Se dovessimo far parlare le carte, il nostro, sarebbe un Paese perfetto. Altro che Germania! Con le parole, scritte tra l'altro malamente all'interno di testi scoordinati, coordinati poi temporaneamente in testi unici complicatissimi, ci siamo costruiti una realtà parallela del tutto irreale. Fra l'opera realizzata e l'intenzione del Committente ci sono passaggi degni di un'opera di Godot. Il volenteroso che intende costruirsi qualcosa per sé incarica un professionista, il quale coordina, come un direttore d'orchestra, le volontà del Committente e quelle della comunità che lo circonda; per cui esisterà, oltre al prodotto dei desideri, anche la verifica della sua robustezza, la verifica dei suoi consumi energetici, quella della capacità di contenere o far filtrare i suoni e altri numerosi accertamenti e calcolazioni. Il professionista, iscritto all'albo di categoria, fatto ciò, timbra e firma, insieme agli altri colleghi incaricati, gli elaborati necessari e deposita il tutto in Comune. Da qui inizia la fantasia. Il carteggio segue mediamente le seguenti istruttorie: quella del tecnico comunale, quella della Commissione comunale ambientale, quella del geologo, quella provinciale, quella ministeriale della Soprintendenza, quella del controllo delle strutture e, se si appartiene alla categoria di quelli che meritano, anche il controllo di Parchi, Regioni, Agenzie forestali e quant'altro. Ogni volta il tecnico professionista deve star lì a correggere interpretazioni personali di norme che più sono dettagliate e più sono ingarbugliate e più dicono questo e quello: togli questo, aggiungi quello. Il Committente è ancora lì con l'oggetto del desiderio in testa che sta bramando di iniziare, mentre il tecnico e là a distruggerlo su carta. Chi glielo va a dire al povero Committente? Nessuno. L'opera si farà più o meno come era nelle intenzioni. La conclusione è che la carta descrive un mondo diverso da quello che viene realizzato.

Un passo per ricostruire   

i tiene in piedi un esercito di tecnici per certificare l'inesistente, invece che utilizzarlo per controllare in cantiere il rispetto delle regole fondamentali, specialmente quelle strutturali e del contenimento energetico. La realtà, in tal modo, sarebbe coerente con il Bel Paese che abbiamo e che vogliamo.

 

Paolo Felici

 

www.ediliziario.it

 

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