CISL RACCOLTA FIRME- Tante le persone che si sono fermate al gazebo della Cisl Umbria, allestito nel mercato di Spoleto (via Cacciatori delle Alpi) questa mattina, venerdì 7 luglio 2023 per avere informazioni e quindi per firmare per la legge di iniziativa popolare che vuole promuovere la partecipazione dei lavoratori nell’impresa. Ad essere stato scelto Spoleto: la prima di una serie di incontri che si susseguiranno nelle prossime settimane e che porteranno la Cisl Umbria tra la gente.  
“Sono state centinaia le persone che hanno firmato questa mattina - hanno affermato gli organizzatori al termine della mattinata -. Siamo soddisfatti di quanto fatto, anche perché è stata una bella occasione per incontrare persone e in maniera informale confrontarci con loro”.
In prima linea il segretario generale Cisl Umbria Angelo Manzotti, che ha ribadito a chi si è fermato a parlare con lui dell’importanza della partecipazione dei lavoratori alle decisioni delle aziende in modo da ribadire il giusto rapporto tra capitale e lavoro. “Dobbiamo dare attuazione all’articolo 46 della Costituzione che prevede che i lavoratori siano soggetti attivi all’interno delle realtà produttive dove sono occupati. Questo soprattutto adesso, nel momento di difficoltà che stiamo attraversando anche in termini inflattivi”. Con lui il coordinatore per la Cisl dell’Area Sindacale Territoriale Foligno - Spoleto, Bruno Mancinelli che, accogliendo le persone, è ritornato sull’importanza del dettame costituzionale. “La partecipazione è lo strumento giusto per dare vita alla tanto auspicata democrazia sociale - ha sottolineato Mancinelli-. La Cisl tutta, ai vari livelli, infatti, si sta mobilitando per dare piena attuazione all'articolo 46 della Costituzione. Ringrazio tutti coloro che oggi hanno contribuito per la riuscita di questa iniziativa”.
Con loro rappresentanti delle varie categorie ed alcuni ragazzi vicini all’attività della Cisl, tra questi il segretario regionale Fisascat Cisl Umbria Simona Gola, con Rsa e Rsu della categoria, il responsabile dei pensionati di Spoleto - Rls Francesco Dominici e il segretario generale Slp Cisl Umbria Marco Carlini. La raccolta è avvenuta alla presenza del consigliere comunale Alessandro Cretoni.
Area Sindacale Territoriale Cisl Foligno - Spoleto

CGIL SCIOPERO METALMECCANICI - Lunedì 10 luglio 2023 ci sarà lo sciopero nazionale unitario di 4 ore per tutti i metalmeccanici indetto da FIM-FIOM-UILM. In provincia di Terni lo sciopero interesserà circa 7000 lavoratori, tra grande industria, piccole e medie imprese e artigianato. Stamattina, in preparazione dello sciopero, volantinaggio della Fiom Cgil di Terni -alla presenza del segretario generale CGIL Terni, Claudio Cipolla- davanti ai cancelli di Ast: “Oggi i metalmeccanici di Terni come quelli di tutta Italia e forse ancor di più stanno vivendo una condizione economica e sociale molto delicata - afferma Alessandro Rampiconi, segretario generale della Fiom Cgil di Terni - Per questo è necessario rilanciare l’industria, creare nuova occupazione, creare un lavoro più giusto e più equo, soprattutto al tempo delle transizioni che non vanno subite, ma vanno governate, perché diventino vere e proprie opportunità”.
La Fiom rivendica dunque un ruolo molto più importante del pubblico a partire dalle responsabilità del governo ed istituzioni locali. "A Terni - osserva ancora Rampiconi - solo la filiera del tubo marmitta occupa oltre 1000 lavoratori, per questo da tempo abbia chiesto di ragionare di come riconvertirla, a partire dalle possibili opportunità che offre l’idrogeno verde. Tutelare la buona occupazione significa anche eliminare il lavoro precario, come fatto in Ast con la stabilizzazione di 130 lavoratori somministrati e garantendo stabilità anche ai lavoratori degli appalti, che pur avendo un contratto a tempo indeterminato hanno il futuro incerto fino al rinnovo dell’accordo commerciale con la committente. I quasi 1500 lavoratori del sistema Ast vivono da anni questa condizione - sottolinea il segretario Fiom - e ormai tanti non hanno neanche il contratto metalmeccanico, mentre altri si ritrovano a lavorare in un grande sito siderurgico con un contratto dell’artigianato, fino ad arrivare ai coni d’ombra del sub-appalto". 
Tutto questo assume in una fase molto delicata del paese ulteriore complessità: “Per questo troviamo poco utili le dichiarazioni del sindaco di Terni Stefano Bandecchi, che forse farebbe meglio a convocare le organizzazioni sindacali se vuole un quadro più preciso della situazione - continua Rampiconi - Vogliamo ricordare che il livello di investimenti dichiarati dall’azienda rappresenta un record nella storia del nostro sito siderurgico e che le produzioni di eccellenza sono state più volte dichiarate strategiche dai vari Governi che si sono succeduti. Le questioni legate al costo dell’energia per le aziende energivore sono di competenza esclusiva dell’attuale Governo, che ha l’obbligo di trovare soluzioni sostenibili. L’assenza di politiche industriali ci ha portati in questo stato di cose. Acciai Speciali Terni faccia presto a rappresentare il dettaglio del piano industriale, tutte le istituzioni nazionali e locali facciano responsabilmente la propria parte. La Fiom insieme alla Fim e alla Uilm si mobilità anche per questo”, conclude Rampiconi.

