Elezioni - Berlusconi sale mentre il "martello pneumatico della sinistra" scende

di Antonio Torrelli -
Perchè il centrosinistra non basta? Pd e Sel non soddisfano abbastanza? Certo che no. Mancano il Prc, Ingroia e tutta la ciurma. Forse (ma solo forse) allora i rematori della vecchia sinistra saranno al completo.
Ma parliamo della stessa “galera” che ha fatto cadere Romano Prodi nel ’98 e nel 2008? No. Per carità. Ora gli equlibri sono differenti. O meglio, distanti.
Non è più come quattro o cinque anni fa. Ora la crisi imperversa e l’asse del centro-sinistra democratico non può fare altro che avere le porte spalancate verso la vittoria dele prossime elezioni (almeno alla Camera dei Deputati) del 24 e 25 febbraio.
Ma per la gioia di chi? Degli indecisi? Magariiii!!! Dei delusi del centro-destra? Magari!!!! O forse per il bene del cosiddetto “Bel Paese”???. E intanto il Cavaliere risale la china. Almeno nei numeri.
Allora, facendo un rapido calcolo, si può constatare che i tecnici hanno fallito (soprattutto nell’ultimo anno. Vedi Monti&Co), che la destra populista di Berlusconi (e i suo più bassi consiglieri) hanno toppato; che l’esperienza del vecchio Ulivo e del Pd del 2008 non può funzionare. E che nell’asse Pd-Sel (almeno per ora) non rientrano il Prc, i Verdi e tutti coloro che credono in quella “Rivoluzione Civile” ancora da prima repubblica.
Ingroia non basta. Grillo è da scartare alla prima manche (o almeno si spera) e l’unico partito che tiene banco a Monti e Berlusconi (ovvero il Pd) pare messo all’angolo.
Febbre da vittoria elettorale forse? O problemi di poltrona?
Certo è che forse il voto disgiunto, almeno in Sicilia, Lombardia e Lazio (il Veneto di certo è ormai nelle mani di Maroni&Co), avrebbe potuto (e potrebbe ancora) funzionare. Ma il “movimento dei Tafazzi” è rinato ancora una volta, e il mito del progressismo italiano resta al palo.
Altro che Inghilterra e Stati Uniti (per dirla alla Matteo Renzi). La sindrome della democrazia in Italia è una malattia ancora tutta da definire (almeno a sinistra). Un germe che ancora deve iniziare a proliferare nonostante i 150 di unità nazionale festeggiati meno di un anno fa. Ma che non aspetta altro se non il proliferare nel terreno fertile delle tasse di fronte ad una società ormai strozzata dalla crisi e dalla disoccupazione.
Solo che davanti a voi (elettori di sinistra o centro-sinistra) vi è di nuovo lo stesso fantasma (o spaventapasseri) che parla male della tasse. Lo stesso che promette l’annullamento dell’Imu e l’avvento di un “condono tombale”. Vogliamo quindi fare ancora una volta finta di niente o dare una sferzata all’attuale andamento delle intenzioni di voto?
E allora, cari elettori, al fine di non ritrovarci tutti con un piede nella fossa, pensate bene a ciò che può scaturire dal risultato di un voto disgiunto. O meglio dall’inseguire quel mito di un progetto di sinistra radicale solitario e poco prolifico, sempre bello e ammirevole, ma poco realistico. Per lo meno rispetto all’imminente (e tanto desiderata) rinascita politico-economica dell’intero Paese.

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