Chissà se il presidente del consiglio Matteo Renzi passando da quelle parti giovedì scorso, tra un taglio di nastro e una visita ufficiale, si è accorto di quella che una volta era l’azienda più importante del territorio e che oggi invece è ferma, bloccata e, adesso, anche con 400 lavoratori alla porta. Chissà se la Regione Umbria si renderà finalmente conto della reale gravità della situazione e metterà in campo, attraverso l’assessorato preposto, interventi concreti per evitare un ulteriore, drammatico colpo all’occupazione di un territorio, la fascia appenninica, già ridotto all’osso in termini di lavoro e opportunità. Chissà poi se l’imprenditore Porcarelli si deciderà a presentare un piano industriale serio, credibile, che possa riscuotere la necessaria fiducia anche delle banche, che, da parte loro, non sono disponibili a rischiare un centesimo, nemmeno se in ballo ci sono centinaia di posti di lavoro. E infine, chissà se il Mise e il governo, anche alla luce del fallimento dell’accordo di programma, prenderanno finalmente in mano la situazione, svolgendo quel ruolo di regia tra impresa, sistema del credito e territorio, che appare assolutamente fondamentale, se si vuole davvero uscire da questo pantano. Un pantano che unisce, come la Quadrilatero, Umbria e Marche, ma per il quale non ci sono nastri da tagliare, né brindisi da fare, ma solo centinaia di posti di lavoro da salvare.

Filippo Ciavaglia, segretario generale Cgil Perugia

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