CGIL BARRY CALLEBAUT - Barry Callebaut vuole chiudere il torrefattore a Perugia, contrari i sindacati: esistono tutte le condizioni per continuare questa storica esperienza di filiera corta.
"L’impianto di torrefazione del cacao di Perugia non deve essere smantellato, esistono tutte le condizioni affinché a San Sisto si continui la storica esperienza della torrefazione”. È quanto scrivono in una nota le segreterie di Fai Cisl e Flai Cgil Umbria, insieme alla Rsu di Barry Callebaut del sito di San Sisto (Perugia), dopo l’ultimo incontro con la direzione aziendale circa il futuro dell’impianto di torrefazione. 
"Nei primi anni 2000 - ricordano i sindacati - Nestlè aveva deciso la dismissione di questo impianto, ma nel 2007 Barry, con l’acquisizione del ramo d’azienda del cioccolato, aveva scommesso sulla sua valorizzazione, riavviando la torrefazione di cacao. Ad oggi San Sisto è uno degli stabilimenti in cui viene mantenuta la caratteristica di una filiera corta, che parte dalla materia prima e arriva alla trasformazione del cioccolato”. 
Nei mesi scorsi, data la necessità evidente di manutenzione e su richiesta esplicita della Rsu, era stato annunciato da parte della multinazionale un investimento sull’impianto pari a circa un milione e mezzo di euro. “Poi nell’ultimo incontro - scrivono ancora Flai, Fai e Rsu -  la direzione aziendale ci ha comunicato che la nuova governance di Barry a livello europeo avrebbe deciso di non mantenere nello stesso sito impianti integrati di torrefazione e trasformazione, per una questione di sicurezza alimentare. Pertanto c’è stato comunicato che a seguito di questa decisone é intenzione di Barry dismettere la torrefazione a Perugia, benché non sia stato dato un orizzonte temporale certo, motivazioni concrete e modalità operative".
I lavoratori e le lavoratrici, la Rsu e le segreterie di Fai Cisl e Flai Cgil esprimono "contrarietà e preoccupazione" in merito a tale scelta. "In primis - spiegano - contrarietà per una questione di metodo e di merito, poiché erano state annunciate risorse destinate alla valorizzazione e alla messa in sicurezza dell’impianto di torrefazione, mentre dall’oggi al domani ci viene comunicata la chiusura. E poi, le motivazioni fornite ci risultato generiche e non del tutto condivisibili. Riteniamo che la strategicità del sito di San Sisto, sicuramente dovuta anche alla presenza della torrefazione, vada rafforzata e non indebolita”. Dunque, per quanto l’azienda abbia comunicato che non verranno dichiarati esuberi tra i circa dieci lavoratori e lavoratrici operanti nell’impianto, la Rsu e le segreterie Flai Cgil e Fai Cisl esprimono preoccupazione in merito al futuro dei lavoratori stagionali e somministrati.
"Riteniamo negativa questa scelta fatta a livello europeo e chiediamo un incontro urgente con i vertici di Barry, richiesta emersa anche dalle assemblee fatte con i lavoratori e le lavoratrici. Abbiamo infatti necessità di capire meglio le motivazioni della chiusura e le reali ricadute sul sito di un’eventuale scelta in questo senso, alla quale restiamo contrari. In assenza di risposte adeguate le segreterie di Fai Cisl Flai Cgil e RSU concorderanno con i lavoratori le azioni da intraprendere”, concludono i sindacati.

