di Armando Allegretti

 

PERUGIA - C’è un’Umbria che si interroga. Una comunità intera che si interroga sui perché del folle gesto di Andrea Zampi, che ha ucciso Daniela e Margherita, due dipendenti della Regione dell’Umbria e poi si è suicidato con la stessa arma. Un assassino che si suicida è comunque un assassino. E solo la pietà della comunità, ancora sgomenta per l’accaduto, potrà lentamente smorzare la rabbia che dal 6 marzo si acuisce sempre di più nelle persone.

Ma i colpi sparati a Perugia non si dimenticano. Non si dimenticano perché hanno colpito non solo la città ma l’intera comunità, attonita e impaurita. Una comunità che adesso si interroga sul perché fosse stato ridato il porto d’armi a quell’uomo e interroga l’intera classe dirigente a dare una rotta al paese. O almeno lo spera.

Quanto successo a Perugia è semplice quanto brutale. Un uomo arriva in Regione, al Broletto, lascia i documenti e riceve un badge magnetico. Lo usa per superare i tornelli che lo separano dagli uffici. Sale al quarto piano ed esegue la sentenza di morte. Spara a bruciapelo verso due innocenti, rivolge l’arma verso di se e fa fuoco. E non resta altro che due vittime e un carnefice riversi a terra.
Due vittime di una follia individuale esplosa in un clima sociale figlio della crisi, in cui il pubblico impiego è visto sempre di più come una categoria fatta di burocrati, corrotti e raccomandati. Questa è stata la chiave di lettura, andata per la maggiore, del duplice omicidio avvenuto negli uffici della Regione Umbria.

Ma i fatti, ad oggi, stanno diversamente. Andrea Zampi aveva seri problemi psichiatrici e la tragedia nasce senza dubbio da lì. Era una vecchia conoscenza di quegli uffici, aveva già dato in escandescenza precedentemente, si sentiva perseguitato dal sistema ed era convinto che quei fondi gli spettassero ma che non faceva parte dell’élite che ne poteva beneficiare.È bene dirlo, Zampi non ha scusanti, nessun alibi. E questo è un fatto.
Ma quello che resta e che fa riflettere è quella sensazione ovattata che si vive a due giorni dalla tragedia. Una sensazione di sgomento e sconcerto che si respira nei corridoi degli uffici della Regione, nei bar, per strada. E se, all’inizio, la notizia è rimbalzata con stupore sulle bocche di tutti, poi, le reazioni delle amministrazioni e dei cittadini sono state rabbiose. Il concetto espresso è stato sempre lo stesso: puntare l’indice verso la pubblica amministrazione è la norma e il pubblico è responsabile della crisi dei privati.

Cosa è rimasto dall’omicidio di Daniela e Margherita? Di certo un brutto clima. Lo si respira nei commenti sui social network e sotto gli articoli dei quotidiani on line. Commenti forti, commenti che rubano spazio e fanno dimenticare che ci sono due vittime innocenti e un carnefice. Resta anche lo sgomento, una ferita ancora aperta che solo il tempo e la fiducia nelle persone potrà rimarginare. Forse. E restano dei fiori davanti ad un ufficio, un pensiero per altre due donne che hanno perso la vita. E resta infine anche un biglietto alla mamma di Andrea Zampi, l’ultima “vittima mediatica” della follia omicida del figlio. Poche semplici parole: “Mamma guarda nel cassetto del mio comodino, guarda chi ti guarda, ci vedremo quando saremo più in salute e giovani. Ciao”

 

da Il Giornale dell'Umbria del 9/3/2013

 

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