di Franco Cesario

La crisi economica è ormai divenuta anche politica ed istituzionale ma le contromosse in campo non lasciano presagire nulla di buono.

La possibilità più che concreta di essere governati per alcuni mesi da tecnocrati asserviti ai dettami del neoliberismo più truce e violento provocherà, negli strati popolari del nostro paese, ancor più danni di quelli che in teoria dovrebbe risolvere (come considerare ad esempio, banalizzando, i continui aumenti della benzina o la maggiorazione dell’Iva se non misure che ricadranno sui soliti noti?), nel cinguettio compiacente dei media che da oggi, statene certi, dipingeranno queste misure in modo compiacente.

Comincerà l’opera di distrazione di massa con il solito refrain delle lacrime e sangue come un sacrificio necessario ed inevitabile come se le ricette neotactheriane e dell’austerity non fossero già state ampiamente bocciate dalla storia.

È un grande bluff a cui abbiamo l’obbligo di reagire: nessuna legge pseudo economica potrà mai imbrigliare ciò che l’uomo può modificare con la propria ferma volontà e con unità di intenti.

Recentemente il noto studioso Fumagalli ha proposto una misura shock, il diritto al default come mezzo di contro potere finanziario, cioè la scelta di fallire in modo controllato in modo da evitare che la crisi sia una ulteriore fonte di ricchezza per gli speculatori che già hanno gozzovigliato sulle nostre spalle.

Un’opportunità su cui ragionare con attenzione.

In questo quadro le 39 domande, che presto diverranno imposizioni, poste dalla BCE all’Italia costituiscono un golpe finanziario senza precedenti, preoccupante perché colpirà solo coloro che non potranno sfuggire alla mannaia del capitale e cioè i dipendenti, i salariati e i lavoratori del pubblico impiego e non solo direttamente ma anche e soprattutto in modo indiretto attraverso i tagli allo stato sociale, ai servizi, ai diritti fondamentali conquistati dai lavoratori con anni di lotte.

L’Assessore ai servizi sociali del Comune di Assisi ha in questi giorni confermato che i tagli derivanti dalle varie manovre fatte in questi mesi, ammonteranno alla stratosferica cifra di 4 milioni di euro.

Da tempo la giunta comunale si spertica assicurando che non saranno aumentate le tasse comunali, ma fino a che punto potranno mantenere questa promessa?

Il problema dei tagli è che andranno inevitabilmente a ricadere sugli strati più bassi della cittadinanza assisana.

Facciamo nostro, in questo senso, l’appello dei frati del convento di S.Francesco che auspicano massima attenzione alle persone più bisognose che rischiano, a nostro parere, di essere spazzate via definitivamente da questi diktat che l’Europa ormai quotidianamente ci lancia.

Vorremmo che il Comune affrontasse questi temi in consiglio comunale invece di incartarsi in cervellotici ed inapplicabili regolamenti sulle manifestazioni che palesemente non avranno un seguito.

Noi pensiamo che si possa ripartire dal basso agendo concretamente nel sociale e nelle esigenze quotidiane dei cittadini: ecco perché siamo partiti per la Liguria a spalare fango, organizziamo in tutto il territorio umbro Gruppi di Acquisto Popolare (GAP) per calmierare i prezzi e creare una filiera virtuosa e fatta di prodotti genuini, agiamo in tutte quelle zone in cui si debba intervenire contro lo sfruttamento e il lavoro nero.

Al di là delle polemiche e delle contrapposizioni politiche, anche in vista del tramonto del berlusconismo, la giunta comunale è pronta ad accettare questa sfida?

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