Se nel primo semestre 2019 le imprese fallite furono 5.380, nello stesso semestre di quest'anno le chiusure sono state solo 4.667. Questi i confortanti dati Unioncamere-InfoCamere tratti dal Registro delle Imprese delle Camere di Commercio.
Lo scorso anno i fallimenti furono solo 2.924, un dato tuttavia fortemente segnato dai lockdown e soprattutto dal prolungato stop alle attività dei tribunali.
Altro numero interessante è il tasso di fallimento delle imprese italiane – dato dal numero di procedure fallimentari aperte ogni mille imprese registrate – che si attesta allo 0,76. Tradotto: ogni 4mila imprese esistenti ne fallisce una.

“La situazione nella nostra regione – ha osservato il presidente dell’ente camerale umbro Giorgio Mencaroni - è abbastanza buona per quanto attiene alla percentuale di fallimenti con solo 87 imprese costrette a chiudere questo semestre contro le 107 del primo semestre 2019, ovvero il 18,7% in meno. Lo scorso semestre si sono registrate solo 47 fallimenti. Insomma, nonostante la crisi e le mille difficoltà imposte dalla pandemia, il tessuto imprenditoriale regionale ha retto il colpo.”
Uno sguardo al resto d'Italia (che ha una media di -13,3% di fallimenti) ci mostra come solo tre regioni abbiano registrato un maggior numero di chiusure rispetto a due anni fa ovvero la Basilicata (+53,6%), il Molise (+41,7%) e la Sicilia (+1,4%).
Diverso il discorso per il tasso di fallimento che fotografa il numero di imprese fallite per 1000 registrate. “In questo caso – ha evidenziato Mencaroni - la situazione umbra non è ottimale perché dopo la Lombardia che guida questa spiacevole classifica con un 1,01%, il Lazio e il Molise appaiati con un 0,97% c’è proprio l'Umbria con un pesante 0,92%.

Ovviamente questi dati possono anche essere letti come indicatori di una diversa e più spiccata propensione al rischio e quindi come indici di un contesto maggiormente aperto al rischio d’impresa.”
Tornando ai dati chiari ed inequivocabili la dinamica dei fallimenti in Italia si distribuisce in modo piuttosto omogeneo tra i settori di attività delle imprese con il solo settore della fornitura di energia a spiccare con un vertiginoso (+60%), mentre tra i grandi comparti quello che ha registrato la migliore performance sono state le attività immobiliari con una flessione del 33,1% dei fallimenti.
La situazione in Umbria, invece, fotografa le maggiori difficoltà nei settori dei trasporti/spedizioni, del commercio, delle costruzioni e del turismo. Tengono bene agricoltura e assicurazioni.

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