Trasporti pubblici - Cristiano Tardioli (Filt-Cgil) e la situazione umbra

di Cristiano Tardioli*
PERUGIA - Questa iniziativa, nata quando era ancora in carica il Governo Berlusconi, é stata pensata per analizzare e discutere le pesanti ricadute, che i tagli drastici, operati dallo stesso Governo, hanno avuto e continueranno ad avere in un settore fondamentale per la mobilità dei cittadini; tutto ciò accade in un periodo in cui, a causa della crisi economica globale, che sta caratterizzando questi anni, e al conseguente innalzamento del costo del trasporto privato, cresce la domanda di trasporto pubblico.
Pertanto, trovandoci di fronte ad un nuovo scenario politico, più che analizzare quanto fatto dal precedente Governo, è utile discutere su cosa dovrebbe fare il nuovo Governo Monti per recuperare una situazione difficile, anche per la nostra regione.
Inoltre, l’iniziativa di oggi rappresenta un’occasione per fare il punto sulla situazione in generale del Trasporto Pubblico Locale in Umbria.
I tagli alle Risorse destinate al Trasporto Pubblico Locale
Con la manovra economica approvata nel luglio del 2010, il governo era già intervenuto pesantemente sul settore, operando un taglio lineare medio del 40% delle risorse, parzialmente recuperate con l’accordo sottoscritto in sede di Conferenza Stato-Regioni, lo scorso 16 dicembre 2010, recepito nel decreto legislativo 12 maggio 2011 n. 68 inerente l’autonomia fiscale delle regioni a statuto ordinario e delle province. Tuttavia, per completezza di informazione, va detto che, ad oggi, non è stata data piena attuazione a quanto previsto.
Inoltre, ulteriori tagli e/o razionalizzazioni sono stati già attuati, e altri sono previsti per il prossimo anno da alcune amministrazioni comunali, a fronte delle difficoltà di bilancio legate anche agli obblighi derivanti dal patto di stabilità. Interventi relativi alla soppressione e/o la riduzione di alcuni servizi, nonché al loro affidamento a soggetti privati; ipotesi questa che lascia forti dubbi circa l’entità del risparmio e le modalità con cui questo potrà essere conseguito.
Va comunque dato atto alla Regione Umbria di aver trovato, nelle pieghe del proprio bilancio, le risorse finanziare utili a garantire per l’anno in corso gli stessi stanziamenti previsti nell’anno 2010.
Va anche detto che, contro questi tagli scellerati e indiscriminati, la Filt-Cgil dell’ Umbria, unitamente alle altre Organizzazioni Sindacali regionali, si é adoperata sia attuando le opportune forme di mobilitazione del personale che sensibilizzando l’opinione pubblica.
Ai tagli sopra descritti si sono poi aggiunti quelli previsti dalla cosiddetta manovra di ferragosto, pari a circa 1,9 miliardi di euro (quasi l’80% delle risorse complessive), relativi prevalentemente ai contratti di servizio per il trasporto ferroviario regionale (Trenitalia e ferrovie concesse).
Dopo la simbolica riconsegna, compiuta dai Presidenti delle Regioni lo scorso 12 settembre, nelle mani dell’ oramai ex Ministro Fitto dei Contratti di Servizio per il trasporto ferroviario regionale sottoscritti con Trenitalia, sembrava che il Governo potesse intervenire inserendo nel maxi- emendamento alla Legge di stabilità del 2012 le opportune risorse.
Questo non è avvenuto e pertanto, ad oggi, rimane il rischio concreto che il Trasporto Pubblico Locale (sia su gomma che ferroviario) possa essere pressoché azzerato, con pesanti ricadute in termini sia di offerta di servizi che occupazionali, sia dei dipendenti diretti che dell’indotto quale è, per esempio, l’industria meccanica automobilistica e ferroviaria; si veda, a tale proposito, la scelta della Fiat di chiudere la Irisbus di Avellino.
Questo è lo scenario in cui il nuovo Governo si dovrà muovere, trovando le opportune soluzioni economiche per evitare la catastrofe del settore e predisponendo le politiche utili a garantirne il rilancio; a tale proposito è opportuno che il nuovo Governo predisponga un nuovo Piano Generale dei Trasporti.
La costituzione Umbria Tpl e Mobilità Spa
In questo scenario apocalittico, l’ Umbria si trova in una situazione di minore difficoltà grazie alla scelta lungimirante, a lungo caldeggiata dalle Organizzazioni Sindacali, di razionalizzare il sistema delle aziende a partecipazione pubblica, giungendo, a novembre dello scorso anno, alla costituzione dell’ azienda unica regionale, Umbria Tpl e Mobilità Spa.
