Pubblichiamo integralmente il comunicato inviatoci dal Coordinamento dei ricercatori dell'Università degli Studi di Perugia.

Una “Magnifica” eccezione...

Ultimamente il nostro “Studium” perugino si sta distinguendo per originalità. La vicenda di questa estate in cui, unici in Italia, abbiamo “prudentemente” diminuito l'offerta formativa dei corsi di Lingue limitandola a due sole possibili combinazioni (Inglese/Tedesco, o Inglese/Spagnolo), è stata già emblematica in tal senso. Ora tocca alla definizione che il nuovo Statuto vorrebbe dare alla cosiddetta “governance alta” del nostro futuro ateneo (ovvero, dei suoi Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione), e anche qui – inutile dirlo – nessuno in Italia sarà come noi. Infatti, da un confronto comparativo con i nuovi assetti che gli altri atenei si stanno dando (confronto ricavabile facilmente in http://futurounipg.wordpress.com/ e www.rete29aprile.it), risulta che la nostra plurisecolare università vorrebbe adottare il meno democratico e partecipativo di tutti. In che senso? Nel senso che c'è fondamentalmente da scegliere se i due massimi organi di governo – Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione, si diceva – debbano essere in prevalenza eletti dalla base o designati dai vertici dell’ateneo, e le possibili combinazioni adottabili sono quindi varie. Lungo lo stivale possiamo osservarle praticamente tutte, e se la maggior parte degli atenei propende per configurazioni il più partecipate possibile, con prevalenza di membri eletti (si vedano gli esempi di Firenze, Genova, Insubria, Milano Politecnico, Palermo, Pisa, Salento, Sannio, Trieste), o quantomeno ‘miste’, con un sano equilibrio tra i due organi (e questi sono i casi di Bologna, Macerata, Milano Bicocca, Milano Statale, Napoli Federico II, Napoli 2, Padova, Pavia, Piemonte Orientale, Roma Tor Vergata, Sassari, Tuscia, Venezia, Bergamo, Brescia, Cagliari, Cassino,Catania, Catanzaro, Foggia, Pescara, Siena), il nostro ateneo si vede invece unico “paladino” della delega totale, prevedendo entrambi i consessi costituiti per la grande maggioranza da “membri di diritto”, ovvero non espressamente eletti per quella carica.
È facile comprendere che l’ipotesi perugina è quanto di più lontano da una configurazione democratica e rappresentativa, e forse non è neppure difficile stabilire i motivi di questa opzione e a chi dovrebbe giovare. Le “logiche” che sembrano guidare tale scelta (perché, ribadiamo, di scelta si tratta, maturata in mesi di lavoro di una commissione nata ad hoc che in queste settimane sta esaurendo il suo compito) sono infatti da ricercare probabilmente in due direzioni. Da una parte, c’è forse la volontà di essere “più realisti del re”, cercando così di ingraziarsi qualche dubbio favore ministeriale (come se la vicenda passata dei pensionamenti forzati, che promettevano chissà quali “benefit” per la nostra università e che invece nulla hanno portato, non dovesse essere già sufficientemente istruttiva circa l’affidabilità della nostra Ministra e delle sue promesse); dall’altra, c’è soprattutto il ripetersi di quelle manovre che tendono a operare cambiamenti che sono tali solo di “facciata”, gattopardeschi, e ciò affinché nessuna delle posizioni di potere e delle pratiche spartitorie, sempre dominanti, debba incepparsi, né tanto meno perire: cos’altro è un ‘nuovo’ Senato Accademico dove il rettore più i direttori costituiscono la maggioranza, se non la continuazione del ‘vecchio’ SA dove erano il rettore e i presidi a decidere? E a che servirà il nuovo CdA, metà del quale designato proprio dal Senato Accademico, se non a ratificare ciò che quest’ultimo ha stabilito?
E però “c'è chi dice no” a tutto questo, e lo replica da tempo. C’è chi reclama un cambiamento di rotta, e lo continua a fare senza stancarsi. C’è chi invoca trasparenza nelle scelte dell’amministrazione di questo ateneo, e cerca in ogni modo di portare all’attenzione dell’opinione pubblica quanto viene deciso in stanze chiuse. Circa lo Statuto, siamo ancora in tempo a chiedere che venga modificato. Abbiamo organizzato una consultazione on-line perchè tutto il personale docente e non-docente sia messo in condizione di pronunciarsi sul nuovo statuto – contro, ma anche a favore se lo crede opportuno. Su http://futurounipg.wordpress.com/, fino a lunedì 19 settembre a mezzogiorno si può infatti votare, esprimere la propria opinione. Basta volerlo, e fare clic.

Il Coordinamento dei Ricercatori unipg.?

 

 

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