di Elio Clero Bertoldi

PERUGIA - L'approdo a Perugia di Fabrizio Castori potrebbe diventare, al di là dei risultati sportivi che i tifosi si attendono, una occasione culturale. Il tecnico, infatti, sebbene viva a Tolentino, é nativo di San Severino Marche e, come é comprensibile, si sente molto legato alla città natia.
Ebbene nella "Pinacoteca civica Tacchi Venturi" di San Severino Marche viene custodita una tavola che rappresenta uno dei capolavori, se non il capolavoro, di Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio (1452-1513). 
É rimasto sorpreso il tecnico, alla notizia, perché ha confessato di non saperlo, ma anche contento di questo "legame" tra la sua cittadina ed il capoluogo umbro di cui così bene gli hanno parlato gli amici Giovanni Pagliari, suo concittadino, Walter Alfredo Novellino e Serse Cosmi.
Questa particolarità - il messaggio é indirizzato al sindaco Andrea Romizi ed in particolare all'assessore allo sport Clara Pastorelli e alla cultura Leonardo Varasano - potrebbe essere sfruttata positivamente per cercare di portare per un paio di settimane a Perugia la tavola che si intitola "Madonna della Pace", con tutto il significato e lo spessore che, tanto di più in questo momento storico, assume la parola pace.
Magari con la collaborazione della Galleria Nazionale dell'Umbria, si potrebbe organizzare uno scambio di opere. E scegliendo una data significativa - perché non la prima di campionato al Renato Curi? - si darebbe onore al Pinturicchio e gratificazione allo stesso Castori. Senza contare l'aspetto culturale e promozionale di una iniziativa di questo genere legata allo sport. Calcio e cultura rappresentano un buon binomio. A chi storcesse la bocca, varrà ricordare un aforisma: "Chi sa solo di calcio, non sa di calcio..."
Tra l'altro la casata degli Smeducci di San Severino - una delle più eminenti del luogo tra Medioevo e Rinascimento - ebbe rapporti con Perugia e anche legami matrimoniali con alcune famiglie aristocratiche perugine. La casa-torre degli Smeducci é uno dei monumenti cittadini più noti della cittadina marchigiana.
La "Madonna della Pace" fu commissionata, poco prima del 1490, dal protonotario apostolico Liberato Bartelli, di San Severino pure lui, che era anche canonico di Santa Maria in Trastevere e priore della chiesa del suo paese di nascita.
A quell'epoca il Pinturicchio - che amava il soprannome legato alla sua corporatura minuta, tanto da firmare diversi lavori con questo nomignolo - lavorava a Roma alla corte papale. Ma concluse in breve tempo l'olio su tavola richiesto in cui compare non solo il committente, ma anche un Gesù bambino con dalmata e pallio (sebbene all'epoca venisse quasi sempre dipinto nudo), una Madonna dal volto incantevole ed un dolce paesaggio umbro sullo sfondo.
Da sottolineare che il Pinturicchio, nella sua stagione romana, scoprì e lanciò la moda delle grottesche, dopo essere sceso tra i primi nella appena scoperta Domus Aurea di Nerone. Il pittore si spense a Siena. probabilmente di inedia: la moglie Grania, che lo tradiva con un soldataccio (fidanzato, tra l'altro con la figlia), lo avrebbe fatto morire di fame. Ma questa é un'altra storia.

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