Il segretario della Cgil dal palco di Bologna: "II Paese non crede più alla propaganda, è il momento di risposte precise su fisco, salari e precarietà". “Un bellissimo inizio”: così, prima di salire sul palco, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha definito la prima tappa della mobilitazione unitaria 'Per una nuova stagione del lavoro e dei diritti' organizzata da Cgil Cisl e Uil a a Bologna. Piazza Maggiore era gremita tanto che, hanno detto dal palco, "non riesce a contenere tutti i presenti", stimati in “oltre 30 mila”. Sul palco si sono poi alternati lavoratori, pensionati e i segretari generali dei tre sindacati Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri.

Nel suo discorso, Landini ha subito sottolineato che il Paese “non crede più alla propaganda del governo, ed è giunto il momento di dare delle risposte precise”, e di mostrare “rispetto per le organizzazioni sindacali”. “La maggioranza dei lavoratori e dei pensionati, di chi paga le tasse, di chi tiene in piedi questo Paese - ha spiegato - ha il diritto di essere coinvolto nelle scelte che vengono fatte, ma questo non sta avvenendo”.

Un fisco più equo
Landini è stato molto chiaro nel dire che “alcuni dei punti del Decreto lavoro che il governo ha messo in campo non ci piacciono affatto”, ma è soprattutto “il disegno complessivo che sta venendo fuori” a preoccuparlo. Perché non c'è “quello che serve”. Quando l'esecutivo dice di voler “lasciar fare a chi vuol fare”, ad esempio, “non fa i conti con 110 miliardi di evasione fiscale”. Quando nel disegno di legge sul fisco che il governo ha depositato in Parlamento, poi, “si propone la Flat tax  al 15% per tutti, vuol dire che chi ha un reddito di 20.000 euro e chi ne ha 100.000 pagherà lo stesso”. “Una cosa inaccettabile”, dato che “oggi i lavoratori dipendenti e i pensionati pagano quasi il 95% dell'Irpef”, e il governo si rifiuta anche di introdurre una tassa sui profitti e sugli extra-profitti”. “Se vogliamo investire per cambiare la situazione - ha continuato il leader Cgil - è chiaro che il tema del fisco è centrale. Non affrontarlo vuol dire avere una volontà politica precisa. Nell'era del digitale, il controllo e l'intreccio delle banche dati è ormai molto semplice. Nell'epoca dell'intelligenza artificiale non è possibile non affrontare il tema dell’evasione fiscale”. “Negli Stati Uniti, stanno varando un piano pubblico d'investimenti senza precedenti perché se si vogliono affrontare le questioni ambientali e sanitarie sempre più complicate servono investimenti pubblici – ha spiegato poi Landini -. Non è il mercato a indicare la direzione, ma un indirizzo pubblico". Un indirizzo che il leader della Cgil nel governo Meloni non vede: "Per questo oggi non abbiamo semplicemente qualche punto di diversità nel guardare ciò che sta facendo l'esecutivo, noi pensiamo che è proprio sbagliata la politica economica e sociale che si sta mettendo in piedi.”

I salari vanno aumentati
Anche per quanto riguarda la riduzione del cuneo fiscale, alla Cgil i conti non tornano del tutto: “È una richiesta che stavamo facendo da tempo, ma noi non la vogliamo una-tantum per 5 mesi. Noi la vogliamo strutturale per sempre.  E poi non abbiamo chiesto solo il 5%, con i livelli d'inflazione che ci sono serve il sistema che si chiama Fiscal Drag, un aumento delle detrazioni in rapporto all'inflazione. In modo che l'aumento lordo si trasformi anche in un aumento netto, non solo delle tasse”. Perché, per aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori, “non c'è bisogno solo di ridurre le tasse, ma anche di aumentare i salari". Questo però "non lo fa solo il governo, lo devono fare le imprese e gli imprenditori. E sia chiaro che gli imprenditori non possono fare la parte di quelli che dicono al governo che va bene quando incassano gli incentivi e poi dicono no quando i sindacati presentano le piattaforme”. Nelle prossime settimane nelle piattaforme che sono già state presentate e in quelle che la Cgil presenterà “chiederemo un aumento di centinaia di euro”. 

La precarietà va superata
Sotto la scure di Landini finiscono poi “l'allargamento dei voucher", la “liberalizzazione dei contratti a termine”, “il taglio del reddito di cittadinanza” e la “mancata rivalutazione di tutte le pensioni”. “Sta succedendo una cosa molto pericolosa – ha spiegato - aumentano il salario dei lavoratori ma fanno cassa non aumentando le pensioni e tagliando il reddito di cittadinanza. Ma non è la solidarietà tra poveri che vogliamo, noi vogliamo intervenire sulla ricchezza, sui profitti e sugli extra profitti. Questo deve essere fatto ed è questo che non sta succedendo.”  “La precarietà, l'appalto e il subappalto sono ormai dappertutto. Sotto lo stesso tetto lavorano persone che fanno lo stesso lavoro ma non hanno gli stessi diritti e non hanno le stesse tutele. Se non cambiamo questa situazione viene meno il ruolo stesso del sindacato".

Il Paese va unito
La piazza di Bologna ha infatti spinto Landini a pensare che “l'unità dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali ci dice che non dobbiamo fermarci fino a quando non porteremo a casa dei risultati. Noi vogliamo unire un Paese già troppo diviso, e unire tutto il mondo del lavoro”. "Non siamo più disponibili, com'è avvenuto in questi ultimi quattro mesi - ha detto- a non essere ascoltati”. “Abbiamo presentato piattaforme su fisco, riforma delle pensioni, reddito, politiche attive, ma il governo non ci ha ascoltato. E ha fatto un errore, perché Cgil, Cisl e Uil, nel rispetto dell'autonomia di ognuno, rappresentano tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori. Ma anche tutti i pensionati e i giovani precari. Quindi tutto un mondo del lavoro  che va ascoltato. Nel momento in cui si nega questa rappresentanza si stanno mettendo in discussione i contenuti stessi della nostra Costituzione e della nostra democrazia”. 

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