Ex Merloni, Ciavaglia (Cgil): “Ma Renzi s'è accorto che è completamente ferma?"
Chissà se il presidente del consiglio Matteo Renzi passando da quelle parti giovedì scorso, tra un taglio di nastro e una visita ufficiale, si è accorto di quella che una volta era l’azienda più importante del territorio e che oggi invece è ferma, bloccata e, adesso, anche con 400 lavoratori alla porta. Chissà se la Regione Umbria si renderà finalmente conto della reale gravità della situazione e metterà in campo, attraverso l’assessorato preposto, interventi concreti per evitare un ulteriore, drammatico colpo all’occupazione di un territorio, la fascia appenninica, già ridotto all’osso in termini di lavoro e opportunità. Chissà poi se l’imprenditore Porcarelli si deciderà a presentare un piano industriale serio, credibile, che possa riscuotere la necessaria fiducia anche delle banche, che, da parte loro, non sono disponibili a rischiare un centesimo, nemmeno se in ballo ci sono centinaia di posti di lavoro. E infine, chissà se il Mise e il governo, anche alla luce del fallimento dell’accordo di programma, prenderanno finalmente in mano la situazione, svolgendo quel ruolo di regia tra impresa, sistema del credito e territorio, che appare assolutamente fondamentale, se si vuole davvero uscire da questo pantano. Un pantano che unisce, come la Quadrilatero, Umbria e Marche, ma per il quale non ci sono nastri da tagliare, né brindisi da fare, ma solo centinaia di posti di lavoro da salvare.
Filippo Ciavaglia, segretario generale Cgil Perugia
Sabato
06/08/16
16:29
Salvare posti di lavoro?
I posti non si salvano. Si creano se vi è un imprenditore che realizza un bene richiesto dal mercato che produce più del suo costo di produzione (ovvero crea utilità per l'investitore).
Produrre un bene che nessuno vuole non significa salvare posti di lavoro, ma creare le premesse per diffondere i danni anche alle altre aziende fornitrici che dovessero fornire beni e sevizi alla azienda in crisi perché poi non gli verrebbero pagati.
Prendiamo atto che lo stabilimento Merloni é MORTO perché i prodotti che produceva non servono più o perché altri li realizzano meglio a minor costo. Facciamocene una ragione e smettiamo di illudere i lavoratori e caricare di costi gli altri cittadini che pure loro non stanno messi bene.
I lavoratori facciano come fanno tutti i licenziati dalle imprese artigiane e dalle piccole industrie della zona, si diano da fare per trovare altro da fare (mi sorprenderei se qualcuno già lo facesse in nero).
Il sindacato non guardi solo ai dipendenti della Merloni, ma a TUTTI i lavoratori di quella zona, soprattutto a quelli che di lavoro non ne hanno proprio, cercando di fare proposte per favorire la nascita di nuova imprenditorialità e quindi la crescita imprenditoriale complessiva e non solo dei lavoratori della ex Merloni.
Lamentarsi perché il governo non gli risolve i problemi che neppure il sindacato ha idea di come risolvere, non mi pare sia costruttivo di nulla.