PERUGIA - "Se le conclusioni della perizia disposta dai pubblici ministeri di Arezzo fosse confermata, saremmo di fronte ad un disastro prevedibile e inquietante per le motivazioni che lo hanno provocato. Adesso occorre effettuare controlli sistematici sull’intera struttura, compresa la parte interrata, per escludere in modo perentorio e circostanziato che i materiali e le modalità di costruzione del resto dell’invaso siano gli stessi utilizzati per la paratia che ha subito il crollo”. Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell'Italia dei Valori in Consiglio regionale e Paolo Brutti, consigliere e segretario del partito, intervengono sui risultati della perizia predisposta dalla Procura di Arezzo sul crollo di Montedoglio.

"Occorre proseguire con le indagini e verificare se sono stati messi in campo sistemi di controllo adeguati per le aziende che negli anni hanno contribuito alla costruzione dell'invaso. La perizia - continuano Dottorini e Brutti - conferma che il crollo non sarebbe avvenuto in seguito ad eventi sismici. Questo, collegato al fatto che l'invaso non era sottoposto a particolari sollecitazioni idrauliche, come conferma lo stesso Ente irriguo, deve metterci in guardia rispetto alle aziende che hanno contribuito a costruire l'opera e rispetto alla correttezza della realizzazione. Va aggiunto che il crollo strutturale della paratia è un evento rarissimo, se non addirittura unico. I terribili incidenti occorsi alle dighe, in tutto il mondo, sono sempre stati originati da frane o cedimenti di terreno, mai delle strutture in cemento armato, che dovrebbero essere tarate per sollecitazioni di gran lunga superiori al massimo della capienza. Il crollo è dunque un evento incredibilmente grave che solo una serie di coincidenze fortunate non ha reso micidiale per le popolazioni limitrofe".

"Confidiamo nel lavoro della Magistratura - concludono Dottorini e Brutti – e nel venire a capo di una vicenda che causa e continuerà a causare danni e disagi a cittadini e agricoltori dell'Alta valle del Tevere".
 

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