Puntata speciale, con due interviste d’eccezione, questa sera alle ore 21,30 - repliche domani ore 15,20 e lunedì ore 18,55) in Tv – (in Umbria su canale 11-Trg), per ricordare la strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio 1992. Le interviste sono realizzate da Giuseppe Castellini, la produzione è a curadi Nuovo Giornale Tv, la direzione tecnica è di Gamma Multimedia Italia di Roberto Sportellini

Protagonisti sono il Procuratore Generale dell’Umbria, Fausto Cardella (che conobbe bene sia Giovanni Falcone che Paolo Borsellino), e Giovanni Paparcuri, l’unico che si salvò – dopo essere stato mesi tra la vita e la morte - nella strage del Giudice Rocco Chinnici (quel giorno in cui esplose l’autobomba gli faceva da autista) e della sua scorta e che poi lavorò per anni – e per giornate interminabili - con Falcone e Borsellino nelle poche stanze del ‘bunkerino’ allestito nel Tribunale di Palermo per proteggere i due magistrati. Proprio nelle stanze del ‘bunkerino’ dal 2015 è allestito il Museo Falcone-Borsellino, un ‘museo di memoria viva’ di grande suggestione e interesse, con Govanni Paparcuri come responsabile e come guida giornaliera, frequentatissimo e in particolare da molti giovani.

Il Procuratore Cardella, tra l’altro, afferma come la morte di Giovanni Falcone abbia rallentato, se non bloccato, quel processo di rinnovamento dell’essere magistrati, di fare magistratura di cui allora c’erano fermenti promettenti. Parole importanti, che meritano un approfondimento in informatico, con tanto di aneddoti e di ricordi privati. E poi la meravigliosa iniziativa di rendere quel ‘bunkerino’ un museo vivente futuro.

Giovanni Paparcuri, con parole molto intense che colpiscono nel profondo, racconta quel giorno del 23 maggio 1992, come seppe la notizia, la giornata passata tra l’ospedale e lo sgomento (Falcone e Borsellino erano stati anche testimoni delle sue nozze), gli anni in cui lavorò gomito a gomito con loro nel ‘bunkerino’ come espero, di memoria vivente.

Nella strage di Capaci, come noto, morirono il Giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Quattro persone rimasero ferite: Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e Giuseppe Costanza. Loro quel giorno rappresentavano anche lo Stato ed è giusto ricordarli con nome e cognome.

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