Decine di stupidi maestri, esponenti di una informazione neppure asservita ma solo terribilmente e omogeneamente banale, scrivono e discettano di un cattivo maestro di cui in realtà non sanno niente.
Dopo Tronti se ne va via anche Negri.
Quelli della informazione mica hanno tempo e voglia di capire, ci mancherebbe, loro cinquettano di Meloni e Conte, o Schlein .
E' il loro modo inutile e noioso di pensare la politica, il loro unico e desolato orizzonte.
Ma tant'è che pretendiamo, che sappiano davvero cosa hanno pensato, scritto e fatto Negri e anche Tronti?
Anche le classi politiche (tutte) e le classi dirigenti celebrano pero' ogni ora la morte del pensiero.
Pensatori critici come Tronti e Negri - i maggiori in Italia insieme a Cacciari e pochissimi altri - vanno riposti con fastidio in archivio.
A volte per avversione politica, piu' spesso per ignoranza.
Toni Negri e' certo figura controversa ma non capire e riconoscere la forza del suo pensiero e anche il peso politico che ha avuto e' proprio da provinciali.
Come Tronti era studioso e uomo d'azione, di militanza. Fino all'ultimo in un collettivo operaio, un gruppo di precari o dentro un'aula universitaria con centinaia di ragazzi. Sembrava dovesse vivere in eterno.
Tronti era appassionato ma piu' scettico.
Cacciari mi pare piu' realista, l'acuta visione critica la intreccia di continuo con la lettura dei fatti.
Negri tra i tre e' forse il piu' immaginifico, in fondo ottimista. Direi piu' Spinoza che Hobbes.
Il suo logos lo porta alla prassi costante, la sua pero' non e' la prassi classica, quella dei greci, a cui basta il buongoverno.
Forse l'origine cattolica lo agevola, per Negri il fine dell'essere umano non sara' mai fondare la citta'.
Per questo una certa sinistra senza radici nella storia del pensiero umano non riesce a capirlo, figlia e schiava di un buongoverno progressista.
Per Negri la citta' e' necessaria ma non e' il fine ultimo.
E' - in fondo - al di la' delle tante sfumature anche grandi che ci hanno diviso - il problema di tutta la nostra generazione politica.
Il problema che Dante pose - scandalizzando il suo tempo - nella Commedia, e cioe' la costruzione del Paradiso terrestre.
Il Poeta non nega il fine ultimo ultraterreno ma a quello ne affianca un secondo, e li la missione politica e' investita da una carica quasi metafisica.
Il paradiso in terra non solo il buon governo.
Una ingenua esagerazione forse, ma e' questo che di Negri appassiono' migliaia e migliaia di ragazzi.
E che, ancor prima, di Panzieri, Tronti, Cacciari, lo stesso Negri, intrigo' quella avanguardia di operai che porto' il suo conflitto fin sulla soglia di una rottura di sistema. Che cosa era, in fondo, se non una rottura di sistema l'intelligenza sociale operaia che seppe contendere alla proprieta' l'appropriazione esclusiva del prodotto?
E' per questo che parlano poco e male di Negri. Così come hanno quasi ignorato la morte di Tronti.
O che la Schlein per parlare di Europa piuttosto che Cacciari chiama Letta.
Non sono solo contro, non sanno. Per questo - bando a propaganda e politicismo elettorale - a tutti noi deve premere la salvaguardia e il recupero - anche correggendo eccessi e innovando - di questo patrimonio prezioso.
Ci sono luoghi del nuovo capitalismo globale che in meno di 10 anni da pochi addetti ne contano oggi a milioni in tutti i continenti .
Lì c'e' la potenziale soggettivita' critica per cui hanno speso la vita questi grandi e tanti altri.
Da lì, e su scala globale, si puo' riaprire la storia. Non vediamo forse che squilibri planetari e guerre senza vere potenze sociali in campo non arretrano?
Solo una beata ingenuita' poteva pensare potesse bastare la staffetta di Santoro.
Sono altre le cose da studiare e da fare. E occorre fare in fretta.
Abbiamo sempre meno tempo e sono sempre meno - purtroppo - i cattivi maestri di cui possiamo disporre.
 

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