CGIL SANITA' ORVIETO - “Sappiamo che ai Comuni non è affidata l’organizzazione e gestione dei servizi sanitari. Tuttavia un sindaco non è un buon sindaco se non si occupa prioritariamente delle questioni della salute e della protezione sociale dei concittadini”. Inizia così la nota con cui lo Spi Cgil di Orvieto replica alla sindaca Roberta Tardani, che in una lettera aperta alla cittadinanza ha rivendicato risultati e progressi che “francamente - scrive lo Spi Cgil - si scontrano frontalmente con la realtà che è sotto gli occhi di tutti”.
“Le promesse elettorali, sia in Regione che in Comune – afferma la segretaria della Lega Spi Cgil, Annamaria Laudadio - ci raccontavano di una nuova classe dirigente che aveva le soluzioni a tutti i problemi, anche della sanità. Purtroppo non ci sembra proprio che siano state trovate soluzioni che abbiano migliorato la realtà, anzi si è affossato ancora di più il servizio sanitario pubblico umbro. Il Covid ha rappresentato un vero banco di prova per la sanità che veniva da anni di definanziamento, però da quanto sta accadendo si può tranquillamente affermare che non si è capita la lezione, se si continua a togliere personale e risorse, se si continua ad accorpare servizi, se si continua a non ascoltare il disagio che viene giornalmente rappresentato dagli utenti e dagli operatori”.
Secondo Laudadio, la drammatica carenza di medici specialisti non può certo essere attribuita al costo della vita e degli affitti di Orvieto, “perché a questo punto bisognerebbe chiedersi quanto guadagnano i lavoratori del comparto o gli OSS per potersi permettere di vivere nel nostro territorio”. E per quanto riguarda l’abbattimento delle liste d’attesa, “la soluzione individuata non ci convince – afferma Laudadio - perché noi indichiamo nella struttura pubblica la risposta più corretta”. La segretaria Spi sottolinea poi che la richiesta di mantenere il distretto sanitario ad Orvieto è assolutamente imprescindibile. “Il distretto sanitario è il luogo in cui si garantisce la salute sul territorio e questa organizzazione va assicurata”. Sulla scelta dell’ex ospedale di Piazza Duomo, per la realizzazione dell’ospedale e della casa di comunità, lo Spi Cgil ribadisce invece la propria contrarietà: “Senza per questo pensare di destinare quella struttura ad hotel a 5 stelle – rimarca Laudadio - I nostri pensionati hanno problemi ben più importanti da risolvere, mentre si allungano sempre più i tempi di inizio di ammodernamento dell’ospedale di Orvieto e del Pronto Soccorso”.
In conclusione, Laudadio ribadisce l’importanza dei 7 punti alla base della manifestazione del 17 maggio, organizzata dal sindacato insieme a partiti, associazioni e società civile: potenziamento dell’ospedale; Orvieto sede di distretto; abbattimento liste d'attesa con risposta sul territorio in strutture pubbliche; potenziamento dell’assistenza domiciliare, del centro di salute mentale infanzia e adulti, dei servizi per le donne e per l’infanzia; casa di comunità accessibile, funzionale e partecipata; potenziamento della medicina territoriale e della prevenzione primaria e ambientale; programmazione di un piano di assunzioni per nuovo personale. “Deve essere chiaro che la spesa sanitaria non è un costo, ma un investimento – conclude la segretaria Spi Cgil - perché il livello di salute delle persone condiziona lo sviluppo economico del paese, ma in Italia nessun governo degli ultimi 15 anni lo ha mai capito”.

ASU PER LA VERTENZA TEF - L'Associazione Stampa Umbra, insieme all'Ordine dei Giornalisti, sostiene i colleghi di TEF che oggi, al termine di un'assemblea del personale alla presenza del sindacato, hanno deciso di scendere di nuovo in sciopero per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi arretrati e per chiedere certezze sul futuro lavorativo e della testata. Asu e Odg sono al fianco dei giornalisti e di tutto il personale dell'emittente e ribadiscono l'urgenza di un incontro con l'editore per discutere della situazione attuale e delle prospettive future. Di seguito il comunicato dei colleghi: "La redazione ed il reparto tecnico-amministrativo dell'emittente televisiva Tef Channel hanno proclamato uno sciopero ad oltranza a partire da lunedì 10 luglio. La dolorosa decisione è stata presa in conseguenza di sei mesi di stipendi arretrati non pagati e del saldo della sola metà dello stipendio di dicembre arrivata in queste ore. Inoltre viene rilevata la totale assenza della proprietà che si nega oramai da mesi ad un confronto con i dipendenti ma anche con i rappresentanti sindacali che in più di un'occasione hanno chiesto di sedersi intorno ad un tavolo per parlare ed essere informati su come l'editore abbia intenzione di muoversi in futuro. I dipendenti dell'emittente chiedono il pagamento delle mensilità arretrate e un confronto serio con la società, senza compromessi e con piena chiarezza su progetti e risorse per il futuro della testata e dell'attività lavorativa".

 

 

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