Qui non si tratta di una politica atta a colpire i privilegi, ma a colpire le classi sociali meno abbienti, i più deboli.

Da questo mese molti pensionati nella loro pensione non avranno più l’adeguamento all’inflazione, pari all1%, e si vedranno tolto quello avvenuto nei primi mesi dell’anno in corso. Tutto questo a partire dalle pensioni pari a 1.500,00 euro lordi.

Si comincia quindi dalle pensioni ad applicare la famigerata Flat tax, in un modo truffaldino, sulle fascia della popolazione più debole, più bisognosa di assistenza, di sicurezza, che si continua a credere “privilegiata”. Si tratta, infatti, di un anticipo di quella che sarà o può essere la tassa piatta. Un 1% applicato in maniera uniforme su tutti i redditi, a partire da 1.500,00 euro.

Di nuovo si mette in evidenza un’ assurda contrapposizione generazionale che vuole dimostrare che i giovani sono o precari o senza lavoro, perché le generazioni precedente hanno vissuto come “cicale”.

Questa campagna martellante ha finito per convincere i più, ma conti alla mano così non è. Si tirano in ballo i “pensionati baby “, che per quanto ingiusto era il provvedimento è altrettanto infondato che questa sia una delle principali cause che ha determinato il crollo della previdenza.

La previdenza è entrata in crisi quando il governo Prodi, con una magia contabile, trasformò il credito dell’allora INPDAP nei confronti dello Stato in debito verso di esso, quando si unificarono INPS ed INPDAP accollando tutti debiti al primo, all’enorme evasione contributiva.

L’obiettivo del provvedimento è quello di distruggere la previdenza pubblica per dare spazio a quella privata, perché essa non sia più integrativa, ma fondativa del sistema pensionistico.

E questo è anche il pensiero di questa maggioranza, nonostante le roboanti dichiarazioni del leader leghista contro i banchieri che stringono in una morsa l’Europa e suoi cittadini.

Questo è purtroppo vero, ma questo Governo adotta le stesse politiche austere che la troika finanziaria impone. Il reddito di cittadinanza, oltre ad essere del tutto insufficiente, è una forma di assistenza senza il rispetto della dignità umana, la quota 100 una trappola per i lavoratori.

Se si vogliono adottare politiche redistributive occorre superare nettamente la legge Fornero, una vera follia in termini sociali ed economici, stabilire un salario minimo dignitoso che possa dare indipendenza economica e sociale ad ogni lavoratore, ridurre l’orario di lavoro a parità di salario, reintrodurre il concetto di “giusta causa” per gli eventuali licenziamenti.

Quello che fa questa maggioranza è solo in continuità con le politiche di austerità che le élite impongono al mondo, nonostante i proclami siano di segno opposto.

Ma questa Europa questo impone e né la Lega né il M5S riescono a sottrarsi a questa tenaglia.

Serve un’alternativa, un’altra Europa, una visione del mondo dove la solidarietà fra le generazioni, fra i lavoratori non siano parole vuote e falsi proclami.

È quello che la Lega sta facendo, e quello che il M5S non sta facendo è di opporsi a questa terribile economia finanziaria che ci sta opprimendo.

È ora che i cittadini, se non vogliono diventare sudditi, devono cominciare a fare con determinazione.

Attilio Gambacorta
La Sinistra per l’Umbria

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