di Gian Filippo Della Croce

E’ un piccolo “vizio” locale che si perpetua ormai da tempo tanto da essere catalogato anche come “sistema”, cioè quel meccanismo che da decenni governa l’Umbria in lungo e in largo facendo sì che la democrazia  del voto espresso dai cittadini si impantani successivamente in accordi taciti fra maggioranza e opposizione nel contesto dei quali ognuno guadagna qualcosa, anche se ufficialmente  continuano a considerarsi alternativi.

Il “vizietto” diventato sistema anche se ha portato (come ha portato) qualche vantaggio all’Umbria,  mostra oggi tutta la sua decrepitezza a fronte della maggiore dinamicità sociale ed economica che sarebbe necessaria  per la nostra regione e le sue città che si apprestano al voto. Suscita quindi una certa impressione il fatto che ancora una volta in un confronto elettorale assolutamente inedito per quanto riguarda lo scenario, il clima e i protagonisti, i partiti (o quel che ne rimane) rimettano in campo il vecchio vizietto pensando ovviamente che il sistema che ne deriva possa continuare a perpetuarsi all’infinito. Sorge spontanea una domanda: ma possibile che in tutti questi anni non si sia trovato qualcosa di diverso ? 

Almeno per  oggi a fronte di uno scenario sociale e politico completamente nuovo? Pare di no, visto che si assiste ancora al balletto delle candidature di comodo( ovvero la cui debolezza appare come una cortesia nei confronti dell’avversario), agli indorsement, anche inediti , alle cene clandestine, agli accordi trasversali. Pare proprio che la politica nostrana non abbia proprio altro da mettere in campo, nonostante che il leader nonché segretario nazionale del partito di maggioranza continui a parlare di “cambiamo verso”. Certamente tutto questo è triste, molto triste, perché “cambiare verso” sarebbe possibile anche in Umbria, basta che lo si voglia, sopratutto si voglia guardare con maggiore attenzione verso una società civile che esprime qualità, competenza, professionalità, capacità imprenditoriale e soprattutto talento, tanto talento , che può essere il motore di un nuovo sviluppo. Quindi la politica deve essere capace di intercettare il talento, di aprirgli le porte del potere, di utilizzarne tutta la forza positiva che esso può trasmettere al rinnovamento e al potenziamento di un modello di sviluppo locale che ormai rischia di apparire  anacronistico. Ma se ancora prevale il “vizietto”, le speranze che tutto questo accada sono assai tenui  e magari  proprio mentre il paese “cambia verso” qui da noi non si riesce a fare a meno dell’antico” vizietto” e dell’altrettanto decrepito “sistema”, eppure c’è chi parla in campagna elettorale di “garanzia della continuità”, quale continuità?

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