Della Vecchia-PRC: Con Ingroia e Rivoluzione Civile, contro il fiscal compact

Ad un mese e mezzo dalle elezioni non è ancora possibile scorgere con nettezza quali siano i programmi delle forze che si contendono il governo del Paese sui temi cruciali dell’economia e delle politiche sociali. Solo Monti è chiaro e per questo è il principale e più vero dei nostri avversari. Al netto delle chiacchiere di chi prima ha tramortito l’Italia di tasse ed oggi ne promette di meno sullo stile del suo predecessore, egli ci ha già detto che vuole proseguire la strada con il cappio al collo della troika europea, rispettando quel fiscal compact su cui si era comunque registrato il piatto ed accondiscendente sostegno di tutto l’uscente parlamento dei nominati. E’ su questo punto cruciale che, forse per vergogna, si registra altrimenti il più scandaloso dei silenzi politici e mediatici, mentre si tratta del vero discrimine per ogni politica economica e sociale che si proponga di invertire la rotta del nostro Paese e scongiurarne il fatidico passo verso un inesorabile baratro civile e sociale.
Se il nuovo governo deciderà di sottostare al giogo del fiscal compact che prevede ulteriori tagli di 43 miliardi di euro all’anno alla spesa pubblica e di proseguire sul sentiero di questa folle austerità tutte le chiacchiere stanno a zero: continuerà il massacro sociale, il welfare verrà cancellato a partire dalla scuola, dalla sanità e dai servizi sociali, si privatizzeranno tutti i servizi pubblici locali e tutto ciò che resta ancora da privatizzare, verranno assaltati i beni comuni e l’ambiente e lo Stato perderà uno dopo l’altro i suoi pezzi, comprese le sue articolazioni democratiche per il governo del territorio, recedendo ad un ruolo insignificante che non gli consentirà a quel punto più, anche volendolo, di perseguire politiche industriali in grado di contrastare la crisi dell’economia reale e del sistema produttivo o di agire politiche redistributive in grado di prendere di petto la questione sociale, ovvero le emergenze reali del Paese.
Lo scenario che ci si presenta è dunque e letteralmente terribile: il capitalismo italiano border line e le sue derive finanziarie che hanno abbandonato alla sua ingloriosa fine Berlusconi, si sono strette intorno a Monti e sperano in un suo bis in accordo col PD, stanno tentando l’ultimo colpaccio a danno di tutti, pregiudicano il futuro del Paese e per proseguire nelle loro profittevoli scorribande non se ne fanno di condannarci ad una barbarie sociale sicura. Sarà questo il risultato finale del fiscal compact, altro che crescita e rilancio dell’economia.
In questo scenario, le sorti dell’Umbria, del suo tessuto produttivo, della sua coesione sociale, del novero dei suoi servizi locali, sociali e sanitari, della sua architettura istituzionale, del suo patrimonio culturale e democratico, della sua qualità della vita sono segnate: la nostra Regione verrà ammazzata.
Se Monti si propone come garante più “credibile” del fiscal compact, il centro destra prova l’ultimo, più irresponsabile e disperato tentativo populista e il centrosinistra di PD e SEL è completamente subalterno ai diktat della troika europea i cui fallimenti è ben possibile dimostrare nei Paesi che già l’hanno sperimentati, l’unica forza che nel nostro Paese propone con nettezza il problema di un’uscita dai vincoli del fiscal compact ed un’alternativa alle politiche dell’austerità è Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia.
Anche per questo, soprattutto per questo, Rifondazione Comunista dell’Umbria si considera parte del progetto politico di Rivoluzione Civile, sta con Ingroia e si adopererà con tutte le forze per il suo successo elettorale e per la prosecuzione dell’unica esperienza veramente fresca, giovane, innovativa e densa di società civile reale nell’altrimenti consunto e confuso panorama politico nazionale.

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