di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Il Perugia contro la capolista Pisa non solo ha conquistato un prezioso pareggio, meritato e persino stretto, ma ha confermato di essere un gruppo omogeneo, coeso, compatto nel quale - come era successo col Cittadella ed anche in altre giornate - le pur numerose assenze (6, tra infortuni e squalifiche di giocatori di esperienza e di peso) e l'aver disputato l'ultima parte dell'incontro in inferiorità numerica hanno inciso meno di nulla. L'allenatore Massimiliano Alvini, quando gli rivolgono un apprezzamento per il lavoro svolto, respinge gli elogi e prega di girarli ai giocatori. Ora la modestia é una virtù e c'é da esser soddisfatti che il tecnico di Fucecchio la eserciti con convinzione e continuità. Ma i tifosi e gli osservatori debbono dimostrare la loro onestà intellettuale riconoscendo la qualità, alta, del lavoro svolto in questi pochi mesi da Alvini che nella sua attività porta e riversa non solamente la competenza e la professionalità (sua e del suo staff, in condizioni né facili, né semplici) ma anche la passione e l'amore. Aspetto non secondario e non scontato, che qualifica ancora di più le doti dell'allenatore. Il quale andrebbe legato ancor più solidamente - con contratto pluriennale -, perché presenta tutte le caratteristiche giuste ed adeguate per aprire un ciclo alla Castagnér o alla Cosmi.
A meno che qualcuno non continui ad imputare ad Alvini cambi non tempestivi, o che le sostituizioni attuate in corso d'opera non si siano rivelate all'altezza. Srgomentazioni, di per se stesse, futili e bizantine, in quanto nessun tecnico ha la sfera di vetro e la certezza che un calciatore, scendendo in campo, esprima sempre al meglio le proprie caratteristiche. E, poi, quali sono i tecnici, di qualsiasi sport, che non siano caduti - ammesso che questi presunti sbagli si siano davvero verificati - in mancanze del genere?
E di un'altra cosa vi prego: non date il merito della "grinta" mostrata dai giocatori al fatto che il presidente Santopadre si sia accomodato in panchina, dopo aver criticato, rimbrottato, strigliato i biancorossi per lo scivolone di Como. In queste quindici giornate di campionato e nelle due di Coppa i grifoni hanno messo in campo, quasi sempre, questo "animus pugnandi". Non é un caso fortuito, casuale, momentaneo, ma il frutto delle esercitazioni continue e pressanti, che la squadra si esprima in questa maniera aggressiva e battagliera contro ogni avversario. 
 

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