Una scomparsa inattesa quanto imprevedibile era Paolo Vinti. Un personaggio leggendario le cui potenti declamazioni a metà tra poetica e politica hanno scandito per anni la vita della città e le cui lucide analisi sapevano aprire orizzonti e visioni nuove e inaspettate. Il compagno Paolo Vinti se n’è andato domenica 28 novembre. Paolo è stato tanto: leader studentesco negli anni ‘70, giornalista del “Quotidiano dei lavoratori” prima e nel giornale cooperativo tedesco “Die Tageszeitug” poi, scrittore, intellettuale, poeta, artista eclettico e mai banale. Per anni ha riempito Perugia delle sue previsioni geopolitiche e della sua sconfinata cultura dai tavolini dei bar di Piazza della Repubblica, suo ritrovo prediletto, dal quale salutava amici e conoscenti apostrofandoli come maestri leggendari. Ma non solo. Paolo Vinti ha riempito Perugia di poesia e di rivoluzione, di domande inconsuete e penetranti. Tutti noi, studenti, politici, semplici cittadini, abbiamo tra i nostri ricordi durante un’assemblea o un incontro la voce inconfondibile, da baritono, di Paolo che si presentava con le sue due cravatte al collo e con la sua bella imponenza poneva una domanda. O meglio, regalava al suo interlocutore le sue tesi, ipotesi e sintesi sul mondo, dal Brasile di Dilma agli Stati Uniti di Obama fino alla bistrattata democrazia italiana sulla quale però il compagno Vinti nutriva la speranza di chi la rivoluzione l’ha fatta. E l’ha fatta anche nella libertà della sua poesia, ricettacolo di versi sciolti, ipotetici ma potenti, musicali, ciclici ma sempre diversi, quasi fantascientifici, quasi psichedelici. Insomma, erano i versi del suo alter ego, quel Paul Beathens per il quale la declamazione si faceva strumento politico e di elevazione culturale. Versi e musiche immortalati in un documentario tutto incentrato sula sua vita, “Film astratto rosso”, girato nel 2007 dai ragazzi del Collettivo Ipanema. Un ricordo è arrivato anche dalla Presidenza della Repubblica: l’11 dicembre durante la cerimonia di premiazione della stampa umbra indetta dal Corecom umbro, il presidente Napolitano ha fatto pervenire una medaglia in memoria di Paolo Vinti, a cui si è aggiunta la targa ricordo dell’associazione. Fratello dell’assessore regionale e leader del Prc umbro Stefano Vinti, è stato salutato da una città intera nella ex Chiesa di San Bevignate, tra bandiere rosse e i cori de L’Internazionale. Con emozione altissima. Perché la città lo amava, lo seguiva con attenzione, discuteva insieme a lui e ora ne sentirà una mancanza indicibile. Per questo, i saluti commossi sono giunti da ogni parte d’Italia. Nei giorni della rinnovata contestazione studentesca, a fine novembre, gli studenti di Lettere e Filosofia hanno appeso nella facoltà occupata uno striscione commovente: “Paolo, non preoccuparti. La rivoluzione la faremo”. E c’è già chi dal, tra le pieghe di internet, propone e raccoglie firme per chiedere al sindaco di Perugia di intitolare una piazza al leggendario compagno Paolo: un luogo che lo ricordi diventando centro di confronto e scontro, di scambio di idee e ricettacolo di cultura e arte. Ora che l’anima profonda e la coscienza critica di Corso Vannucci non c’è più, chissà se sarà comunque un buon inizio di millennio.

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