GLI INGLESI E L'ITALIA. Mai come in questo periodo l'attenzione della stampa inglese è concentrata sul nostro paese. Vale la pena però di ricordare che il numero maggiore di copie The Economist lo vende negli Stati Uniti (circa la metà del milione e 600mila dichiarate tra cartaceo e digitale). Il settimanale aveva invitato pochi giorni fa Draghi a restare a Palazzo Chigi. Ieri Bill Emmot, che diresse The Economist tra il 1993 e il 2006, ha scritto sul Financial Times che invece vedrebbe meglio Draghi al Quirinale. Vedremo se l'influenza di Emmot avrà la meglio o no anche sull'opinione del settimanale. In ogni caso è bene ricordarsi sempre che dal 2015 la holding finanziaria Exor, di proprietà della famiglia Agnelli, possiede il 43,4% di azioni del settimanale inglese e ne è quindi l'azionista di maggioranza. Fatto da tenere sempre presente nel soppesare la valenza e le motivazioni di certi endorsement. Quello che mi pare fin d'ora chiaro è che nella partita del Colle non sarà il Parlamento italiano a decidere, ma interessi complessi, non solo domestici, e non certo trasparenti.

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