di Gian Filippo Della Croce

E finalmente Matteo Renzi battè un colpo. In effetti il suo silenzio stava diventando quasi insopportabile dal momento che il popolo della sinistra era in spasmodica attesa di un pronunciamento del sindaco di Firenze. Alla fine il pronunciamento c’è stato sotto forma di una intervista nella quale Renzi sottolinea l’importanza che avrebbe per il Partito Democratico un governo di larghe intese, che quindi dovrebbe comprendere anche il Pdl, per andare rapidamente a riscrivere alcune regole necessarie come ad esempio una nuova legge elettorale e alcuni provvedimenti urgenti per la nostra economia, per poi prepararsi al voto.

Apriti cielo! La reazione dei bersaniani, soprattutto di quelli che si definiscono “turchi” ( ma non era meglio che si definivano “italiani”?) forse soltanto per meglio attirare la curiosità dei mass media, visto che non è stata ancora data nessuna pubblica spiegazione in merito a questa inconsueta denominazione, è stata di una violenza inusitata, fino ad arrivare all’accusa di pugnalamento alle spalle del segretario da parte di Renzi, evocando quasi uno scenario shakespeariano da “Giulio Cesare”, con il sindaco fiorentino nella parte di Bruto. I “turchi” infatti sostengono che Bersani-Giulio Cesare, debba essere l’unico leader in campo per il centrosinistra e la sua visione politica, compresi i famosi “otto comandamenti”, l’unica possibile per portare al governo il PD ed avviare quel “cambiamento” di cui Bersani parla con insistenza. Una proposta che però ha il difetto di avere una sola possibilità, visto che i numeri non ci sono, e questa possibilità si chiama Movimento Cinque Stelle, ovvero un’alleanza con Grillo (già definito “fascista” da Bersani in campagna elettorale) per mettere insieme quei voti che mancano al sostegno di un eventuale governo di centrosinistra allargato ai grillini. Quindi nessuna ipotesi di “larghe intese”, anche se adombrata da Napolitano, il segretario e i suoi turchi hanno un solo, obiettivo l’intesa con Grillo oppure la conquista di alcuni senatori grillini per avere i voti necessari al Senato. E’ evidente che non si tratta di una grande prospettiva, soprattutto non è nuova, in quanto l’acquisizione di voti dissidenti è qualcosa di già visto e stravisto che richiama alla mente proprio quei metodi berlusconiani giustamente tanto criticati dal centrosinistra in tempi non lontani.

Una differenza comunque c’è e sarebbe quella che mentre il cavaliere si sarebbe servito del denaro, quindi corrompendo, i turchi invece si gioverebbero dell’arma della persuasione, quindi convincendo, non è una differenza da poco sicuramente, ma come risorsa è piuttosto incerta primo perché la contrarietà di Grillo a qualsiasi accordo con il PD comporterebbe per gli appartenenti al suo movimento che volessero aderire all’invito di Bersani l’acquisizione della patente di transfughi e traditori , che gli verrebbe applicata da parte del guru genovese, e nonostante tutto quello che si può pensare su di lui, non è che avrebbe tutti i torti. Secondo , ma quale affidamento si potrebbe fare su una maggioranza sostenuta da qualche voto di transfughi magari pronti a ritornare all’ovile alla prima occasione?

E’ questa la strada maestra per il cambiamento, che ci propone il leader democratico? I dubbi sulla bontà strategica del disegno bersaniano non possono che aumentare, anche perché il pronunciamento di Matteo Renzi non può essere considerato certo come “parole in libertà”. Come scriveva Ilvo Diamanti recentemente su “La Repubblica”, il Partito Democratico in questo momento dovrebbe essere capace di “guardarsi dentro”, con coraggio ed onestà intellettuale, invitando i vari turchi in circolazione a frenare la loro veemenza che bolla di tradimento qualsiasi altra posizione che non sia la loro, perché il vero cambiamento di questo Paese passa prima di tutto dal cambiamento che la sinistra saprà fare al suo interno, a partire dalla possibilità di un dialogo vero fra le varie anime del Partito Democratico.

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