La prova tangibile della bontà della scelta fatta la si riscontra nella gravità della situazione che si sta verificando in altre regioni, soprattutto del meridione, in cui le numerose aziende pubbliche esistenti presentano bilanci in perdita, caratterizzate come sono da organici sovra-dimensionati e da gestioni non propriamente virtuose, e nel fatto che anche altri hanno iniziato analoghi percorsi di razionalizzazione del sistema.
La nuova azienda regionale, come era scontato che fosse, ha iniziato il proprio cammino con alcune difficoltà, che hanno portato anche alla proclamazione, da parte di tutte le Organizzazioni Sindacali, dello sciopero effettuato lo scorso 18 novembre.
Queste difficoltà non possono e non devono portare a ripensamenti circa la bontà del progetto, e possono essere tranquillamente superate nell’ambito di un confronto serio e responsabile tra l’azienda, le Organizzazioni Sindacali e gli Enti proprietari della stessa.
Le Organizzazioni Sindacali chiedono che ci sia un confronto sul piano industriale, sull’organizzazione del lavoro e che a parità di lavoro venga garantita parità di trattamento economico.
La nuova Legge regionale in materia di Trasporto Pubblico Locale
Nell’ottica di favorire una razionalizzazione del sistema del Trasporto Pubblico Locale, necessaria a fronte della ristrettezza di risorse, alla luce anche dell’avvenuta costituzione dell’ azienda unica regionale, la giunta regionale ha portato in Consiglio Regionale il disegno di legge di modifica della Legge Regionale n. 37 del 18 novembre 1998.
Il disegno di legge in questione, da una prima lettura effettuata negli incontri che ci sono stati con l’ assessore competente, prevede la costituzione di un unico bacino di servizi da mettere a gara, l’ulteriore integrazione delle varie modalità di mobilità, superando il vecchio concetto di trasporto esclusivo (ferro o gomma), eliminando le inutili e costose sovrapposizioni tra diversi vettori e/o modalità di trasporto, la ri-definizione dei servizi minimi.
A tale proposito si pone il problema dei finanziamenti della cosiddetta mobilità alternativa (minimetrò, scale mobili, ascensori, e altre), attualmente non contemplati nelle risorse trasferite dallo Stato.
Inoltre, si ravvisano tre questioni che per le Organizzazioni Sindacali assumono carattere di fondamentale importanza:
- l’obbligo per le aziende che parteciperanno alle gare, o che potranno essere oggetto di sub-affidamenti, di applicare i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, anziché generici livelli di contrattazione collettiva;
- la garanzia della clausola sociale in caso di subentro nella gestione dei servizi a seguito di aggiudicazione della gara;
- il mantenimento di un livello accettabile di “servizi minimi”.
Infine, nell’ottica di una ottimizzazione delle “poche” risorse disponibili e del conseguimento di una vera e piena integrazione, sarebbe opportuno che i Comuni mettessero a sistema anche il trasporto scolastico, anziché procedere in ordine sparso con l’affidamento dei servizi tramite gare fatte, in alcuni casi, con il meccanismo del massimo ribasso; prova ne sono le condizioni economiche e normative garantite ai propri dipendenti da alcune ditte aggiudicatarie, nonché l’elevato numero di pensionati utilizzati dalle medesime.
Il sistema tariffario
In una logica di rivisitazione complessiva e razionalizzazione del sistema, non ci si può sottrarre dal fare anche un ragionamento sul sistema tariffario.
In primo luogo va conseguita la piena integrazione tra le diverse modalità di trasporto in tutto il territorio regionale.
In secondo luogo, anziché apportare un' aumento indiscriminato delle tariffe, come è successo in passato in alcuni casi, andrebbe costruito un sistema tariffario congruo, che però preveda meccanismi di salvaguardia sia degli utenti insistenti nelle fasce di reddito più deboli che degli utilizzatori abituali.
Il processo di liberalizzazione e privatizzazione del trasporto pubblico locale
Nel maxi-emendamento alla Legge di Stabilità del 2012, approvato la scorsa settimana, il governo ha inserito una norma che imprime una decisa spinta verso la liberalizzazione e la privatizzazione dei servizi pubblici essenziali, iniziando proprio dal Trasporto Pubblico Locale.
Va detto che la norma introdotta appare in contrasto con l'esito del referendum tenutosi lo scorso giugno, con cui i cittadini hanno abrogato, a larghissima maggioranza, alcune parti del cosiddetto Decreto Ronchi.
In ogni caso, sarà opportuno verificare le eventuali ricadute che tali determinazioni, qualora dovessero risultare applicabili e non dovessero essere modificate, potranno avere sul sistema del Trasporto Pubblico Locale in Umbria.
*Segretario generale Filt-Cgil Umbria

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