Due donne nelle Province, il centro sinistra e il centro destra si spartiscono il premio di un ente che continua a esistere e del quale nessuno sa più spiegare funzioni, diritti e doveri.
In queste ore è un turbinare di elogi, di abbiamo vinto, era il nostro candidato, ringraziamenti, successi, trionfi, cambiamenti epocali, analisi, presentazioni degli eletti. Roba casareccia riservata a sindaci e consiglieri comunali, tra voti espressi e voti ponderati. Sta bene, anzi sta benissimo che due donne abbiano vinto, ma qualcuno, può darmi una traccia, un'intervista, un articoletto di giornale cartaceo o online che ci abbia permesso di capire quale sia stato il programma di Zuccarini e quello della Proietti? Le differenze palesi e ponderate? Qualcuno sa illustrarci i progetti sostenuti da Pernazza o da Lattanzi oltre la sponda del Tevere?
Così una Provincia non ha molto senso di esistere, se non fare l'ufficio stampa ai vari comuni, raccontare quello che accade e come accade nei borghi, ma li ci fermiamo. Il ruolo della provincia italiana lo hanno distrutto anni fa, quando il governo del cambiamento, degli uomini dimenticati, aveva deciso che l'ente era inutile e un enorme spreco di soldi.
Il presidente non percepisce stipendio, è un sindaco, eletto dai suoi cittadini, che chiedono a lui l'impegno per la città, non certo per il bene comune di un ente, oggi meramente rappresentativo, dove si distingue lal massimo 'assessore alle inaugurazioni che indossa ancora la fascia azzurra di rappresentanza. Il resto? Nulla o poco, molto poco.
In rete abbiamo trovato una dichiarazione di programma, quella della Proietti che presentava la sua candidatura: "rilanciare l'ente, ma servono risorse. La provincia casa comune dei comuni". Punto. Altro non c'è, non per demerito dei candidati ma per mancanza reale del ruolo dell'ente.
O si torna ad eleggere il presidente, anche se vale poco, con il voto dei cittadini o non ha senso mettersi in fila e sapere in anteprima come andranno le cose, con la campagna elettorale fatta con watsup e con il passaparola per invitare non tanto a votare il candidato ma almeno ad andare a votare.

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