PERUGIA - Carissimo Pierluigi BerZani, ti scrivo con molta sincerità, amareggiato e deluso, tengo a precisarlo. Non sono mai stato un uomo di fede comunista, almeno per quel comunista che intendi tu. Paolo Vinti, ma tanto tu non lo conosci, ogni volta che mi incontrava mi diceva con tutto il suo orgoglio: ecco Don Chisciotte, l'ultimo comunista rimasto, intendendo la mia capacità di uomo di voler essere contro un "regime" che non brilla certo per amore del proletariato. Dico proletariato ma mi sa che anche di codesto tu ne sai ben poco.

Ti scrivo dopo aver visto come sono andate le cose stanotte con la definizione delle liste, pardon degli inciuci, che siete riusciti a mettere insieme. Non sono stato mai un comunista o di sinistra, lo ammetto, ma stavolta la crocetta ce l'avrei fatta su quella P e su quella D unite insieme. L'euforia di nuovo che Matteo RenSi aveva portato, vera o falsa che sia stata, mi aveva fatto dire... mi piace. Mi ci ero pure impipinito, come si dice qui a Perugia. ma è durato poco, anzi pochissimo.

Dopo quel breve sogno di rottamazione e novità sei tornato a dirigire un partito vecchio e stantio, fatto di buracrati, e di attaccati alle poltrone, di vecchi cervelli che da tempo immemore occupano spazi della politica senza essere riusciti a dire mai, e dico mai, un qualcosa di sinistra. Non dico comunista perchè se no ti tornano in mente i tuoi tempi meravigliosi da post chierichetto.

Da te, lacrima facile che ho apprezzato da Brunetto VesTa, mi aspettavo qualcosa in più, qualcosa che potesse far dire... ecco il cambiamento, ecco la speranza, ecco qualcosa di nuovo. Ecco quella società di parità e di rispetto, di democrazia e di possibilità. Ma tutto è come prima, anzi peggio. Le poltrone sono ancora amate come erano amate prima, gli inciuci e il servilismo è sempre dentro il PD peggio di un cancro che se lo rode lentamente. Avete fatto le primarie ed alla fine avete preso per i fondelli chi chi ha creduto, avete dato una parvenza di qualcosa che cambiava per poi accorgersi che nelle stanze continuate a fare le stesse cose di sempre, i conti ed i conticini su chi mettere qui, chi mettere là, chi accontentare e chi fare fuori. Avete chiesto di scegliere chi, gli elettori, volevano davvero a fare politica e siamo finiti nel mare dell'inciucio, del sospetto, delle notti dai lunghi coltelli, delle accuse, dei voltafaccia, dellevendette, della caciara da pollaio, nella bassezza infima del peggio del peggio.

Mi aspettavo di più, sono sincero e te lo dico amareggiato e deluso, mi aspettavo che in un mondo di politici falsi e inconcludenti, qualcosa di nuovo tu potessi pensarlo, dirlo, proporlo e soprattutto farlo. Ma mi sono sbagliato. In fondo a te sta bene tenersi il passerotto in mano... e il tacchino resta sul tetto.
Io non mi accontento del passerotto, sinceramente con il passerotto in mano non ci sono mai stato e non ci tengo a tenermelo in mano proprio ora a 53 anni. Mio padre mi ha insegnato a sognare, a sperare e a credere che, forse domani, il mondo sarebbe cambiato. "I sogni degli uomini devono essere eccessivi, altrimenti a cosa serve il paradiso" ripeteva quando tutto diventava difficile.
Non lo avrai nemmeno stavolta il mio voto, lo giuro. Mi spiace ma non lo avrai... cerco e voglio il tacchino... prima o poi sono convinto che lo acchiappo. Forse non sarà domani, ma vedrai che lo acchiapperò.
Con stima, nonostante tutto,
 

Giampiero Tasso, l'ultimo "comunista" rimasto

 

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