di Elio Clero Bertoldi.

PERUGIA - Un bellissimo volto di donna, in terracotta dipinta, con diadema e orecchini dorati entrambi mobili. É questo uno dei pezzi più pregiati recuperati dai carabinieri del nucleo investigativo provinciale di Perugia in un blitz contro gli intermediari del mercato illecito di opere d’arte e archeologia. Gli splendidi reperti, di produzione apula, sono stati ritrovati, avvolti in fogli di giornale, in tre abitazioni di Perugia, Assisi e Cannara. Cinque le persone coinvolte nelle indagini.
Trentuno pezzi davvero bellissimi e importanti provenienti dalla Puglia e scavati, chissà in quale zona, da, almeno per ora, ignoti tombaroli.
La testa femminile di statua funeraria - una persona di alto rango - del IV secolo aC “fotografa” una giovane signora dal volto ovale “con modellato morbido e sguardo intenso”, come sottolinea Luana Cenciaioli, direttrice del Museo Nazionale archeologico dell’Umbria, cui le opere, rinvenute e poste sotto sequestro, sono state concesse in custodia giudiziale dal pubblico ministero Manuela Comodi, responsabile della delicata inchiesta.
Di questa stessa donna - dai tratti che ricordano le statue di Prassitele - si hanno pure una copia in marmo e un’altra ancora in terracotta. Resta un mistero il suo nome, il suo ruolo, la morte in età giovanile.
Particolarmente suggestivi i vasi plastici, policromi, anche questi a volto femminile, che evidenziano il bianco del volto ed il rosa ed il celeste dei vestiti. Quindici vasi a figure rosse in ceramica apula costituiscono la parte più consistente. Tra questi un’anfora panatenaica, a funzione funeraria (loutrophoros); un cratere a campana con una scena di caccia al cinghiale; inoltre un’anfora con un Grifo che combatte contro un Arimaspe che dovrebbe piacere ai perugini in genere ed ai tifosi biancorossi, nello specifico. I vasi a vernice nera sono riempiti completamente a foglia d’oro, a testimonianza della grande ricchezza e signorilità del committente. Tra i pezzi esposti anche un piatto con tre pesci dipinti sul fondo e spazio centrale riservato alle salse, usato nelle mense come stoviglia e un gutta (ampolla) a vernice nera. Inoltre anche una ceramica di Gnathia con viticci fioriti e altre decorazioni. Su tutti questi pezzi sono stati affidate indagini archeometriche delle argille, e alle varie classi dei materiali usati dagli artigiani, alla professoressa Annarosa Mangone dell’Università di Bari.
Insomma un bell’arricchimento per il Museo umbro, per cui si spera di poter trasformare la custodia giudiziale in detenzione definitiva, quando scatterà, alla fine dell’indagine e del processo, la confisca.

 

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