Il reintegro alla Sata di Barozzino, La Morte e Pignatelli: ecco le motivazioni

MELFI - Il 23 febbraio 2012, la Corte d’Appello di Potenza, accogliendo il ricorso della Fiom, ha condannato - confermando il primo decreto emesso dal Tribunale di Melfi - la Fiat Sata di Melfi per comportamento antisindacale, disponendo il reintegro sul loro posto di lavoro di Giovanni Barozzino, Antonio La Morte e Marco Pignatelli, tutti e tre iscritti alla Fiom e, i primi due, delegati Rsu.
Le motivazioni della sentenza sono state depositate lo scorso 23 marzo e si caratterizzano per il rigore con cui, in 67 pagine, vengono affrontate le questioni di diritto e di fatto. Su www.fiom.cgil.it può essere consultato il documento in tutta la sua interezza. Di seguito riportiamo la parte finale del comunicato stampa degli avvocati del Collegio di difesa Fiom. «(...) Il collegio di difesa della Fiom non può che esprimere piena soddisfazione del fatto che sia stato riaffermato il principio di giustizia già accolto con decreto dal primo giudice del Tribunale di Melfi del 9 agosto 2010, ma negato dal secondo giudice del Tribunale di Melfi con sentenza 14 luglio 2011: i tre licenziamenti, a seguito di una approfondita valutazione dei fatti da parte della Corte d’Appello di Potenza, sono risultati non solo pretestuosi e ingiustificati, ma anche – nel momento in cui vanno a colpire, tra tanti sindacalisti presenti, solo quelli della Fiom – antisindacali.
La Sata, seguendo le direttive dei dirigenti della Fiat, così come non aveva ottemperato al primo decreto del Tribunale di Melfi, continua a non consentire l’accesso in fabbrica dei tre lavoratori, con un’aggravante: allora aveva infatti giustificato la sua condotta: a) con la “sommarietà” dell’accertamento del primo giudice, che quindi suggeriva di attendere il compiersi del processo ordinario di merito; b) col fatto che, oltre al pagamento delle retribuzioni, avrebbe garantito ai delegati sindacali membri di Rsu l’accesso in azienda per svolgere attività sindacale.
Oggi entrambe queste motivazioni sono venute meno, essendosi esaurito il giudizio di merito con la sentenza della Corte d’Appello di Potenza e non essendo consentita alcuna agibilità in alcuno stabilimento del Gruppo Fiat ai sindacalisti della Fiom [chiaramente questo comunicato è precedente il decreto del Tribunale di Bologna riguardo la condotta antisindacale della Magneti Marelli sopra riportato, ndr], per aver Fiat disdettato l’accordo interconfederale sulle Rsu, consentendo la nomina di Rsa (rappresentanze sindacali aziendali) solo alle organizzazioni sindacali
firmatarie del contratto collettivo di Gruppo.
Il mancato rispetto dell’ordine di reintegrazione, quindi, appare, oltre che irriguardoso nei confronti della Giustizia, un’ennesima dimostrazione di arroganza datoriale nei confronti dei singoli lavoratori e dell'organizzazione sindacale che li rappresenta, che in tutti i modi si vuole tenere fuori dagli stabilimenti della Fiat, come del resto è evidente nella mancata assunzione di iscritti alla Fiom a Pomigliano. In un momento in cui l’attacco alle tutele dei lavoratori – e in particolare alla possibilità di reintegrazione anche a fronte di licenziamenti pretestuosi – viene giustificato persino
in progetti di legge governativi, faremo il possibile per cercare di contrastare una simile ingiustizia.»
Franco Focareta, Alberto Piccinini, Lina Grosso e Massimo Vaggi Avvocati del Collegio di difesa Fiom

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