di Renato Casaioli

A Grillo piace il regime iraniano. Soprattutto lo considera per le donne il paradiso terrestre. Lo si apprese da un’intervista che il poliedrico saltimbanco, ha rilasciato nel giugno scorso ad un giornale israeliano Yediot Ahronot; ma che oggi alla luce del risultato elettorale, quelle parole, quei concetti sul regime teocratico e sanguinario dell’Iran, così come tutte le altre parole espresse per descrivere il suo pensiero sulla politica estera, sulle relazioni internazionali appaiono inquietanti. Sarà’ bene ricordare a Grillo e a tutti i suoi sostenitori, che in Iran le donne vivono in regime di vera schiavitù, sono considerate essere inferiori, portatrici di tentazioni e perciò peccaminose. (Così le considerava anche il potere clericale cattolico. Oggi quel pensare sono costretti a mitigarlo un po’).

 

In sintesi il codice: 1) in Iran le donne sono obbligate a vestirsi “dimessamente” in pubblico: se mettono in vista più del viso e delle mani, sono passibili di una pena di 70 frustate; 2)  le donne non possono diventare giudici; 3) sulle spiagge e in tutti gli sport, vige la segregazione sessuale: uomini da una parte, le donne dall’altra; 4) l’età minima legale del matrimonio per le donne è di 13 anni; 5) un futuro marito può, ma solo se lo vuole, firmare un contratto pre-nuziale con il quale si impegna a restare fedele, monogamo; 6) un uomo e una donna non hanno diritto di tenersi per mano in pubblico, non possono stringersi la mano per salutarsi, 7) nel 2008 il governo interruppe la pubblicazione della rivista indipendente Zanan, magazine che difendeva i diritti delle donne, perché rappresentava “una minaccia per la sicurezza psicologica della società”. A Grillo chiedo di proporre a sua moglie iraniana, di vivere secondo queste regole della civiltà teocratica, e non secondo gli agi e le libertà, i principi del Diritto che l’Occidente garantisce. Forse non potrebbe da sola andare in vacanza in Madagascar, vivere in villa da sola con le amiche e gli amici, e prendere il sole con il due pezzi nelle esotiche spiagge africane. Ma il sacrificio lo farebbe volentieri, in nome di una civiltà superiore da far trionfare. C’è poi un altro dettaglio non proprio secondario: in Iran le lesbiche e i gay, vengono impiccati sulle pubbliche piazze. Anzi a leggere l’intervita, Grillo racconta di essersi imbattuto lui stesso in una pubblica impiccagione di un giovane iraniano. L’animo gli si scosse un po’, ma poi ricordando che anche in America fanno più o meno le stesse cose, giustificò e l’animo gli si rasserenò. Incalzato  dal giornalista sulle nefandezze del regime militare teocratico,  a domanda precisa: tra la donna al centro della famiglia e il boia di stato islamico che non è peggiore di quello madre in USA, ci sarà un problema di diritti  e libertà in Iran?

 

La risposta lapidaria: “Quelli che scappano sono oppositori. Ma chi è rimasto ha le stesse preoccupazioni che abbiamo noi all’estero. L’economia lì va bene e le persone lavorano. E’ come il Sudamerica: prima si stava molto peggio”. Come fa a saperlo? “Ho un cugino che ha costruito autostrade in Iran. E mi dice che non sono per nulla preoccupati”. Autostrade? Proprio quelle di cui il simpatico barbuto, va bestemmiando tutti i giorni. Sui massacri in Siria poi afferma “che sono cose che noi non possiamo capire. Non sappiamo se sia una vera guerra civile o se si tratti di agenti infiltrati nel Paese”. Sembra di sentir parlare i gerontocratici della vecchia URSS. Insomma con Grillo che ispiri la politica estera del Bel Paese, c’è da rimanere sicuri che si starebbe sempre dalla parte del Diritto. Peccato davvero che a uno così, una classe politica autoreferenziale, corrotta, incapace e strapagata che ha portato il Paese alla rovina, come quella italiana, abbia offerto l’occasione di fare una brillante campagna elettorale. Cavalcando un malcontento sincero e legittimo di tutti i cittadini, anche di quelli che non lo hanno votato.

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