di Anselmo Pagani.

Un bel giovane ritratto di tre quarti nel pieno della sua vigoria fisica, con lo sguardo che si perde lontano, quasi stesse riflettendo sulla prossima impresa militare che l’aspetta, per affrontare la quale ha indossato la sua armatura più nuova e preziosa, sopra il cui elmo appoggia la mano destra.
Il taglio degli occhi, la forma del naso e l’inclinazione delle labbra, identiche a quelle della Signora Maria Salviati, ci fanno capire che siamo di fronte a suo figlio.
Così Agnolo Bronzino, dopo averne raffigurato nel 1542 la madre, a distanza d’un paio d’anni ritrasse Cosimo I de’ Medici, secondo Duca di Firenze, presentandocelo come un uomo che per bellezza, classe ed eleganza era unico nel suo genere.
Nato il 12 giugno del 1519 era l’unico figlio della coppia costituita da Maria Salviati, aristocratica e piissima Signora appartenente ad una delle più antiche Casate fiorentine, e dal più famoso condottiero militare di quegli anni, Giovanni dalle Bande Nere, morto per i postumi della brutta ferita ad una gamba causata da un colpo di cannone sparato dalle milizie lanzichenecche nei pressi di Mantova, nel 1526.
Con la restaurazione medicea del 1530 e la nomina a Duca di Firenze di Alessandro, Cosimo fu indicato nella bolla d'investitura imperiale fra i possibili successori di quel suo lontano cugino, seppure in quarta posizione.
Tuttavia, il proditorio assassinio di quest’ultimo, pugnalato a morte nella notte dell'Epifania del 1537, rimescolò le carte in favore proprio del diciassettenne Cosimo, che sino ad allora aveva vissuto con la madre in campagna, lontano dalla politica, dedicandosi alla caccia, al nuoto e all’equitazione, così irrobustendo un fisico già atletico per predisposizione naturale.
Designato Duca dal Senato cittadino, dovette però attendere la convalida della nomina da parte dell'Imperatore Carlo V, che vi acconsentì dopo essersi assicurato della sua fedeltà ed averne constatato la determinazione quando sbaragliò con grande risolutezza un gruppo di fuoriusciti che avevano armato un piccolo esercito per rovesciarlo, sconfiggendoli a Montemurlo e poi facendoli tutti decapitare a Firenze, sulla pubblica piazza.
Anche i più scettici fra i fiorentini, che gli avevano pronosticato un principato breve e contrastato, dovettero presto ricredersi, perché Cosimo I col suo carattere chiuso, enigmatico e calcolatore, avrebbe invece regnato per trentadue anni dimostrando di possedere grande carisma e insospettabili doti da leader politico.
Il suo primo pensiero fu quello di cercarsi una sposa di rango e la sua scelta cadde sulla bellissima napoletana d’origine spagnola Eleonora da Toledo, figlia del Viceré di Napoli don Pedro Alvarez da Toledo, fedelissimo dell’Imperatore.
Si trattò di un'unione felice, allietata dalla nascita di undici figli e durata ventitré anni, all’inizio della quale la coppia decise di trasferirsi dal palazzo di famiglia in via Larga a quello della Signoria che Cosimo fece munire come un fortilizio, circondandosi da pretoriani che lo seguivano ovunque.
Fermamente convinto che il suo potere gli provenisse direttamente da Dio, considerava ribelli alla volontà divina tutti gli oppositori interni di cui si sbarazzò sempre con ferocia.
Grazie invece agli ingenti prestiti di denaro generosamente elargiti a Carlo V, perennemente a corto di quattrini, poté acquistare la completa indipendenza del suo Stato, coronata nel 1540 col ritiro dai propri domini dell'ultimo contingente spagnolo, il che gli consentì finalmente d’esclamare: "Noi siamo Principe che per necessità o obbligo non riconosce nessuno, fuorché Iddio!".
Da Papa Pio V, Cosimo ottenne nel 1569 l’agognata corona di Granduca di Toscana, barattata però con la consegna all’inquisizione romana dell’ Pietro Carnesecchi, libero pensatore fiorentino da anni in odore d’eresia, che avrebbe pagato con la vita questo tradimento.
Gran mecenate come tutti i Medici, Cosimo I favorì lo sviluppo delle arti e della cultura, trasformando Firenze in una "gabbia dorata" per i suoi cittadini, che potevano vivere in una sorte di paradiso terrestre, alla sola condizione di non mancare mai di fedeltà a lui.
Col passare del tempo anche lui fu toccato da gravissimi lutti familiari, specie nel fatidico 1562, quando nel giro di pochi giorni perse a causa della malaria due figli, il giovanissimo Cardinal Giovanni e poi Garzia, seguiti nella tomba dall’adorata moglie Eleonora.
Pur con qualche zona d’ombra, il Granduca Cosimo I permise al suo Stato di toccare l’apogeo in termini d’estensione territoriale e prestigio, col merito non scontato di averlo tenuto al riparo dalle ingerenze straniere.
Quando spirò il 21 aprile del 1574 per un colpo apoplettico, con lui si spense uno dei più grandi principi della Casata.

Immagine: “Ritratto di Cosimo I de’ Medici in armatura” di Agnolo Bronzino, 1545 circa, Gallerie degli Uffizi, Firenze.
 

Condividi