaso di Pandora delle pulsioni conservatrici e restauratrici del suo governo.
La deriva autoritaria è favorita anche dalla evanescente opposizione “di sinistra”, con Pd e 5Stelle impegnati a battibeccare per rubarsi vicendevolmente qualche voto, anziché tendere a dare forma e sostanza a un’alternativa.
E’ bene saperlo: nel nostro Paese non si tirerà fuori nessun ragno dal buco, se non ripartono vasti e durevoli movimenti di massa che, in modo pacifico e alla luce del sole, diano vita a un processo profondo di trasformazione.
Oggi non se ne vedono le avvisaglie. Ma la storia può riservare svolte improvvise. E impreviste. Più che un’attesa, è una speranza, per cui ha senso lavorare.
 

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