Marguerite Yourcenar nelle “Memorie di Adriano”, un libro pubblicato nel 1951 e in breve tempo divenuto un best-seller, scrive: «Mi era noto ogni miglio delle nostre strade, forse sono il più bel dono che Roma abbia fatto alla terra». Questa affermazione della scrittrice francese è posta da Patrizia Basso, a esergo del suo volume “Strade romane: Storia e archeologia” (Carocci editore, pp. 128, € 10,00)

Nell’Introduzione l’Autrice, docente di “Geografia storica del mondo antico” all’Università di Verona, ricorda al lettore che i percorsi delle strade, realizzati nella penisola italiana dalle popolazioni presenti   nei luoghi conquistati poi dai Romani, costituirono per essi un modello di riferimento. Gli Etruschi e i Falisci (popolo italico che viveva sul lato destro del Tevere, a nord del Lazio), sotto la guida di insigni maestri di ingegneria stradale, realizzarono tratti viari tagliati nella roccia, aprirono strade in trincee profonde fino a 20 metri per mantenere una pendenza praticabile del percorso.

È a tutti noto che le strade (insieme agli acquedotti) furono le migliori realizzazioni dell’ingegneria civile dei Romani.  I tracciati viari furono costruiti superando ostacoli naturali con ponti, gallerie e scavi di colline per risultare solidi, efficienti, resistenti. Si ebbe cura anche di ottenere un aspetto estetico e monumentale delle vie soprattutto quelle più importanti. I Romani costruirono la rete stradale sia per lo sviluppo degli scambi commerciali sia per ragioni militari rendendo possibile il controllo dei territori progressivamente conquistati collegandoli rapidamente con Roma.

Le prime strade procedevano a raggera attorno a Roma ed erano la via Salaria, la Nomentana, la Tiburtina, la Prenestina, la Labicana, l’Ardeatina. Con l’estendersi dei domini romani oltre il Lazio e la fondazione delle prime colonie, si progettarono e realizzarono fra il IV e il III secolo  a.C. grandi strade a partire dalla via Appia fatta costruire nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco da cui prese il nome; conduceva da Roma a Capua e a Benevento e da qui prolungata molti anni dopo fino a Taranto e a Brindisi, principali porti d’imbarco per l’Oriente. Fu chiamata la “regina viarum”. Una via alternativa di comunicazione con Capua fu costituita dalla via Latina iniziata al tempo delle conquiste romane del V e IV secolo a. C.

Fra i percorsi diretti a nord tre erano le strade celebri: l’Aurelia - voluta da qualche membro della gens Aurelia -  doveva collegare Roma con le colonie costiere fondate nel III secolo a. C. dopo la vittoria sugli Etruschi. Arrivava fino all’odierna Grosseto o Pisa. Dopo l’espansione romana ci deve essere stato un prolungamento lungo il litorale toscano e poi fino a quello ligure ad opera di Marco Emilio Scauro; la Flaminia, realizzata dal console e poi censore Gaio Flaminio nel 220 a. C., si snodava attraverso gli Appennini fino a Rimini. Fu restaurata varie volte e in particolare sotto l’imperatore Augusto, che la potenziò di opere colossali, ponti, viadotti e archi trionfali, di cui uno si può ancora ammirare a Rimini. Fu prolungata fino a Piacenza con il nome di via Emilia e accelerò la romanizzazione della Gallia Cisalpina. Dall’età augustea divenne la strada principale per i collegamenti con il nord, le province galliche e ispaniche. La terza via, la Cassia, che prese il nome dal suo costruttore Cassio Longino, console nel 171 a. C., si dirigeva a nord da Roma ad Arezzo attraverso l’Etruria. Più tardi fu prolungata fino a Pistoia e Lucca.

In età imperiale il sistema delle vie italiane venne ampliato e potenziato.   Patrizia Basso nella sua opera, ricca di notizie molto puntuali con citazioni di pubblicazioni sull’argomento, ci dà un ampio e dettagliato resoconto di tutti gli interventi di manutenzione e ampliamento delle strade dall’età di Augusto fino al IV secolo d. C. Molto utili le figure da lei riportate con la riproduzione del tracciato delle strade arcaiche attorno a Roma e quello delle principali strade dell’Italia romana dove possiamo osservare che il sistema di comunicazioni creato dai Romani era così articolato da essere paragonato «al sistema vascolare, arterioso e venoso che porta il sangue dal centro alla periferia e da qui di nuovo al centro», come si legge nel Catalogo della mostra “Viae publicae romanae” a Castel sant’Angelo (Roma, 1991).

    

Patrizia Basso sviluppa in tre capitoli gli argomenti importanti che riguardano l’oggetto dei suoi studi: 1) Raccontare le strade (quelle repubblicane e le imperiali, la loro costruzione, la gestione amministrativa, la vita lungo gli agglomerati urbani, i viaggi e viaggiatori, le loro fatiche e le emozioni. 2) Osservare le strade (abilità degli ingegneri nella costruzione del tracciato viario in luoghi pianeggianti o collinari con soluzioni uguali o diversificate volta per volta, le difficoltà tecniche  trovate e affrontate, espressione della potenza e sapienza tecnica dei Romani,  le strutture portanti e la presenza ai bordi delle strade di cippi con lapidi che indicavano le distanze; le stazioni di ristoro, i monumenti funebri), 3) Studiare le strade (il terreno, la loro rappresentazione cartografica, la toponomastica, la rilevazione fotografica aerea, le testimonianze archeologiche). Accurato il ricco elenco di tutte le disposizioni legislative riguardanti la viabilità partendo fin dalle leggi delle XII Tavole.  

  Come per altri aspetti del mondo romano, anche sulla viabilità informazioni importanti possono essere desunte dai testi scritti che ci sono giunti anche se, come Patrizia Basso afferma, «gli scrittori latini sembrano piuttosto avari di notizie riguardo ai percorsi stradali specie per quanto concerne i dati tecnici e le infrastrutture, nella maggior parte dei casi si tratta di citazioni occasionali e frammentarie, difficilmente organizzabili in un quadro coerente e unitario».

Le notizie più significative sono offerte dai geografi, ma quelle legate all’uso quotidiano delle strade, ai tempi di percorrenza e alla descrizione paesaggistiche le troviamo nelle opere di molti autori latini, nelle satire, nelle lettere, nei resoconti di viaggi con dettagli sui percorsi, Tali documentazioni non si limitano al periodo antico della storia di Roma ma si trovano anche nelle opere di autori dell’alto e basso Medioevo.

Le strade romane, come è documentato nelle ultime pagine di questo prezioso testo, sono state di recente valorizzate con fini culturali e di promozione turistica ed economica del territorio da queste attraversato, provvedendo alla tutela del patrimonio culturale, stimolando interventi di recupero e conservazione dei beni storici, architettonici e ambientali collocati lungo il percorso: un esempio è il parco archeologico sorto intorno alla via Appia. La superfice dell’area ora protetta offre la presenza di monumenti di grande valore come la tomba di Cecilia Metella. 

Il volume è arricchito da numerosi “Consigli di lettura” relativi ad ogni capitolo del libro e da una ampia bibliografia che testimonia la vivace crescita di interessi e di studi riguardanti il ruolo politico e culturale rappresentato dalla viabilità nella storia di Roma dai più antichi tracciati alla grande rete viaria, organica e capillare, realizzata durante l’impero.

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