Il 28 agosto è San Facondino e secondo la tradizione della mia terra, quella che abita lungo il corso del vecchio Torrente Castriano, era l'ultimo giorno per gustare appieno il cocomero, frutto non quotidiano per le vecchie generazioni e anche per la mia, devo ammetterlo. Per San Facondino c'era una sorta di fiera del cocomero fuori dalla, chiesa con gli ambulanti che gridavano le bontà di quel frutto, con l'assaggio pubblico e con la vendita per intero del cocomero.
Prima dell'avvento delle qualità da incrocio ce ne erano due di varietà: il classico italiano della Pianura Padana, dalla scorza verde scuro, rotondo come un pallone da calcio e l'altra oblunga, con le striature di verde diverso con un peso, per entrambi che non andava oltre i cinque chili. Gli ultimi giorni per gustare il cocomero: mi sono sempre chiesto perchè? Forse che dal domani i cocomeri avessero cambiato sapore o non li avrebbero più venduti? Mai risposta arrivò alle orecchie di quel bimbetto in pantaloni corti e sandaletti che si gustava, non gli ultimi giorni del cocomero, ma dell'estate.
San Facondito era la nostra festa, per noi del Torrente Castriano, si andava a messa nella chiesa di San Facondino, si passava per la collina del Colle del Ciuccio, tra i boschi di ornelli e roverelle, in una strada stretta e scavata sulla pietra. La chiesa metteva soggezione. Spoglia e immacolata con  sprazzi di affreschi, di secoli passati, che affioravano ogni tanto e che la mano sapiente di un restauro volontario, aveva riportato alla luce. La chiesa fu, edificata come narra la leggenda, dove il carro trainato da una coppia di buoi e che trasportava le spoglie del santo eremita, salendo dal suo romitorio, costruito lungo il torrente Castriano, si fermò e non volle più andare oltre.
Siamo intorno ai primi anni del 600 e l'Umbria come il resto d'Italia era sotto la dominazione dei Longobardi che qui, nella zona, aveva un fiorente insediamento. Quella testimonianza, dell'incontro del cristianesimo cattolico e quello ariano germanico, trova nella chiesa di San Facondino le sue testimonianze. Un affresco sopra all'altare in particolare. Non è dell'epoca longobarda, i colori e le forme sono postume e anche la chiesa attuale è postuma rispetto all'originale, distrutta dalle invasioni barbariche. Ma gli affreschi furono recuperati e anche l'idea dell'altare fu ripresa dalla chiesa rimasta in rovina. A costruirla nuova fu un altro tedesco l'Imperatore Germanico, Enrico II detto lo Zoppo, che era di passaggio lungo la Flaminia e si fermò alle porte della vecchia Waldum.
Si fece carico lui di ricostruire la chiesa e di affidare le opere pittoriche che dovevano ripercorrere l'idea di quello che era conservato nella chiesa in rovina. Il simbolo di quell'unione cristiana tra popoli che vivevano la religione in maniera differente è dipinta in quell'altare.
Intanto gli angeli che sono accanto al Cristo sulla croce: non sono angeli normali, sono angeli ariani, riconoscibili per le ali lunghissime che toccano fino a terra. Sono gli angeli della tradizione ariana non della nostra cattolica che li ha sempre dipinti con le ali piccole, dagli angioli agli angeli a custodia del paradiso.
Sono rarissimi da vedere dipinti gli angeli ariani, come è rarissimo trovare su quell'altare un Cristo Triumphant, vale a dire il Cristo crocefisso e che guarda da vivo il mondo, che accetta la sua missione di morire per rimettere i peccati degli uomini. Il Cristo è vivo e ricorda che lui è il figlio di Dio.
Nella prima metà del 300 il Cristo Triumphant rappresenterà l'operazione mediatica più sorprendete di tutta la storia cattolica. Sarà praticamente cancellato, nel giro di meno di dieci anni, dalla memoria per fare posto al Cristo Patiens, morto sulla croce, quello che oggi vediamo rappresentato in tutte le chiese. Cristo è morto sulla croce e annuncia la sua resurrezione. Cosa vuol dire questo? Semplice: la chiesa cattolica, travolta dalle eresie e dall'avvento di infiniti Messia, chiuse la faccenda con la più sorprendente azione mediatica che si potesse concepire. Sostituì tutti i crocefissi Triumphant con i Patiens, per seppellire definitivamente la storia delle eresie messianiche.
Il messaggio era chiaro: non nego che tu possa essere il nuovo Messia, ma provalo, crocifisso e morto sulla croce e il terzo giorno è resuscitato secondo le scritture. Facilissimo: vieni pure a dichiararti figlio di Dio, felici di accettare la tua venuta... ma la prova inconfutabile è questa, non il rogo ma la croce e la resurrezione. 
Accompagnai Federico Zeri in quella piccola chiesa di San Facondino ai tempi del terremoto del 97. Si fermò due ore in silenzio, ammirando quegli angeli celtici, quel Cristo Triumphant, scampato chissà come al cambiamento della storia. Con la sua straordinaria gentilezza mi ringraziò e mi disse: "il terremoto ha distrutto tutto qui intorno ma a san Facondino si è fermato, come fecero i buoi che ne portavano le spoglie. Qui si è fermato e non è andato oltre."

NdR Il Torrente Castriano è il vecchio nome longobardo con cui veniva chiamato il Rio Vaccara e il romitorio di san Facondino si trovava tra le soergenti del torrente e la localita di insediamento Umru Celtico Colle dei Mori.

 

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