C’era anche Giorgio Mencaroni, presidente della Federalberghi Umbria, alla riunione del Consiglio Direttivo della Federalberghi-Confturismo, riunitosi il 26 gennaio a Roma in convocazione straordinaria, che ha deciso alcune forme di protesta contro la paventata introduzione della tassa di soggiorno inserita all’interno del decreto sul federalismo fiscale municipale, dichiarando da subito lo stato di agitazione della categoria.

Federalberghi Umbria, dunque, aderisce alla mobilitazione nazionale per cui “se dovesse essere confermata nelle prossime ore questa sciagurata ipotesi vessatoria nei confronti dei consumatori italiani e stranieri che pernotteranno negli alberghi italiani – spiega Mencaroni - i quasi 600 alberghi e le oltre 4.000 strutture extralberghiere umbre, unitamente ai 34 mila alberghi italiani, verranno invitati a non accettare prenotazioni il 17 marzo, giorno della celebrazione dell’Unità d’Italia”.

Quel giorno, nel quale si prevede che oltre 2 milioni di turisti tra italiani e stranieri pernotteranno nelle strutture alberghiere di tutta Italia, il mancato introito economico potrebbe portare l’erario a perdere tra tassazioni dirette ed indirette qualcosa come 100 milioni di euro.

“La tassazione dell’ospitalità turistica – sottolinea Mencaroni – ridurrebbe ulteriormente la competitività e potenzialità di un settore attualmente in sofferenza e che rappresenta per l’Umbria come per l’Italia una risorsa essenziale. Ci muoveremmo insomma nella direzione contraria rispetto a ciò che servirebbe alla crescita e allo sviluppo del comparto, che andrebbe invece supportato con politiche adeguate, partendo dagli interventi di carattere fiscale, con la riduzione delle aliquote Irpef ed Iva, da riallineare a quelle dei nostri competitori europei”.

Federalberghi-Confturismo ha deciso anche ulteriori ed estreme forme di protesta ed iniziative di piazza se la Commissione bicamerale sul federalismo non batterà un colpo a favore di quelle imprese che quotidianamente sostengono l’economia e l’occupazione di questo Paese.

“Dopo due anni consecutivi di gravissima crisi economica – conclude Mencaroni - le imprese ricettive sono in uno stato di enorme difficoltà, e pur mantenendo una disponibilità a discutere forme fiscali strutturate, pretendono dal Governo e dal Parlamento quella attenzione che finora non hanno avuto modo di vedere”.


 

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